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Diritto Penale

Sicurezza lavoratore somministrato: la responsabilità
La Corte di Cassazione conferma la condanna del legale rappresentante di un'azienda per le lesioni subite da un neoassunto. Il caso riguarda la sicurezza del lavoratore somministrato, sottolineando che l'obbligo di formazione specifica e di vigilanza sui macchinari pericolosi ricade direttamente e in modo non delegabile sull'impresa utilizzatrice.
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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono nuovi
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per frode assicurativa. La decisione si fonda su due principi cardine: il motivo di ricorso, incentrato sulla mancanza dell'elemento soggettivo del reato, non era stato sollevato nel precedente grado di appello e, inoltre, le argomentazioni presentate erano del tutto generiche e non contestavano specificamente le motivazioni della Corte territoriale. Di conseguenza, l'imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Ricorso inammissibile per motivi ripetuti: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 3872/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile in quanto i motivi presentati erano una mera ripetizione di quelli già respinti dalla Corte d'Appello. Il caso verteva sul mancato riconoscimento di un'attenuante. La Suprema Corte ha ribadito che la semplice riproposizione delle stesse argomentazioni, senza una critica specifica alla sentenza impugnata, porta all'inammissibilità e alla condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.
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Ricorso inammissibile: motivi infondati e generici
La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato. I motivi, relativi alla particolare tenuità del fatto e alle attenuanti generiche, sono stati giudicati manifestamente infondati, in quanto il primo era stato già motivatamente respinto e il secondo verteva su attenuanti già concesse in primo grado. L'esito è la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione.
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Ricorso inammissibile: limiti dell’appello in Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per detenzione e porto di pistola lanciarazzi. La Corte stabilisce che il ricorso era meramente rivalutativo dei fatti e non presentava vizi di legittimità. Viene inoltre chiarito l'onere probatorio per chi impugna una sentenza di prescrizione, richiedendo motivi specifici ed evidenti di innocenza.
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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per un reato in materia di armi. I motivi dell'appello sono stati giudicati generici: la richiesta di non punibilità per particolare tenuità del fatto non era stata avanzata nel precedente grado di giudizio, mentre il diniego delle attenuanti generiche era stato adeguatamente motivato dal giudice di merito sulla base dei precedenti dell'imputato.
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Determinazione della pena: quando il ricorso è generico
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso vertente sulla determinazione della pena per il reato di molestie. La motivazione del giudice di merito, che nega le attenuanti generiche basandosi sul comportamento processuale degli imputati, è ritenuta non sindacabile se non illogica o arbitraria, confermando l'ampia discrezionalità del giudice nella valutazione.
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Disegno criminoso unico: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto che chiedeva il riconoscimento del disegno criminoso unico tra il reato di partecipazione ad associazione mafiosa e successivi reati in materia di armi. La Corte ha confermato la decisione del giudice dell'esecuzione, sottolineando che l'appartenenza a un sodalizio criminale non è sufficiente a dimostrare che i reati-fine fossero stati programmati fin dall'inizio. Elementi come il notevole divario temporale e l'assenza dell'aggravante mafiosa per i reati successivi sono stati decisivi per escludere la continuazione.
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Liberazione anticipata: no se manca partecipazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto contro il diniego della liberazione anticipata. La decisione si basa sul principio che, per ottenere il beneficio, è cruciale la partecipazione attiva al percorso rieducativo nel semestre di riferimento. Una singola infrazione disciplinare è stata ritenuta sufficiente a dimostrare la mancanza di tale partecipazione, giustificando il rigetto dell'istanza.
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Colloqui 41-bis: no all’accorpamento delle visite
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto in regime di 41-bis che chiedeva di poter raggruppare i colloqui familiari mensili. La Corte ha confermato la legittimità del provvedimento dell'amministrazione penitenziaria che impone una distanza di circa 30 giorni tra i colloqui 41-bis, motivando la decisione con superiori esigenze di sicurezza pubblica per evitare flussi informativi concentrati con l'esterno.
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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile in un procedimento di prevenzione, poiché i motivi presentati erano generici e riproponevano argomentazioni già respinte. L'ordinanza ribadisce che, in tale materia, il vizio di motivazione è deducibile solo se questa è inesistente o meramente apparente, non per semplice illogicità.
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Ricorso per cassazione ricettazione: quando è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per cassazione ricettazione. I motivi vengono respinti perché mera reiterazione di doglianze di fatto e perché l'ipotesi attenuata del reato è una circostanza e non un reato autonomo, irrilevante ai fini della prescrizione.
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Continuazione tra reati: i limiti in fase esecutiva
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva il riconoscimento della continuazione tra reati commessi a grande distanza temporale. L'ordinanza sottolinea che, per applicare l'istituto, non basta l'omogeneità dei delitti, ma serve la prova rigorosa di un unico e originario disegno criminoso, prova che si presume assente in caso di illeciti temporalmente distanti.
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Prescrizione reato sorveglianza: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha annullato parzialmente una condanna, stabilendo che la violazione degli obblighi della sorveglianza speciale, se commessa dopo la revoca dell'obbligo di soggiorno, costituisce una contravvenzione e non un delitto. Di conseguenza, il reato è stato dichiarato estinto per prescrizione, portando alla rideterminazione della pena per i restanti capi d'accusa. La decisione sottolinea l'importanza di qualificare correttamente il reato in base alle specifiche misure preventive in vigore al momento del fatto. La questione centrale è la prescrizione reato sorveglianza.
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Atti preparatori: quando scatta il tentato reato?
Un imputato ricorre contro la condanna per tentato omicidio, sostenendo che la mancata presentazione della vittima all'agguato escludesse il reato. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, specificando che gli atti preparatori, come l'organizzazione di una trappola, sono sufficienti a configurare il tentativo quando il piano criminoso è definito e l'azione ha un'alta probabilità di successo, indipendentemente da eventi imprevisti come l'assenza della vittima.
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Annullamento parziale e prescrizione: la Cassazione
La Corte di Cassazione chiarisce che, in caso di annullamento parziale di una sentenza limitato alla sola pena, la parte sulla colpevolezza diventa definitiva. Questo 'giudicato parziale' impedisce al giudice del rinvio di dichiarare la prescrizione del reato maturata successivamente. Il ricorso dell'imputato, basato su un errato calcolo della prescrizione, è stato quindi dichiarato inammissibile.
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Reformatio in peius: i limiti del giudice del rinvio
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che lamentava la violazione del divieto di reformatio in peius. La Corte chiarisce che il giudice del rinvio, nel rideterminare la pena dopo un annullamento parziale, non viola tale divieto se la nuova sanzione, pur ricalcolata su basi diverse, risulta inferiore a quella annullata e rientra nei limiti di legge.
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Gradualità misure alternative: no alla prova subito
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza che aveva negato l'affidamento in prova, concedendo invece la detenzione domiciliare. La Corte ha ribadito il principio della gradualità delle misure alternative, sottolineando che la scelta è una valutazione discrezionale del giudice, finalizzata a un percorso di reinserimento sociale progressivo e non automatico, soprattutto in presenza di reati gravi.
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Continuazione tra reati: la Cassazione e il tempo
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto che chiedeva il riconoscimento della continuazione tra reati commessi a oltre due anni di distanza. La Corte ha ribadito che un significativo lasso temporale tra i fatti crea una presunzione contro l'esistenza di un unico disegno criminoso, elemento essenziale per applicare l'istituto della continuazione tra reati. La decisione del giudice di merito, che aveva negato il beneficio per i reati distanti nel tempo, è stata quindi confermata.
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Gradualità benefici penitenziari: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva l'affidamento in prova. La Corte ha confermato la decisione del Tribunale di Sorveglianza, che aveva concesso la detenzione domiciliare in base al principio di gradualità dei benefici penitenziari, ritenendo ancora presente una pericolosità sociale residua che non giustificava la misura più ampia.
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