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Distrazione fraudolenta: quando è reato il subentro?

La Cassazione annulla una condanna per distrazione fraudolenta, stabilendo che il semplice ‘subentro’ in un’attività d’impresa da parte di una nuova società non costituisce reato se non viene provato l’effettivo trasferimento di beni aziendali con valore economico. La mera prosecuzione dell’attività, l’utilizzo degli stessi locali o dipendenti non sono sufficienti a configurare la condotta illecita.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Distrazione fraudolenta: non basta continuare l’attività per commettere reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 25562/2025, offre un importante chiarimento sui confini del reato di distrazione fraudolenta. La Suprema Corte ha stabilito che il semplice subentro di una nuova società nell’attività di un’altra, prossima al fallimento, non è sufficiente per integrare il reato, se non viene dimostrato un effettivo e concreto trasferimento di beni aziendali dotati di valore economico.

Il caso: un subentro sospetto tra due società

La vicenda giudiziaria riguarda l’amministratrice di una S.r.l., accusata di aver concorso nel reato di bancarotta fraudolenta per distrazione. L’accusa sosteneva che la sua società, di nuova costituzione, avesse di fatto ‘ereditato’ l’attività di un’altra azienda, amministrata dal padre e dichiarata fallita poco dopo.

Secondo la prospettazione accusatoria, la nuova impresa aveva proseguito l’attività della precedente utilizzando:
– Gli stessi locali commerciali;
– Gli stessi fornitori e dipendenti;
– I medesimi segni distintivi.

Tutto ciò sarebbe avvenuto senza alcun vantaggio economico per la società poi fallita, configurando così una condotta distrattiva dell’azienda, comprensiva di marchio e avviamento.

La Corte d’Appello aveva confermato la condanna, pur riformando parzialmente la pena. Contro questa decisione, l’imputata ha proposto ricorso in Cassazione.

I motivi del ricorso e la distrazione fraudolenta

La difesa ha articolato diversi motivi di ricorso, ma quello decisivo, che ha assorbito tutti gli altri, riguardava l’insussistenza stessa della condotta di distrazione fraudolenta. Si sosteneva che non vi fosse mai stata una vera e propria cessione dell’azienda e che elementi come l’avviamento non potessero essere distratti autonomamente. Inoltre, i rapporti economici tra le due società andavano letti alla luce dei legami familiari, che avrebbero addirittura contribuito a ridurre il dissesto, non ad aggravarlo.

La decisione della Cassazione: la condotta va concretizzata

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello. Il ragionamento dei giudici di legittimità è lineare e si fonda su un principio cardine del diritto penale fallimentare.

Cos’è la distrazione di un’azienda?

La Corte ribadisce che, affinché si possa parlare di distrazione di un’azienda o di un suo ramo, è necessario che vi sia un effettivo trasferimento di un ‘complesso di beni organizzati per l’esercizio di una attività imprenditoriale’, come definito dall’articolo 2555 del codice civile.

Non è sufficiente una mera prosecuzione dell’attività economica sotto un’altra veste giuridica. Occorre un illecito ‘travaso’ di beni giuridicamente ed economicamente valutabili, che vengono sottratti al patrimonio della società fallita e, di conseguenza, ai suoi creditori.

L’analisi del caso specifico: mancano le prove

Nel caso esaminato, la Corte di Cassazione ha rilevato che la sentenza d’appello, pur ipotizzando un trasferimento illecito, non ne ha mai concretizzato l’oggetto. Nello specifico:

Magazzino: Si è ipotizzata la distrazione delle merci, ma senza prove concrete sulla loro esistenza e consistenza, basandosi su scritture contabili ritenute inattendibili.
Locali: Si è contestata la distrazione dei locali, ma senza chiarire le sorti del contratto di locazione, la proprietà aliena dei beni e chi avesse sostenuto i costi.
Dipendenti: Si è parlato di distrazione dei dipendenti, senza considerare che questi non costituiscono un bene economicamente valutabile e senza accertare le sorti dei loro rapporti contrattuali.
Avviamento e segni distintivi: L’utilizzo degli stessi segni e il beneficio dell’avviamento commerciale, secondo la Corte, si risolvono in un mero sviamento della clientela e in una cessione di ‘mere aspettative’ di futuri guadagni. Questi elementi, immateriali e privi di un’autonoma consistenza patrimoniale, non possono essere oggetto di distrazione.

Le motivazioni

La motivazione della Cassazione è chiara: per una condanna per distrazione fraudolenta non basta descrivere un’operazione di ‘subentro’. L’accusa deve provare quali specifici beni, dotati di un valore economico tangibile, siano stati effettivamente trasferiti dalla società fallita alla nuova entità senza un’adeguata remunerazione. In assenza di questa prova concreta, la condotta resta penalmente irrilevante, configurandosi come un legittimo esercizio dell’iniziativa economica.

Conclusioni

Questa sentenza rappresenta un importante monito per l’accusa nei procedimenti per bancarotta. La Corte di Cassazione ha tracciato una linea netta tra la legittima continuità aziendale, seppur attuata con modalità che possono apparire sospette, e l’illecita spoliazione del patrimonio di un’impresa. Per configurare il grave reato di distrazione fraudolenta, è indispensabile dimostrare, al di là di ogni ragionevole dubbio, non solo l’intento, ma anche e soprattutto l’oggetto materiale della condotta: il trasferimento di asset specifici e valutabili che impoveriscono la società a danno dei creditori.

Quando il subentro in un’attività commerciale diventa distrazione fraudolenta?
Il subentro in un’attività commerciale diventa distrazione fraudolenta solo quando si prova un effettivo trasferimento di un complesso di beni aziendali, giuridicamente ed economicamente valutabili, dalla società poi fallita alla nuova società, senza un’adeguata contropartita economica. La sola prosecuzione dell’attività non è sufficiente.

L’avviamento e la clientela possono essere oggetto di distrazione fraudolenta?
No. Secondo la sentenza, l’avviamento commerciale e lo sviamento della clientela sono considerati ‘mere aspettative di futuri incrementi patrimoniali’ e non beni suscettibili di essere oggetto di distrazione, in quanto privi di una loro autonoma consistenza economica che possa essere sottratta dal patrimonio aziendale.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna?
La Corte ha annullato la sentenza perché i giudici di merito non hanno concretizzato l’effettivo oggetto della distrazione. Hanno ipotizzato un trasferimento illecito senza però fornire la prova di quali specifici beni (magazzino, contratti, ecc.) fossero stati trasferiti e sottratti al patrimonio della società fallita, rendendo l’accusa generica e non provata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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