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Disciplina transitoria appello: le vecchie regole valgono?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso basato sulla presunta violazione del termine di preavviso per l’udienza d’appello. La sentenza chiarisce che, in base alla disciplina transitoria appello, per le impugnazioni depositate prima dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia, continua ad applicarsi il vecchio termine di 20 giorni e non quello nuovo di 40. Questo in virtù del principio ‘tempus regit actum’. Anche il motivo sulla recidiva è stato respinto come manifestamente infondato.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disciplina transitoria appello: la Cassazione fa chiarezza sui termini

Con la recente sentenza n. 14344/2024, la Corte di Cassazione è intervenuta su una questione cruciale derivante dalla Riforma Cartabia: la disciplina transitoria appello e, in particolare, i termini per la notifica dell’udienza. La pronuncia offre un chiarimento fondamentale sul principio del tempus regit actum, confermando che le nuove regole non si applicano retroattivamente agli appelli proposti prima della loro entrata in vigore. Analizziamo insieme la decisione.

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato in primo e secondo grado, presentava ricorso per cassazione lamentando due principali violazioni. La prima, di natura procedurale, riguardava il mancato rispetto del termine di quaranta giorni per la notifica dell’avviso di udienza in appello, introdotto dalla Riforma Cartabia (art. 601, co. 5, c.p.p.). L’imputato sosteneva che, essendo l’udienza stata fissata nel 2023, dovesse applicarsi la nuova normativa, più garantista. La seconda doglianza contestava la mancata esclusione della recidiva.

La Questione Giuridica: Riforma Cartabia e la disciplina transitoria appello

Il nodo centrale della controversia era stabilire quale norma dovesse regolare i termini a comparire nel giudizio di appello. L’appello era stato presentato il 21 settembre 2022, mentre la modifica legislativa che ha esteso il termine da venti a quaranta giorni è entrata in vigore il 30 dicembre 2022. Il ricorrente invocava l’applicazione della nuova norma, mentre la Corte d’Appello aveva seguito la vecchia disciplina. La Corte di Cassazione è stata quindi chiamata a definire i confini della disciplina transitoria appello per evitare incertezze applicative.

Il Principio del Tempus Regit Actum

La Corte ha ribadito che, in presenza di modifiche a norme processuali, vige il principio del tempus regit actum. Questo significa che gli atti del processo sono regolati dalla legge in vigore al momento del loro compimento. Poiché l’atto di appello era stato depositato prima dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia, l’intero giudizio di impugnazione, incluse le notifiche, doveva seguire le regole procedurali previgenti.

L’applicazione della Normativa Transitoria Specifica

Gli Ermellini hanno inoltre dettagliato il complesso quadro della normativa transitoria. Diverse disposizioni (tra cui l’art. 94 del d.lgs. 150/2022 e successive modifiche) hanno espressamente prorogato l’applicazione delle vecchie norme procedurali, comprese quelle emergenziali legate alla pandemia, per tutte le impugnazioni proposte fino a una certa data (inizialmente il 30 giugno 2023, poi ulteriormente prorogata). Questa scelta legislativa mirava a garantire un passaggio ordinato al nuovo regime, evitando che procedimenti già avviati fossero stravolti. Di conseguenza, il termine corretto da applicare nel caso di specie era quello di venti giorni, e non di quaranta.

Il Motivo sulla Recidiva

Anche il secondo motivo di ricorso è stato giudicato manifestamente infondato. La Cassazione ha ricordato che, per la recidiva facoltativa, il giudice deve fornire una motivazione specifica. Tuttavia, tale motivazione può essere anche sintetica o implicita, purché dimostri una valutazione concreta della pericolosità sociale dell’imputato. Nel caso in esame, la Corte d’Appello non si era limitata a elencare i precedenti penali, ma aveva evidenziato una ‘accentuata propensione’ dell’imputato a delinquere, giustificando così adeguatamente l’applicazione dell’aggravante.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La sentenza è di grande importanza pratica perché consolida l’interpretazione della disciplina transitoria appello post-Riforma Cartabia. Viene stabilito con chiarezza che la data di proposizione dell’impugnazione è il momento decisivo per individuare la normativa procedurale applicabile. Questo orientamento garantisce certezza del diritto e previene eccezioni procedurali pretestuose, confermando che le nuove garanzie sui termini non hanno effetto retroattivo sui procedimenti già pendenti.

Quale termine per la notifica dell’udienza di appello si applica per le impugnazioni presentate prima dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia?
Per le impugnazioni proposte prima del 30 dicembre 2022, continua ad applicarsi il vecchio termine di 20 giorni, in virtù della specifica disciplina transitoria e del principio generale ‘tempus regit actum’.

La Riforma Cartabia ha avuto effetto retroattivo sulle norme procedurali degli appelli già proposti?
No. La sentenza chiarisce che le nuove norme procedurali, come il termine di 40 giorni per la notifica dell’udienza, non sono retroattive e si applicano solo ai procedimenti di impugnazione instaurati dopo la loro entrata in vigore, secondo le scadenze fissate dalla disciplina transitoria.

Come deve essere motivata la decisione sulla recidiva facoltativa?
Il giudice deve fornire una motivazione specifica, ma questa può essere anche succinta o implicita. È sufficiente che emerga una valutazione concreta della riprovevolezza della condotta e della pericolosità dell’autore, andando oltre il semplice riferimento ai precedenti penali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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