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Disturbo quiete pubblica: condanna senza perizia

Un condomino è stato condannato per il reato di disturbo della quiete pubblica a causa di musica alta e rumori molesti durante le ore notturne. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il suo ricorso, affermando che per la condanna non è necessaria una perizia fonometrica. Sono sufficienti le deposizioni testimoniali dei vicini e delle forze dell’ordine, se dimostrano che i rumori avevano l’idoneità a disturbare un numero indeterminato di persone, a prescindere da quanti si siano effettivamente lamentati.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Disturbo della Quiete Pubblica: la Condanna è Valida Anche Senza Perizia Tecnica

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di disturbo della quiete pubblica: per accertare il reato non è sempre necessaria una perizia fonometrica. Le testimonianze dei vicini e delle forze dell’ordine possono essere sufficienti a fondare una sentenza di condanna, a condizione che dimostrino l’idoneità dei rumori a molestare un numero indefinito di persone. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Rumori Notturni e Proteste in Condominio

Il caso trae origine dalla condanna inflitta dal Tribunale a un uomo per il reato previsto dall’art. 659, comma 1, del codice penale. L’imputato era stato accusato di aver causato, prevalentemente durante le ore notturne, forti rumori e di aver ascoltato musica ad alto volume, impedendo così il normale svolgimento della vita quotidiana e il riposo degli abitanti dell’appartamento sottostante. I vicini disturbati avevano richiesto per ben due volte l’intervento delle forze dell’ordine nel corso della stessa notte.

I Motivi del Ricorso e il concetto di Disturbo Quiete Pubblica

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Violazione di legge: Sosteneva che il disturbo era stato arrecato esclusivamente agli abitanti di un singolo appartamento e non a una “pluralità di persone”, come richiesto per la configurazione del reato di disturbo della quiete pubblica. Nessun altro condomino si era lamentato.
2. Vizio di motivazione: Lamentava l’assenza di prove oggettive, come una perizia fonometrica, che attestassero l’effettiva intensità dei rumori e la loro capacità di superare la soglia della normale tollerabilità e di diffondersi oltre l’abitazione dei vicini diretti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna e chiarendo alcuni aspetti cruciali della fattispecie.

La Natura del Reato di Disturbo della Quiete Pubblica

I giudici hanno innanzitutto ricordato che il bene giuridico tutelato dall’articolo 659 del codice penale è la quiete pubblica, intesa come bene superindividuale. Si tratta di un reato di pericolo presunto: la legge punisce la condotta potenzialmente idonea a disturbare un numero indeterminato di persone, a prescindere dal fatto che tutte queste persone siano state effettivamente disturbate o si siano lamentate. L’elemento chiave non è quante persone si lamentano, ma quante persone avrebbero potuto essere disturbate.

La Prova del Superamento della “Normale Tollerabilità”

Il punto centrale della sentenza riguarda le modalità di prova. La Corte ha stabilito che la verifica del superamento della soglia della “normale tollerabilità” non richiede necessariamente un accertamento tecnico-scientifico. Il giudice può fondare il proprio convincimento su altri elementi probatori, quali le dichiarazioni di coloro che sono in grado di riferire le caratteristiche e gli effetti dei rumori percepiti.

Nel caso specifico, le deposizioni dei vicini e dei militari intervenuti, che avevano constatato la presenza di musica ad alto volume e altri rumori molesti in piena notte, sono state ritenute prove sufficienti a dimostrare l’idoneità della condotta a ledere la quiete pubblica.

Le Conclusioni

Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza pratica. Chi produce rumori eccessivi non può sperare di evitare una condanna solo perché non è stata effettuata una perizia fonometrica. La valutazione del giudice, basata su prove testimoniali credibili, è sufficiente per accertare la responsabilità penale. La decisione sottolinea che nei rapporti di vicinato e condominiali, il rispetto del riposo altrui è un dovere la cui violazione, se potenzialmente diffusiva, può avere conseguenze penali concrete, provabili anche attraverso la semplice ma efficace parola dei testimoni.

Per essere condannati per disturbo della quiete pubblica è necessario che si lamentino molte persone?
No. Secondo la sentenza, è irrilevante che solo una o più persone si siano lamentate. Ciò che conta è che il rumore, per sua natura, abbia la capacità potenziale di disturbare una cerchia indeterminata di soggetti, come gli occupanti di un condominio o una parte del vicinato.

La misurazione del rumore con una perizia fonometrica è sempre obbligatoria per una condanna?
No. La Corte ha chiarito che l’accertamento del superamento della soglia della normale tollerabilità non è una valutazione tecnica che richiede obbligatoriamente una perizia. Il giudice può basare la sua decisione su altri elementi di prova, come le dichiarazioni testimoniali di chi ha percepito il rumore (vicini, forze dell’ordine).

Cosa si intende per idoneità del rumore a disturbare la quiete pubblica?
Si intende la capacità intrinseca del rumore di diffondersi e di essere percepito in modo molesto da un numero non definito di persone. La prova di questa idoneità può essere fornita, come nel caso di specie, dalle testimonianze che descrivono il rumore come “forti rumori e musica ad alto volume” udibili chiaramente all’interno di un’altra abitazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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