Disegno Criminoso: Quando Più Reati Non Fanno Sconto di Pena
L’istituto della continuazione nel diritto penale permette di unificare più reati sotto un’unica pena più mite, a condizione che siano legati da un disegno criminoso unitario. Ma cosa significa esattamente? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un’importante precisazione, stabilendo che la semplice vicinanza temporale tra i delitti non è sufficiente. Analizziamo insieme questa decisione.
I Fatti del Caso
Una persona veniva condannata in primo grado e in appello per una serie di reati: furto in abitazione aggravato, porto di armi od oggetti atti a offendere e possesso ingiustificato di chiavi alterate o grimaldelli. Di fronte alla condanna confermata dalla Corte d’Appello di Torino, l’imputata decideva di presentare ricorso in Cassazione.
Il Motivo del Ricorso: La Mancata Applicazione della Continuazione
L’unico motivo di ricorso si basava sulla presunta violazione di legge e sul vizio di motivazione riguardo al mancato riconoscimento del vincolo della continuazione tra le contravvenzioni (porto d’armi e possesso di grimaldelli) e il delitto di furto. La difesa sosteneva che tutti i reati fossero parte di un unico progetto, meritando quindi una diminuzione della pena complessiva.
Le Motivazioni della Corte di Cassazione sul Disegno Criminoso
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella corretta interpretazione del concetto di disegno criminoso, come disciplinato dall’articolo 81, comma secondo, del codice penale.
La Corte ha evidenziato come i giudici di merito avessero correttamente escluso la continuazione. La loro motivazione si basava sull’assenza di un “preciso piano di azione” che legasse i diversi reati. L’unico elemento di connessione tra le condotte illecite era la relativa prossimità temporale, un fattore ritenuto insufficiente a configurare un’unica programmazione criminale.
Per rafforzare la propria posizione, la Cassazione ha richiamato un suo precedente orientamento giurisprudenziale (sentenza n. 10033 del 2023), secondo cui «l’identità del disegno criminoso, che caratterizza l’istituto disciplinato dall’art. 81, comma secondo, cod. pen., postula un programma di condotte illecite previamente ideato e voluto, ma non si identifica con la semplice estrinsecazione di un genere di vita incline al reato».
In altre parole, per beneficiare della continuazione, non basta dimostrare una generica tendenza a delinquere o che i reati siano avvenuti in un arco di tempo ravvicinato. È indispensabile provare l’esistenza di un progetto iniziale, una deliberazione unitaria che precede l’esecuzione dei singoli reati, i quali ne costituiscono la concreta attuazione.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale: il disegno criminoso è un concetto rigoroso che richiede una prova concreta di una programmazione unitaria e preventiva. Non può essere confuso con una semplice abitudine al crimine o con la casuale successione di più illeciti. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche: per la difesa, significa che la richiesta di applicazione della continuazione deve essere supportata da elementi specifici che dimostrino un piano originario e non solo una contiguità cronologica. Per l’accusa e per i giudici, conferma la necessità di un’analisi approfondita che distingua una scelta di vita criminale da un progetto delinquenziale specifico e preordinato.
 
Cos’è il ‘disegno criminoso’ e perché è importante per la pena?
È un piano unitario e premeditato che lega più reati, concepiti come attuazione di un unico progetto. La sua esistenza è fondamentale perché consente l’applicazione dell’istituto della continuazione, che comporta una pena più mite rispetto alla somma delle pene previste per ogni singolo reato.
La vicinanza di tempo tra due reati è sufficiente per ottenere la continuazione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la sola prossimità temporale tra i reati non è sufficiente a dimostrare l’esistenza di un disegno criminoso. È necessario provare l’esistenza di un programma di condotte illecite preventivamente ideato e voluto.
Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché manifestamente infondato. L’imputata non ha fornito elementi per dimostrare un preciso piano d’azione che collegasse il furto con il possesso di armi e grimaldelli. La Corte ha ritenuto che la decisione dei giudici di merito fosse corretta nel negare la continuazione, distinguendo un progetto criminale da una generica inclinazione al reato.
 
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 34537 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7   Num. 34537  Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 10/09/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a MILANO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 11/02/2025 della CORTE APPELLO di TORINO
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Ritenuto in fatto e considerato in diritto
Rilevato che NOME COGNOME ricorre avverso la sentenza della Corte di Appello di Torino, che ha confermato la sentenza del giudice di prime cure, con la quale l’imputata era stata ritenuta responsabile dei reati di porto di armi o oggetti atti a offendere senza giustificato motivo fuori dalla propria abitazione o dalle pertinenze, di possesso ingiustificato di chiavi alterate o di grimaldelli e di furto in abitazion aggravato;
Considerato che il primo ed unico motivo di ricorso, con il quale la ricorrente denunzia inosservanza o erronea applicazione della legge penale e vizi di motivazione con riguardo alla mancata diminuzione della pena in ordine al riconoscimento del vincolo della continuazione tra le contravvenzioni e la fattispecie di reato di cui al capo C, è manifestamente infondato, posto che, nel caso di specie, il giudice di appello (si veda pag. 7 e 8 del provvedimento impugnato) riteneva non accoglibile la concessione del beneficio richiesto in ragione dell’assenza di un preciso piano di azione che legasse i furti posti in essere dall’imputata, per i quali è stato riscontrato un unico profilo di legame (la relativa prossimità temporale). La gravata sentenza ha operato buon governo dei principi elaborati dalla giurisprudenza di legittimità in tema di applicazione della continuazione (v. ad es., Sez. 2, n. 10033 del 07/12/2022, dep. 2023, Qomiha, Rv. 284420 – 01, a mente del quale, «l’identità del disegno criminoso, che caratterizza l’istituto disciplinato dall’art. 81, comma secondo, cod. pen., postula un programma di condotte illecite previamente ideato e voluto, ma non si identifica con la semplice estrinsecazione di un genere di vita incline al reato»).
Ritenuto, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso il 10 settembre 2025
Il consigliere estensore