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Disegno criminoso: quando non c’è continuazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo che chiedeva l’applicazione della continuazione tra più reati (due furti, una rapina e porto d’armi). La Corte ha escluso l’esistenza di un unico disegno criminoso, sottolineando che la diversità nelle modalità esecutive, nei tempi e nei luoghi dei reati dimostra una generica propensione a delinquere piuttosto che un piano unitario e preordinato.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Disegno Criminoso: La Differenza tra Piano Unitario e Tendenza a Delinquere

L’istituto della continuazione nel diritto penale permette di unificare più reati sotto un’unica pena, a condizione che siano legati da un medesimo disegno criminoso. Ma cosa succede quando i reati, pur commessi in un arco di tempo ravvicinato, presentano modalità e contesti molto diversi tra loro? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto, distinguendo nettamente un piano premeditato da una semplice inclinazione a commettere reati.

I Fatti del Caso

Un individuo, condannato con quattro sentenze diverse per reati commessi tra marzo e luglio 2008, ha presentato ricorso per ottenere il riconoscimento della continuazione. I reati in questione erano eterogenei: due furti, una rapina impropria e il porto di un’arma da guerra. Il ricorrente sosteneva che l’omogeneità dei reati (tutti contro il patrimonio) e la vicinanza temporale fossero indici sufficienti a dimostrare l’esistenza di un unico piano criminale.

La Corte d’appello, tuttavia, aveva già respinto la richiesta, valutando le condotte come espressione di una generale tendenza a delinquere, data la distanza temporale e la forte diversità tra i singoli episodi. Contro questa decisione, l’interessato ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte e il concetto di Disegno Criminoso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, confermando la decisione dei giudici di merito. Il punto centrale della pronuncia è la netta distinzione tra la continuazione, che presuppone una programmazione unitaria e originaria, e la mera inclinazione a delinquere, che si manifesta in condotte criminose reiterate ma estemporanee.

Secondo i giudici, per poter parlare di disegno criminoso non basta commettere più reati simili in un breve periodo. È necessario che questi reati siano la concreta attuazione di un unico programma deliberato in anticipo, almeno nelle sue linee generali. Nel caso di specie, questa programmazione è stata ritenuta incredibile.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato la sua decisione su elementi logici e fattuali che escludevano un piano unitario. In primo luogo, la profonda differenza nelle modalità esecutive dei reati è stata determinante. Un furto in una cava commesso con dei complici è un’azione strutturata e ben diversa da una rapina impropria, scaturita dal tentativo di rubare una lattina di birra in un autogrill, che denota piuttosto impulsività.

In secondo luogo, la diversità dei luoghi (Lombardia, Forlì) e la distanza temporale, sebbene contenuta in pochi mesi, sono stati considerati elementi che rendevano inverosimile una programmazione unica che potesse includere eventi così diversi e geograficamente distanti.

Infine, la Corte ha osservato che la commissione di ulteriori reati contro il patrimonio negli anni successivi (2010, 2013, 2014) non provava un piano originario, ma confermava piuttosto uno stile di vita delinquenziale, in cui l’individuo coglieva le occasioni che si presentavano di volta in volta per commettere crimini.

Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il beneficio della continuazione non è un automatismo. I giudici devono valutare concretamente la sussistenza di un unico disegno criminoso attraverso indici precisi, come l’omogeneità delle condotte, la vicinanza temporale e spaziale, e le modalità di esecuzione. Quando questi elementi, come nel caso analizzato, rivelano una frammentarietà e una diversità tali da rendere implausibile un piano iniziale, la richiesta di continuazione deve essere respinta. La reiterazione di reati, in assenza di un programma unitario, viene correttamente qualificata come una semplice, per quanto grave, propensione alla devianza.

Quando più reati possono essere considerati uniti dal vincolo della continuazione?
Possono essere uniti solo quando sono l’espressione di un unico ‘disegno criminoso’, ovvero un programma delinquenziale unitario e originario che li comprende tutti, deliberato prima dell’inizio dell’esecuzione del primo reato.

La somiglianza dei reati (es. tutti contro il patrimonio) è sufficiente per riconoscere il disegno criminoso?
No, la sola omogeneità dei reati non è sufficiente. La Corte ha ritenuto insussistente il disegno criminoso a causa della forte diversità nelle modalità esecutive, nei luoghi e nei tempi, nonostante i reati fossero tutti contro il patrimonio.

Qual è la differenza tra ‘disegno criminoso’ e ‘tendenza a delinquere’?
Il ‘disegno criminoso’ implica una programmazione unitaria e originaria di più reati, decisa in anticipo. La ‘tendenza a delinquere’ è invece una propensione a commettere reati di volta in volta, in base alle varie occasioni e opportunità, senza un piano preordinato che li leghi fin dall’inizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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