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Diritto Penale

Violazione sorveglianza speciale: delitto o no?
Un individuo condannato per la violazione sorveglianza speciale, a causa del mancato rispetto dell'orario di rientro, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che si trattasse di un reato minore (contravvenzione). La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che qualsiasi violazione degli obblighi della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno costituisce un delitto. La sentenza ha inoltre chiarito che le nuove pene sostitutive devono essere richieste al giudice dell'esecuzione dopo la condanna definitiva, non in sede di Cassazione.
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Pena sostitutiva: Giudice vincolato alla valutazione
La Corte di Cassazione ha annullato un'ordinanza che negava la concessione di una pena sostitutiva (lavoro di pubblica utilità). La Corte ha stabilito che il giudice dell'esecuzione, nel decidere sulla pena sostitutiva per fatti antecedenti alla riforma, non può contraddire la valutazione sulla gravità del reato e sulla personalità dell'imputato già effettuata dal giudice del processo di merito. Il giudice dell'esecuzione deve attenersi alla 'cornice valutativa' della sentenza irrevocabile, soprattutto se questa aveva concesso attenuanti o una pena mite, segno di una valutazione non negativa.
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Confisca per equivalente: la Cassazione e il tempo
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11066 del 2024, ha rigettato il ricorso di due soggetti contro un decreto di sequestro per equivalente. La Corte ha stabilito un principio fondamentale sulla irretroattività della confisca per equivalente: il momento determinante non è l'acquisto dei beni da confiscare, ma il periodo in cui è avvenuto l'illecito arricchimento. Poiché la condotta illecita si è svolta quando la normativa sulla confisca per equivalente era già in vigore, la sua applicazione è stata ritenuta legittima, respingendo le doglianze dei ricorrenti.
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Fuga pericolosa: quando integra il reato di resistenza
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per resistenza a pubblico ufficiale. La Corte ha ribadito che una fuga pericolosa, per le sue modalità, integra gli estremi del reato, confermando la consolidata giurisprudenza. Il motivo di ricorso è stato ritenuto generico, portando alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Ricorso in Cassazione inammissibile: le motivazioni
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso in Cassazione inammissibile, poiché l'unico motivo, relativo al diniego di circostanze attenuanti generiche, è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha stabilito che la sentenza d'appello aveva adeguatamente motivato la sua decisione, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Liberazione anticipata speciale: i limiti del reclamo
La Corte di Cassazione ha annullato una decisione che concedeva la liberazione anticipata speciale a un detenuto. La richiesta è stata ritenuta inammissibile per due motivi: in primo luogo, esisteva una preclusione procedimentale, poiché una precedente decisione che concedeva solo la liberazione ordinaria per lo stesso periodo non era stata impugnata; in secondo luogo, il detenuto stava scontando una pena per un reato ostativo, condizione che esclude a priori l'accesso al beneficio speciale.
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Rientro spontaneo evasione: no attenuante per il coatto
La Corte di Cassazione, con ordinanza del 19/01/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva l'applicazione dell'attenuante per il rientro spontaneo evasione. Il caso riguardava un soggetto che, dopo essersi allontanato dal domicilio coatto, vi aveva fatto ritorno volontariamente. La Corte ha stabilito che, secondo la giurisprudenza prevalente, tale attenuante non è applicabile in questa specifica circostanza, confermando la decisione della Corte d'Appello e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Cumulo di pena: limiti e preclusioni processuali
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva una nuova determinazione del cumulo di pena. La Corte ha ribadito che non si può riproporre un'istanza già rigettata e che la detrazione della custodia cautelare va applicata cronologicamente, non globalmente.
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Colloqui 41-bis: no videochiamate senza eccezioni
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11052 del 2024, ha annullato un'ordinanza che autorizzava in via generale i colloqui 41-bis tramite videochiamata. La Suprema Corte ha ribadito che la modalità a distanza è consentita solo in situazioni eccezionali di impossibilità o grave difficoltà, non per ragioni di mera distanza o difficoltà economiche.
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Ricorso inammissibile per pena eccessiva: la Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile poiché l'unica doglianza riguardava la presunta eccessività della pena dovuta al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. La Corte ha ribadito che le censure sul trattamento sanzionatorio non sono un valido motivo per adire la Suprema Corte, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di un'ammenda.
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Cottura cibi 41-bis: orari diversi non discriminano
La Corte di Cassazione ha stabilito che la differenziazione degli orari per la cottura dei cibi per i detenuti in regime 41-bis rispetto ai detenuti comuni non costituisce un trattamento discriminatorio. Tale diversità è legittima se fondata su plausibili esigenze logistiche e organizzative dell'istituto penitenziario e non mira a infliggere una maggiore afflittività della pena. Nel caso specifico, la restrizione oraria per la cottura cibi 41-bis era giustificata dalla necessità di gestire la sicurezza e l'ordinata convivenza, annullando così la decisione del Tribunale di Sorveglianza che l'aveva ritenuta illegittima.
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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico
La Corte di Cassazione, con ordinanza del 2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per calunnia. I motivi del ricorso sono stati ritenuti generici, in quanto si limitavano a riproporre censure già esaminate e respinte dalla Corte d'Appello. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, confermando che la mera ripetizione di argomenti già vagliati non costituisce un valido motivo di impugnazione.
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Ricorso inammissibile: pena e attenuanti generiche
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché basato unicamente sulla critica alla misura della pena e sul mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. La decisione sottolinea che tali motivi non costituiscono valide censure di legittimità, ma un tentativo non consentito di riesame nel merito, comportando la condanna del ricorrente alle spese e a una sanzione pecuniaria.
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Aumento pena continuazione: Cassazione e inammissibilità
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d'Appello. Il ricorrente contestava l'aumento pena continuazione, ritenendolo ingiustificato. La Suprema Corte ha stabilito che il motivo era manifestamente infondato, poiché l'aumento era stato applicato correttamente in linea con un precedente principio delle Sezioni Unite. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Art. 131-bis: quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 10995/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che invocava l'applicazione dell'art. 131-bis c.p. sulla particolare tenuità del fatto. La decisione si fonda sulla presenza di una precedente condanna specifica e sulla valutazione della condotta come non tenue, confermando la decisione della Corte d'Appello. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della cassa delle ammende.
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Ricorso inammissibile per droga: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una sentenza della Corte d'Appello di Venezia. L'imputato era stato condannato per la detenzione di oltre 42 kg di cocaina. La Suprema Corte ha stabilito che i motivi del ricorso, basati su una rivalutazione dei fatti e sulla contestazione dell'aggravante dell'ingente quantità, non possono essere esaminati in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Ricorso inammissibile: Cassazione conferma condanna
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile a causa della genericità dei motivi addotti, che si limitavano a riproporre censure già respinte in appello. La decisione conferma la condanna per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, sottolineando la correttezza della valutazione sulla recidiva, data la presenza di 72 iscrizioni nel certificato penale dell'imputato.
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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per evasione. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi, che si limitavano a riproporre censure già vagliate e respinte dalla Corte d'Appello, senza introdurre nuovi elementi critici. La Corte ha ritenuto che la mera riproduzione di argomenti già disattesi non soddisfa i requisiti di specificità richiesti per un valido atto di impugnazione, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Abitualità del reato: Cassazione nega 131-bis
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato, confermando che l'abitualità del reato, desumibile da un consistente casellario giudiziale, osta all'applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto prevista dall'art. 131-bis del codice penale. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e a una sanzione pecuniaria.
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Falsa testimonianza: quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per falsa testimonianza. I motivi, incentrati sulla presunta irrilevanza delle dichiarazioni e sull'elemento psicologico del reato, sono stati ritenuti generici e attinenti al merito del giudizio, una valutazione non consentita in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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