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Distruzione scritture contabili: quando si consuma?

La Corte di Cassazione si pronuncia sul reato di distruzione scritture contabili (art. 10, d.lgs. 74/2000). La sentenza chiarisce che, in assenza di prova certa sulla data di distruzione, il reato si considera consumato nel momento in cui i documenti non vengono esibiti durante un accertamento fiscale. Questo principio è cruciale per determinare la legge applicabile, specialmente in caso di modifiche normative che inaspriscono le pene. Nel caso specifico, è stata ritenuta applicabile la normativa più severa, entrata in vigore prima dell’accertamento fiscale ma dopo la presunta data di distruzione indicata dalla difesa.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Distruzione Scritture Contabili: la Cassazione fa Chiarezza sul Momento del Reato

La distruzione scritture contabili è un reato grave che mira a ostacolare l’attività di accertamento del Fisco. Ma quando si può dire che il reato sia effettivamente commesso? Al momento della materiale eliminazione dei documenti o quando l’amministrazione finanziaria li richiede e non li trova? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale su questo punto, con importanti conseguenze sulla legge applicabile e sulla severità della pena.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un imprenditore individuale condannato in primo e secondo grado per il reato previsto dall’art. 10 del d.lgs. 74/2000, ovvero per aver occultato o distrutto le scritture contabili della propria ditta al fine di evadere le imposte. La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basando la propria argomentazione su un punto cruciale: la data di consumazione del reato.

Secondo la tesi difensiva, i documenti sarebbero stati distrutti nei primi giorni di dicembre 2019. Questa datazione era strategica, poiché una nuova legge, entrata in vigore il 24 dicembre 2019, aveva inasprito notevolmente le pene per questo reato. La difesa sosteneva quindi che dovesse essere applicata la legge precedente, più favorevole.

La Corte d’Appello, pur confermando la condanna, aveva stabilito che il reato si fosse perfezionato molto più tardi, ovvero il 21 luglio 2021, data in cui si era concluso l’accertamento fiscale durante il quale l’imprenditore non era stato in grado di esibire la documentazione richiesta.

La Questione sulla Distruzione Scritture Contabili e la Legge Applicabile

Il cuore della questione giuridica risiede nella natura del reato di distruzione scritture contabili. Si tratta di un reato istantaneo, che si consuma nel momento esatto della distruzione fisica, o di un reato permanente, la cui condotta illecita perdura nel tempo? La risposta a questa domanda determina quale legge debba essere applicata nel caso di una successione di leggi penali nel tempo (successione di leggi penali).

Nel caso specifico, la difesa puntava a dimostrare la consumazione del reato prima del 24 dicembre 2019 per evitare la nuova e più severa cornice edittale (pena da tre a sette anni di reclusione anziché da un anno e sei mesi a sei anni).

L’Errore (Irrilevante) della Corte d’Appello

La Corte di Cassazione, nell’analizzare il caso, ha preliminarmente rilevato un errore nella sentenza d’appello. I giudici di secondo grado avevano erroneamente indicato come data di entrata in vigore della nuova legge il 26 ottobre 2019, anziché la data corretta del 24 dicembre 2019. Tuttavia, come vedremo, questo errore è stato giudicato superfluo e non decisivo ai fini del rigetto del ricorso.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato, e ha fornito una motivazione chiara e logicamente coerente. Il punto centrale del ragionamento della Cassazione è la distinzione tra la condotta di ‘distruzione’ e quella di ‘occultamento’.

Secondo la Corte, manca nella sentenza di primo grado una prova concreta che dimostri in modo inequivocabile che le fatture siano state effettivamente distrutte e, soprattutto, che tale distruzione sia avvenuta ai primi di dicembre 2019. L’ipotesi del giudice di primo grado era basata su una presunzione non supportata da elementi certi.

L’unico fatto incontrovertibile, secondo la Cassazione, è la mancata esibizione della documentazione contabile durante l’accertamento fiscale conclusosi il 21 luglio 2021. In assenza di prove sulla distruzione, la condotta rientra nell’ipotesi di ‘occultamento’. Il reato di occultamento di scritture contabili è un reato permanente, la cui consumazione si protrae nel tempo e cessa solo nel momento in cui l’amministrazione finanziaria richiede i documenti per un controllo e il contribuente non è in grado di fornirli.

Di conseguenza, il momento consumativo del reato deve essere fissato al 21 luglio 2021. A quella data, la nuova e più severa legge era pienamente in vigore da oltre un anno e mezzo. Pertanto, la sua applicazione al caso di specie è corretta e legittima. La questione sulla data esatta di entrata in vigore della riforma (ottobre o dicembre 2019) diventa irrilevante, poiché il reato si è comunque perfezionato molto tempo dopo.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di reati tributari. In caso di contestazione per distruzione scritture contabili, se la Procura non fornisce la prova certa del momento esatto in cui i documenti sono stati fisicamente eliminati, il reato viene qualificato come occultamento. Quest’ultimo si considera consumato non quando i documenti vengono nascosti, ma nel momento successivo in cui dovrebbero essere esibiti per un controllo fiscale e non vengono trovati. Tale interpretazione ha un impatto diretto sulla determinazione della pena, rendendo applicabile la legge in vigore al momento dell’accertamento, anche se potenzialmente più sfavorevole per l’imputato.

Quando si considera commesso il reato di occultamento di scritture contabili?
Il reato di occultamento si considera commesso (e quindi consumato) nel momento in cui l’amministrazione finanziaria richiede la documentazione per un accertamento e il contribuente non è in grado di esibirla. Si tratta di un reato permanente che cessa con l’accertamento fiscale.

Perché è stata applicata la legge più severa se la difesa sosteneva che i documenti erano stati distrutti prima della sua entrata in vigore?
Perché non esisteva una prova certa del momento della distruzione. Pertanto, la condotta è stata qualificata come occultamento, un reato che si è consumato durante l’accertamento fiscale del 2021, quando la legge più severa era già in vigore da tempo.

Un errore della Corte d’Appello sulla data di entrata in vigore di una legge comporta automaticamente l’annullamento della sentenza?
No. In questo caso, la Corte di Cassazione ha ritenuto l’errore ‘superfluo’ e ‘irrilevante’. Il ragionamento logico-giuridico che sosteneva la decisione (ovvero che il reato si fosse consumato nel 2021) era corretto e sufficiente a giustificare la condanna, a prescindere dall’errore sulla data.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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