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Disegno criminoso: quando non si applica la continuazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una donna che chiedeva il riconoscimento del cosiddetto “disegno criminoso” per una serie di reati. La Corte ha confermato la decisione del tribunale, stabilendo che un notevole lasso di tempo e una significativa distanza geografica tra i fatti delittuosi sono elementi sufficienti per escludere l’esistenza di un piano unitario e preordinato, configurando piuttosto una generica propensione a delinquere.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso: La Distanza Temporale e Spaziale Esclude la Continuazione

Il concetto di disegno criminoso, disciplinato dall’articolo 671 del codice di procedura penale, è fondamentale nel nostro ordinamento, poiché consente di unificare sotto un’unica pena più reati commessi in esecuzione di un medesimo piano. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con chiarezza quali sono i limiti per l’applicazione di questo istituto, sottolineando l’importanza di indici oggettivi come la vicinanza temporale e spaziale dei fatti.

Il Caso in Analisi

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava il ricorso presentato da una donna avverso un’ordinanza del Tribunale di Genova. La ricorrente chiedeva che diverse condotte delittuose, per le quali era stata condannata, venissero ricondotte a un unico disegno criminoso. L’accoglimento di tale richiesta avrebbe comportato un trattamento sanzionatorio più favorevole.

Il Tribunale di Genova, in qualità di Giudice dell’esecuzione, aveva però respinto la richiesta. Secondo il tribunale, i reati non erano il frutto di una singola e preventiva ideazione, ma piuttosto di una generica propensione dell’imputata a commettere quel tipo specifico di illeciti. Gli elementi decisivi per questa conclusione erano due: il considerevole lasso di tempo intercorso tra i vari episodi e la notevole distanza geografica dei luoghi in cui erano stati commessi.

La Decisione della Cassazione e i Criteri del Disegno Criminoso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la valutazione del giudice di merito. I giudici di legittimità hanno innanzitutto qualificato le argomentazioni della difesa come “mere doglianze in punto di fatto”, ossia critiche relative alla ricostruzione dei fatti, che non possono essere esaminate in sede di Cassazione, dove si valutano solo violazioni di legge.

Inoltre, la Corte ha specificato che le censure erano una semplice riproposizione di argomenti già correttamente valutati e respinti dal Tribunale. La decisione si fonda su un principio consolidato: per poter parlare di disegno criminoso, è necessario dimostrare l’esistenza di un piano unitario e deliberato prima della commissione del primo reato. L’unicità del piano non può essere presunta, ma deve emergere da elementi concreti.

Le motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte sono state chiare e dirette. I due principali indici che contraddicevano l’esistenza di un piano unitario erano:

1. La distanza temporale: un lungo periodo tra un reato e l’altro rende meno probabile che entrambi facciano parte dello stesso progetto iniziale.
2. La distanza geografica: la commissione di reati in luoghi molto distanti tra loro indebolisce ulteriormente l’ipotesi di un’unica strategia criminale.

Secondo la Corte, questi fattori indicavano non un piano preordinato, ma una tendenza a delinquere che si manifestava occasionalmente, quando se ne presentava l’opportunità. Mancava quindi quel nesso psicologico e programmatico che costituisce l’essenza del reato continuato.

Le conclusioni e le implicazioni pratiche

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale per avvocati e imputati. Per ottenere il riconoscimento del disegno criminoso non è sufficiente invocare la somiglianza delle condotte. È indispensabile fornire alla corte prove o, quantomeno, indizi concreti, precisi e concordanti che dimostrino l’esistenza di un’unica risoluzione criminosa iniziale. La vicinanza nel tempo e nello spazio tra i reati rimane uno degli indicatori più forti a sostegno di tale tesi. In loro assenza, come nel caso di specie, è molto probabile che la richiesta venga respinta, con la conseguenza che le pene per i singoli reati verranno cumulate materialmente, portando a una sanzione complessiva più severa.

Quando più reati possono essere considerati parte di un unico “disegno criminoso”?
I reati possono essere considerati parte di un unico disegno criminoso quando emerge che sono stati commessi in esecuzione di un medesimo piano, ideato e deliberato in un momento antecedente alla commissione del primo reato.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile in questo caso?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché le censure sollevate erano semplici “doglianze in punto di fatto”, cioè contestazioni sulla ricostruzione degli eventi, e non violazioni di legge. Inoltre, erano una riproposizione di argomenti già correttamente esaminati e respinti dal Tribunale.

Quali elementi concreti hanno portato a escludere il disegno criminoso?
Due elementi principali hanno portato all’esclusione: il considerevole lasso di tempo che separava la commissione dei fatti e la notevole distanza geografica tra i luoghi in cui i reati erano stati perpetrati. Questi fattori sono stati ritenuti incompatibili con un piano unitario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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