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Diritto Penale

Detenzione sostanze stupefacenti: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per la detenzione di sostanze stupefacenti (nandrolone). La finalità di spaccio è stata confermata da vari elementi, come l'assenza di prescrizione medica, una nota indicante un destinatario e il tentativo di occultare la merce. Inammissibile anche la richiesta di applicazione della particolare tenuità del fatto, a causa della abitualità della condotta del ricorrente, desunta da precedenti condanne.
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Ricorso inammissibile: quando è mera ripetizione
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per traffico di stupefacenti. La decisione si fonda sul fatto che l'appellante si è limitato a riproporre le stesse argomentazioni fattuali già respinte in appello, senza sollevare questioni di legittimità. La Suprema Corte ribadisce che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti, soprattutto in presenza di una 'doppia conforme' di condanna.
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Abitualità della condotta: no a tenuità del fatto
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imprenditore che invocava la non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha confermato la decisione del tribunale, che aveva escluso tale beneficio a causa dell'abitualità della condotta, desunta dalla violazione ripetuta di un ordine di sospensione dell'attività e dal continuo impiego di lavoratori irregolari. L'abitualità della condotta è stata quindi ritenuta incompatibile con il requisito della tenuità del fatto.
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Ricorso Patteggiamento: limiti e inammissibilità
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento per un reato di spaccio. La decisione si fonda sulla riforma del 2017 (art. 448 co. 2-bis c.p.p.), che limita strettamente i motivi di impugnazione. Un vizio nella motivazione sulla colpevolezza non rientra tra questi, rendendo il ricorso patteggiamento non valido. L'imputato è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.
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Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle
La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio. Il diniego delle attenuanti generiche è legittimo se basato sulla mancanza di pentimento e sui precedenti penali, che indicano una personalità negativa, senza che il giudice debba analizzare ogni singolo elemento a favore.
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Ricorso in Cassazione: i limiti del riesame dei fatti
Un individuo condannato per spaccio di stupefacenti ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la ricostruzione dei fatti e la quantificazione della pena. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio per rivalutare le prove, ma di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. La sentenza impugnata è stata ritenuta correttamente motivata sia sulla colpevolezza che sulla pena inflitta.
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Attenuanti generiche: quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso riguardante l'applicazione delle attenuanti generiche. La decisione si fonda sulla correttezza della valutazione del giudice di merito, basata sulla personalità dell'imputato e sulla tipologia del reato, e sulla novità di un motivo di ricorso non sollevato in appello, ovvero la richiesta di esclusione della recidiva. L'ordinanza sottolinea l'importanza dell'onere di specifica contestazione dei motivi d'appello.
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Ricorso patteggiamento: i limiti all’appello in Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento per spaccio di lieve entità. La decisione si fonda sull'art. 448, comma 2-bis c.p.p., che limita tassativamente i motivi di ricorso. La Corte chiarisce che il vizio di motivazione sull'insussistenza di cause di proscioglimento non rientra tra i motivi ammessi, confermando la natura quasi definitiva dell'accordo tra imputato e PM una volta ratificato dal giudice.
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Ricorso per cassazione: inammissibile se personale
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso in materia di abusi edilizi. La decisione si fonda su un vizio procedurale dirimente: il ricorso per cassazione è stato proposto personalmente dall'imputata e non da un avvocato abilitato, come richiesto dalla legge. La Corte ribadisce che tale modalità di presentazione rende l'atto nullo, a prescindere dal merito delle questioni sollevate.
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Vizio di motivazione e spaccio: Cassazione inammissibile
Un soggetto condannato per spaccio di stupefacenti ha presentato ricorso in Cassazione lamentando un vizio di motivazione nella sentenza della Corte d'Appello. Sosteneva che la droga fosse per uso personale. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, affermando che la motivazione della corte territoriale era logica e coerente. La contestazione dell'imputato è stata considerata un tentativo di rivalutare il merito dei fatti, non consentito in sede di legittimità.
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Attenuanti generiche: no con precedenti penali
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la decisione di non concedere le attenuanti generiche. La Corte ha confermato che i precedenti penali e l'assenza di elementi positivi a favore dell'imputato giustificano il diniego, condannandolo al pagamento delle spese e di una sanzione.
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Inammissibilità ricorso spaccio: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità di un ricorso presentato da un imputato condannato per spaccio di stupefacenti. Il ricorso è stato giudicato generico in quanto non si confrontava efficacemente con le motivazioni della sentenza di appello. La Corte ha confermato la correttezza della decisione dei giudici di merito nel negare la particolare tenuità del fatto, nel bilanciare le attenuanti generiche e nel determinare la pena, ritenendo il ricorso una mera richiesta di rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.
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Ricorso inammissibile: motivazione illogica non basta
La Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per furto di energia e spaccio. Il motivo, basato su una presunta motivazione contraddittoria riguardo il periodo del lockdown, è stato ritenuto manifestamente infondato, portando a una condanna alle spese e a una sanzione.
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Fatto di lieve entità: quando è escluso? La Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio, confermando la decisione dei giudici di merito di non applicare l'ipotesi del "fatto di lieve entità". La Suprema Corte ha ritenuto corretta la valutazione basata su una serie di indici complessivi: il considerevole quantitativo di sostanza sequestrata (190 grammi di hashish), il rinvenimento di 2.640 euro in contanti, due cellulari, un bilancino di precisione e precedenti condanne per reati analoghi.
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Ricorso inammissibile: le conseguenze della genericità
Un individuo, condannato per spaccio di lieve entità, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando un'eccessiva severità della pena. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché le motivazioni erano generiche e non contestavano specificamente le argomentazioni della Corte d'Appello. Quest'ultima aveva giustificato la pena sulla base dei precedenti penali e del comportamento negativo dell'imputato. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Giudicato parziale: il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per reati legati agli stupefacenti. La Corte ha stabilito che non si può impugnare la misura della pena base quando questa è già coperta da un giudicato parziale, formatosi a seguito di una precedente pronuncia della stessa Cassazione che aveva annullato la sentenza solo su un punto specifico (la recidiva). L'inammissibilità del ricorso, per manifesta infondatezza, ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.
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Recidiva e attenuanti: la Cassazione fa chiarezza
Un imputato, condannato per spaccio di stupefacenti, ricorre in Cassazione contestando l'applicazione della recidiva basata su precedenti penali datati. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile, stabilendo che la valutazione della recidiva è un giudizio autonomo rispetto alla concessione delle attenuanti generiche. Il tempo trascorso tra i reati non è di per sé sufficiente a escludere la maggiore riprovevolezza del fatto, se emerge una persistente inclinazione a delinquere.
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Lieve entità del fatto: no se la droga è tanta
La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti. La Corte ha negato la configurabilità della lieve entità del fatto a causa dell'ingente quantitativo di droga sequestrata, considerato un elemento ostativo assorbente. Ha inoltre confermato il diniego delle attenuanti generiche per l'assenza di elementi positivi a favore dell'imputato, condannandolo al pagamento delle spese e di un'ammenda.
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Obbligo di presentazione: nullo se convalidato in anticipo
La Corte di Cassazione ha annullato l'ordinanza di un giudice che aveva convalidato un obbligo di presentazione a carico di un tifoso prima della scadenza del termine di 48 ore previsto per la sua difesa. Secondo la Corte, il mancato rispetto di questo termine perentorio viola il diritto di difesa e comporta la nullità della convalida, rendendo inefficace la sola misura dell'obbligo di firma, ma lasciando valido il divieto di accesso agli stadi (DASPO).
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Ricorso inammissibile per fatture false: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una condanna per frode fiscale tramite fatture false. L'imputato, amministratore di una società IT, sosteneva che la Corte d'Appello avesse male interpretato le prove. La Cassazione ha ribadito che il suo ruolo non è rivalutare i fatti, ma verificare la correttezza giuridica e la logicità della sentenza. Poiché il ricorso mirava a una nuova lettura delle prove, è stato giudicato inammissibile.
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