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Diritto Penale

Ricorso inammissibile: limiti della Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per spaccio di lieve entità. L'ordinanza sottolinea che la Cassazione non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Poiché il ricorrente chiedeva una rivalutazione delle prove, il ricorso è stato respinto con condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.
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Particolare tenuità: no se il danno non è modesto
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva l'applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, i quali avevano escluso tale beneficio in considerazione delle modalità della violazione, consistita nella completa rimozione di un sigillo, e del valore non trascurabile del bene sequestrato. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Fatto di lieve entità: no con ingenti quantità
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio. La difesa chiedeva di riconoscere il fatto di lieve entità, ma la Corte ha escluso tale possibilità a causa dell'ingente quantitativo di stupefacente detenuto, sufficiente per oltre mille dosi. La decisione ha inoltre confermato la destinazione allo spaccio, basandosi sulla presenza di materiale per il confezionamento, e la pericolosità sociale del soggetto data la sua recidiva specifica.
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Pena pecuniaria e patteggiamento: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo una sentenza di patteggiamento per reati legati agli stupefacenti, chiedeva la sostituzione della pena pecuniaria. La Corte ha chiarito che la pena pecuniaria non è convertibile né sostituibile e che le questioni relative al calcolo del periodo di detenzione già scontato (presofferto) sono di competenza del giudice dell'esecuzione, non del giudice di cognizione.
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Circostanze attenuanti generiche: no con 621 dosi
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per la coltivazione di 58 piante di cannabis. La Corte ha confermato la decisione di merito di negare le circostanze attenuanti generiche, ritenendo che la notevole quantità di stupefacente, da cui si potevano ricavare 621 dosi, fosse un elemento decisivo e ostativo alla concessione del beneficio.
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Inammissibilità ricorso Cassazione: la guida pratica
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso presentato da due fratelli condannati per detenzione di stupefacenti. La decisione si fonda sul fatto che i motivi del ricorso erano mere doglianze fattuali, non censure sulla legittimità della sentenza di secondo grado. La Corte ha confermato la correttezza della valutazione dei giudici di merito, che avevano escluso sia l'uso personale della sostanza, sia l'applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, data la recidiva di uno degli imputati e un precedente proscioglimento per lo stesso motivo.
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Lieve entità fatto: la purezza della droga è decisiva
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7640/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti. La richiesta di qualificare il reato come 'lieve entità del fatto' è stata respinta, poiché l'elevata purezza della cocaina (105 grammi con purezza dell'85,18%), da cui si potevano ricavare oltre 560 dosi, è un elemento decisivo che esclude la minore gravità della condotta.
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Inammissibilità ricorso stupefacenti: i motivi
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7613/2024, ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio. La Corte ha ritenuto i motivi del ricorso infondati o inammissibili, in quanto basati su mere contestazioni di fatto, già valutate correttamente dalla Corte d'Appello. L'inammissibilità ricorso stupefacenti è stata confermata, respingendo le censure sulla qualificazione del reato, sull'uso delle dichiarazioni, sulla mancata applicazione della particolare tenuità del fatto e sul diniego delle attenuanti generiche.
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Ricorso inammissibile: doglianze di fatto in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imprenditore contro una condanna per operazioni fittizie. Il ricorso è stato respinto perché si limitava a contestare i fatti già valutati dalla Corte d'Appello, come la mancanza di una struttura aziendale idonea a svolgere i lavori fatturati. Questa decisione ribadisce che la Cassazione non può riesaminare il merito delle prove, ma solo le violazioni di legge. L'esito è la condanna del ricorrente alle spese processuali e a una sanzione pecuniaria.
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Inammissibilità ricorso per recidiva: la decisione
La Corte di Cassazione dichiara l'inammissibilità di un ricorso contro l'applicazione della recidiva reiterata. La decisione si basa sulla natura fattuale delle doglianze e sulla logicità della valutazione della Corte d'Appello riguardo l'accresciuta pericolosità sociale del ricorrente, desunta dai suoi numerosi precedenti penali. L'inammissibilità del ricorso ha comportato la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Inammissibilità ricorso: recidiva e lockdown
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso presentato da un individuo con numerosi precedenti penali, condannato per un reato commesso durante il lockdown mentre era sottoposto a sorveglianza speciale. La decisione si fonda sulla natura meramente riproduttiva dei motivi di ricorso e conferma la valutazione dei giudici di merito sull'accresciuta pericolosità del soggetto e sulla congruità della pena inflitta.
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Coltivazione domestica: quando è reato? La Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per la coltivazione di 30 piante di marijuana. La Corte ha stabilito che la presenza di attrezzature professionali (lampade, temporizzatori, pannelli riflettenti) e il numero di piante escludono la natura di coltivazione domestica per uso personale, configurando invece un'attività destinata allo spaccio.
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Ricorso inammissibile stupefacenti: la Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per un reato legato a stupefacenti. I motivi, incentrati su presunti errori di valutazione dei fatti, sulla recidiva e sulle attenuanti, sono stati giudicati come mere doglianze fattuali già esaminate o manifestamente infondate. La Corte ha confermato la condanna al pagamento delle spese processuali e di un'ammenda, ribadendo che il ricorso per cassazione non è una sede per riesaminare il merito della vicenda. Questo caso evidenzia l'importanza di formulare un ricorso inammissibile stupefacenti basato su vizi di legittimità e non su una diversa interpretazione dei fatti.
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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile per la genericità dei motivi, confermando la condanna per un reato minore legato a stupefacenti. La decisione sottolinea che una pena ben al di sotto della media non richiede una motivazione dettagliata e che il diniego delle attenuanti generiche è legittimo se basato su precedenti penali e assenza di pentimento. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.
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Ricorso inammissibile: intercettazioni e limiti
Un soggetto condannato per acquisto di precursori della droga presenta ricorso in Cassazione, contestando la valutazione delle prove e l'interpretazione di una intercettazione. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che la valutazione dei fatti e delle conversazioni registrate spetta ai giudici di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità se la motivazione è logica. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e a una sanzione pecuniaria.
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Ricorso inammissibile: quando i fatti non si discutono
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per spaccio di lieve entità. L'imputato sosteneva che gli agenti avessero solo 'intuito' la cessione, ma per la Corte questa è una contestazione sui fatti, non ammessa in sede di legittimità. La condanna viene quindi confermata, con l'aggiunta delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Consumo di gruppo: quando non esclude la detenzione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti. La difesa basata sul "consumo di gruppo" viene respinta poiché non è stato provato chi avrebbe partecipato al consumo né che l'acquisto della sostanza (51 dosi di cocaina) fosse stato finanziato da tutti i soggetti. Il ricorso è stato giudicato generico e ripropositivo di argomenti già vagliati.
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Attenuanti generiche: no se il fatto è grave
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso volto al riconoscimento delle attenuanti generiche. La decisione si fonda sulla concreta gravità del fatto (immissione sul mercato di circa un chilo di cocaina), ritenendo che la sola incensuratezza o la scelta del rito abbreviato non siano elementi sufficienti per una mitigazione della pena.
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Ricorso inammissibile: doglianze di fatto e Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di due imputati condannati per detenzione di stupefacenti. La decisione si fonda sul principio che non è possibile presentare in sede di legittimità mere doglianze di fatto, ovvero richieste di una nuova valutazione delle prove già esaminate nei gradi di merito. Il caso evidenzia l'inammissibilità di un ricorso basato su censure fattuali e l'importanza di formulare tutte le richieste, come la sospensione condizionale della pena, già nel giudizio d'appello.
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Ricorso inammissibile post-concordato: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per spaccio e contrabbando. Dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in appello (concordato), l'imputato ha contestato la pena pecuniaria e la mancata verifica di cause di assoluzione. La Corte ha respinto il ricorso, affermando che la pena concordata non può essere rinegoziata e che la censura sulla mancata assoluzione era troppo generica, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di un'ammenda.
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