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Dissequestro terzo estraneo: la via del credito

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un investitore, terzo estraneo a un procedimento penale, che chiedeva il dissequestro di metalli preziosi. Poiché i beni erano già stati venduti dall’amministratore giudiziario, la Corte ha stabilito che il diritto del ricorrente si è trasformato da diritto di proprietà a diritto di credito. Di conseguenza, la corretta procedura per ottenere tutela non è l’istanza di dissequestro, ma l’insinuazione del proprio credito secondo le norme del Codice Antimafia, destinate a proteggere i creditori in buona fede.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dissequestro Terzo Estraneo: Quando il Diritto di Proprietà Diventa un Credito

Quando i beni di un soggetto del tutto estraneo a un reato vengono coinvolti in un sequestro penale, si apre una complessa questione legale. La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 34839 del 2025, offre un’importante lezione sulla corretta via da percorrere per la tutela del dissequestro per un terzo estraneo. Il caso analizzato riguarda un investitore che, dopo aver depositato metalli preziosi presso una società, si è visto negare la restituzione a causa di un provvedimento di sequestro preventivo emesso nei confronti della società stessa.

I Fatti del Caso: L’Investimento in Oro e il Sequestro Inaspettato

Un privato cittadino aveva stipulato un contratto di investimento denominato “Conto Tesoro” con una società, depositando una quantità di metalli preziosi. Successivamente, la società è stata oggetto di un’indagine penale per reati gravi, che ha portato al sequestro preventivo di tutti i suoi beni, compresi i metalli preziosi dell’investitore.

L’investitore, ritenendosi un terzo estraneo ai fatti e in buona fede, ha presentato un’istanza per ottenere il dissequestro dei suoi beni o, in alternativa, del loro controvalore in denaro. La sua richiesta è stata però rigettata dal Giudice per le Indagini Preliminari. Contro questa decisione, ha proposto appello al Tribunale del Riesame, il quale ha dichiarato l’impugnazione inammissibile. La vicenda è quindi approdata dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione: Inammissibilità del Ricorso

La Suprema Corte ha confermato la decisione del Tribunale, dichiarando inammissibile anche il ricorso per cassazione. La decisione si fonda su un’analisi rigorosa dei presupposti processuali e della natura del diritto vantato dal ricorrente. La Corte ha stabilito che la via scelta dall’investitore, ovvero l’appello per il dissequestro, non era quella corretta nel suo caso specifico.

Le Motivazioni della Corte sul Dissequestro del Terzo Estraneo

La sentenza articola le sue motivazioni attorno a due snodi cruciali: la trasformazione del diritto del ricorrente e l’individuazione della procedura legale corretta.

La Trasformazione del Diritto: da Bene a Credito

Un fatto determinante emerso durante il procedimento è che l’amministratore giudiziario, nominato per gestire i beni della società sotto sequestro, era stato autorizzato a vendere i metalli preziosi. Di conseguenza, il bene specifico (l’oro) non esisteva più nel patrimonio della società.

La Corte ha evidenziato che questa circostanza ha modificato la natura del diritto dell’investitore. Non potendo più rivendicare la proprietà del bene fisico, il suo diritto si è trasformato in un diritto di credito per un valore equivalente al bene venduto. A fronte di questa trasformazione, l’interesse a ottenere il dissequestro del bene è venuto meno, rendendo l’impugnazione priva di un risultato utile e concreto per il ricorrente.

La Procedura Corretta: il Codice Antimafia

La Cassazione ha chiarito che la tutela per il dissequestro del terzo estraneo creditore non risiede negli strumenti di impugnazione cautelare come l’appello ex art. 322-bis c.p.p., bensì nelle procedure speciali previste dal Codice Antimafia (D.Lgs. 159/2011).

Queste norme disciplinano un procedimento “concorsuale” volto a verificare i crediti vantati dai terzi nei confronti del soggetto i cui beni sono stati sequestrati. L’investitore, in quanto creditore in buona fede, avrebbe dovuto presentare una domanda di ammissione del proprio credito al giudice delegato. Sarà poi in quella sede che, previa verifica dei presupposti (come la buona fede e l’estraneità ai fatti illeciti), il suo diritto potrà essere riconosciuto e soddisfatto nell’ambito del piano di riparto delle somme ricavate dalla liquidazione dei beni.

Conclusioni: Quale Tutela per il Terzo in Buona Fede?

La sentenza n. 34839/2025 è un monito fondamentale per chiunque si trovi nella sfortunata posizione di terzo coinvolto in un sequestro penale. La decisione sottolinea che la buona fede, sebbene essenziale, non è sufficiente se non si percorre la corretta via procedurale. Quando un bene fungibile viene sequestrato e successivamente liquidato, il proprietario terzo non può più chiederne la restituzione in natura. La sua tutela si sposta dal piano del diritto reale a quello del diritto di credito, e lo strumento corretto è l’insinuazione nello stato passivo secondo le regole del Codice Antimafia. Questa pronuncia ribadisce l’importanza di affidarsi a una consulenza legale esperta per navigare le complesse intersezioni tra procedura penale e meccanismi di tutela patrimoniale.

Un terzo estraneo può sempre chiedere il dissequestro di un suo bene coinvolto in un procedimento penale?
No. La richiesta di dissequestro è legata alla possibilità di ottenere la restituzione del bene specifico. Se il bene, come in questo caso, è stato legittimamente venduto dall’amministratore giudiziario, l’interesse al dissequestro viene meno perché non è più possibile ottenere un risultato pratico dall’impugnazione.

Cosa succede se il bene sequestrato a un terzo estraneo viene venduto prima della decisione sul dissequestro?
La vendita del bene trasforma il diritto di proprietà del terzo in un diritto di credito di pari valore. Il terzo non può più rivendicare il bene fisico, ma deve far valere il suo credito per ottenere il controvalore in denaro. La sua tutela, quindi, si sposta su un altro binario procedurale.

Qual è la procedura corretta che un terzo creditore in buona fede deve seguire per recuperare il valore dei suoi beni sequestrati?
La procedura corretta è quella prevista dal Codice Antimafia (D.Lgs. 159/2011). Il terzo deve presentare una domanda di ammissione del proprio credito al giudice delegato alla procedura. Seguirà una fase di verifica in cui dovrà dimostrare la sua buona fede e l’estraneità ai fatti illeciti, per poi essere inserito nel piano di riparto delle somme ricavate dalla vendita dei beni sequestrati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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