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Disciplina transitoria impugnazioni: quando si applica?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6422/2024, chiarisce un punto cruciale della Riforma Cartabia. Viene stabilito che la nuova disciplina transitoria impugnazioni, che prevede termini più lunghi, si applica solo alle sentenze ‘pronunciate’ (lette in udienza) dopo il 30 dicembre 2022. È irrilevante la data successiva di deposito della motivazione. Di conseguenza, un appello proposto contro una sentenza pronunciata prima di tale data, ma con motivazione depositata dopo, è stato dichiarato inammissibile per tardività.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disciplina transitoria impugnazioni: la Cassazione fa chiarezza

L’introduzione della Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022) ha sollevato diversi dubbi interpretativi, in particolare riguardo alla disciplina transitoria impugnazioni. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 6422 del 2024, ha fornito un chiarimento fondamentale su quale sia il momento determinante per l’applicazione delle nuove norme sui termini per impugnare. La Corte ha stabilito che il criterio da seguire è la data di ‘pronuncia’ della sentenza, e non quella, potenzialmente successiva, del deposito della motivazione.

Il caso in esame: un appello ritenuto tardivo

I fatti alla base della decisione sono lineari. Il Tribunale di Pescara aveva emesso una sentenza di condanna il 18 ottobre 2022, fissando un termine di 90 giorni per il deposito della motivazione. La motivazione veniva effettivamente depositata il 16 gennaio 2023. La difesa dell’imputato proponeva appello il 7 marzo 2023, ritenendo di poter beneficiare del nuovo termine maggiorato previsto dall’art. 585, comma 1-bis, del codice di procedura penale, introdotto dalla Riforma Cartabia, entrata in vigore il 30 dicembre 2022.

Tuttavia, la Corte d’Appello di L’Aquila dichiarava l’impugnazione inammissibile per tardività. Secondo i giudici d’appello, le nuove norme non erano applicabili al caso di specie, poiché la sentenza era stata ‘pronunciata’ prima dell’entrata in vigore della riforma. Contro questa decisione, l’imputato proponeva ricorso per cassazione.

La questione giuridica e la disciplina transitoria impugnazioni

Il nodo centrale della questione risiede nell’interpretazione dell’articolo 89, comma 3, del d.lgs. 150/2022. Questa norma transitoria stabilisce che le nuove disposizioni in materia di impugnazioni (inclusa quella sui termini) si applicano ‘per le sole impugnazioni proposte avverso sentenze pronunciate in data successiva a quella di entrata in vigore del presente decreto’.

Il ricorrente sosteneva che, per l’applicazione dei nuovi termini, si dovesse guardare alla data di deposito della motivazione, in quanto è da quel momento che decorrono i termini per impugnare e solo con la lettura delle motivazioni la parte può pienamente comprendere le ragioni della condanna e articolare una difesa efficace.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, ritenendolo manifestamente infondato e confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno chiarito che il testo della norma transitoria è inequivocabile nell’utilizzare il termine ‘pronunciate’. Questo termine, nel linguaggio giuridico, si riferisce specificamente al momento della lettura del dispositivo in udienza, atto che perfeziona la sentenza e la rende giuridicamente esistente.

La scelta del legislatore di ancorare l’applicazione della nuova disciplina a questo momento non è casuale. Essa risponde a un’esigenza di certezza del diritto, individuando un riferimento temporale immediatamente verificabile e non soggetto a variabili, come potrebbe essere il deposito della motivazione (che potrebbe anche avvenire in ritardo).

La Corte ha richiamato il principio generale ‘tempus regit actum’, secondo cui il potere di impugnazione sorge con la sentenza e deve essere regolato dalla legge in vigore in quel momento. Il legislatore ha ritenuto di stabilire espressamente, con la norma transitoria, che il momento rilevante è quello dell’emissione del provvedimento, cioè la sua pronuncia.

Il ruolo della motivazione

Pur riconoscendo la centralità della motivazione per l’esercizio del diritto di difesa, la Cassazione ha spiegato che ciò non sposta il criterio di applicazione intertemporale della legge. La decorrenza dei termini per impugnare è legata al deposito della motivazione, ma la disciplina applicabile (vecchia o nuova) è determinata da un momento precedente e certo: la pronuncia del dispositivo. Fare riferimento al deposito creerebbe incertezza, poiché le nuove regole si applicherebbero o meno a seconda della tempestività o meno di un adempimento della cancelleria o del giudice.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

La pronuncia della Cassazione stabilisce un principio chiaro e definitivo: la disciplina transitoria impugnazioni della Riforma Cartabia si applica esclusivamente alle sentenze la cui parte dispositiva è stata letta in udienza a partire dal 30 dicembre 2022. Per tutte le sentenze pronunciate in data anteriore, anche se le motivazioni sono state depositate dopo l’entrata in vigore della riforma, continuano a valere le vecchie regole procedurali e i vecchi termini per impugnare. Questa interpretazione garantisce certezza e uniformità di applicazione, evitando disparità di trattamento basate su elementi aleatori come i tempi di deposito delle motivazioni.

Quando si applica la nuova disciplina transitoria impugnazioni prevista dalla Riforma Cartabia?
Si applica esclusivamente alle impugnazioni proposte contro sentenze ‘pronunciate’, cioè lette in udienza, in data successiva al 30 dicembre 2022, data di entrata in vigore del decreto.

Perché la Corte di Cassazione ha scelto la data di pronuncia della sentenza come spartiacque e non quella di deposito della motivazione?
Perché il testo dell’art. 89, comma 3, del d.lgs. 150/2022 fa esplicito riferimento alle sentenze ‘pronunciate’. Questa scelta risponde a un’esigenza di certezza del diritto, individuando un momento temporale immediatamente certo e non aleatorio, a differenza del deposito della motivazione che può variare.

Un appello contro una sentenza pronunciata il 18 ottobre 2022 può beneficiare del termine aggiuntivo di 15 giorni per l’imputato assente previsto dalla Riforma?
No. Poiché la sentenza è stata pronunciata prima del 30 dicembre 2022, si applica la vecchia disciplina. Pertanto, i nuovi termini più lunghi previsti dall’art. 585, comma 1-bis, c.p.p., non trovano applicazione, a prescindere da quando sia stata depositata la motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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