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Distanza tra costruzioni: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una parte civile contro l’assoluzione di tre imputati per un presunto reato edilizio. Il caso verteva sulla violazione della distanza tra costruzioni. La Corte ha stabilito che il ricorso era una mera riproposizione di censure già esaminate e mirava a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. È stato confermato che la stradella adiacente all’edificio era privata e non pubblica, pertanto le specifiche norme sulla distanza invocate non erano applicabili.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Distanza tra Costruzioni: la Cassazione Definisce i Limiti del Ricorso

La questione della distanza tra costruzioni è una delle più frequenti fonti di contenzioso in materia edilizia e urbanistica. Una recente sentenza della Corte di Cassazione Penale ha offerto importanti chiarimenti sui limiti del ricorso in sede di legittimità, confermando l’assoluzione di alcuni costruttori e dichiarando inammissibile l’impugnazione della parte civile. Analizziamo i dettagli di questa decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

Il Contesto: Una Nuova Costruzione e la Presunta Violazione delle Distanze

Il caso nasce dalla denuncia di una privata cittadina, costituitasi parte civile, contro tre imputati, accusati di aver realizzato un edificio in violazione delle norme del regolamento urbanistico locale. In particolare, la ricorrente sosteneva che la nuova costruzione non rispettasse la distanza minima di cinque metri dal confine di proprietà, come previsto dalle norme tecniche comunali. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte di Appello avevano assolto gli imputati per insussistenza del fatto, ritenendo che le norme invocate non fossero applicabili al caso specifico.

I Motivi del Ricorso e la questione della distanza tra costruzioni

La parte civile ha impugnato la sentenza di secondo grado davanti alla Corte di Cassazione, sollevando diverse doglianze. Il nucleo centrale del ricorso si basava sulla presunta erronea interpretazione e applicazione delle norme locali sulla distanza tra costruzioni.

La natura della strada: pubblica o privata?

Un punto cruciale della controversia riguardava la qualificazione di una stradella adiacente al nuovo edificio. La ricorrente sosteneva che, in base a un atto notarile di compravendita, tale stradella fosse destinata a “passo pubblico” e, di conseguenza, dovesse essere considerata alla stregua di una strada pubblica ai fini del calcolo delle distanze. I giudici di merito, al contrario, l’avevano qualificata come una semplice strada privata, poderale e non asfaltata, esistente solo di fatto e non riconosciuta nella viabilità comunale. Questa interpretazione, supportata dalle testimonianze e dal permesso di costruire, escludeva l’applicazione della norma sulla distanza minima di 5 metri dalle strade.

L’interpretazione delle prove documentali e testimoniali

La ricorrente lamentava anche un travisamento delle prove, sostenendo che i giudici non avessero adeguatamente considerato l’atto notarile e le mappe catastali. Tuttavia, la Cassazione ha ribadito che la valutazione delle prove è un compito esclusivo dei giudici di merito e non può essere oggetto di una nuova analisi in sede di legittimità, a meno che la motivazione non sia manifestamente illogica o contraddittoria, vizio che non è stato riscontrato nel caso di specie.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla distanza tra costruzioni

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, oltre alla rifusione delle spese legali agli imputati.

La non rivalutazione dei fatti in sede di legittimità

Il motivo principale dell’inammissibilità risiede nel fatto che il ricorso, secondo la Corte, si risolveva in una mera riproposizione delle censure già avanzate e respinte in appello. Si trattava, in sostanza, di una richiesta di rivalutare nel merito gli elementi di prova, un’attività preclusa al giudice di legittimità. La Cassazione non è un “terzo grado” di giudizio dove si possono riesaminare i fatti, ma ha il compito di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata.

La corretta valutazione dei giudici di merito

La Corte ha ritenuto che la decisione della Corte d’Appello fosse adeguatamente motivata. I giudici avevano correttamente valorizzato le prove, tra cui le dichiarazioni di tecnici comunali e il contenuto dello stesso permesso di costruire, che definiva la stradina come “privata non asfaltata”. Pertanto, il calcolo della distanza era stato correttamente effettuato non da tale stradina, ma dalla più vicina strada pubblica, e in tal senso era stato rispettato.

Le motivazioni

La motivazione della Corte di Cassazione si fonda su principi consolidati del processo penale. Innanzitutto, viene ribadito il principio della specificità dei motivi di ricorso: non è sufficiente ripetere le argomentazioni già esaminate, ma è necessario formulare una critica argomentata e puntuale contro la decisione impugnata. In secondo luogo, si sottolinea che il sindacato di legittimità sulla motivazione è limitato alla verifica della sua logicità e coerenza, senza poter entrare nel merito delle scelte valutative compiute dal giudice. Nel caso in esame, la qualificazione giuridica della strada come privata era una questione di fatto, adeguatamente trattata e risolta dai giudici di merito sulla base di un’analisi congrua delle prove disponibili.

Le conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale: il ricorso per cassazione non può essere utilizzato come un terzo grado di giudizio per tentare di ottenere una nuova valutazione delle prove. Le questioni relative alla distanza tra costruzioni e alla qualificazione delle strade e dei confini, quando basate sull’interpretazione di prove documentali e testimoniali, rientrano nella piena discrezionalità dei giudici di primo e secondo grado. Per ottenere un esito favorevole in Cassazione, è indispensabile dimostrare un vizio di legittimità, come una violazione di legge o una manifesta illogicità della motivazione, e non semplicemente contestare l’interpretazione dei fatti data dai giudici precedenti.

Quando un ricorso in Cassazione per violazione delle norme sulle distanze è inammissibile?
Quando si limita a ripetere le stesse argomentazioni già respinte nei gradi di merito e chiede alla Corte una nuova valutazione dei fatti e delle prove, un’attività che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado.

Una strada privata, anche se destinata al passaggio pubblico in un atto notarile, è soggetta alle stesse regole di distanza di una strada pubblica?
No. Secondo la sentenza, un accordo tra privati che preveda un “passo pubblico” non è sufficiente a qualificare automaticamente la strada come pubblica ai fini urbanistici. La sua natura deve essere accertata in concreto e, nel caso di specie, è stata ritenuta privata e di fatto, non soggetta alle specifiche norme sulla distanza dalle strade pubbliche.

Come viene calcolata la distanza minima di una costruzione se il confine non è una strada pubblica?
Nel caso analizzato, i giudici hanno stabilito che la distanza andava misurata non dalla stradella privata adiacente, ma dalla più vicina strada pubblica, rispetto alla quale la costruzione rispettava le normative vigenti. La valutazione si basa sulla corretta qualificazione degli elementi del luogo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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