La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 905 del 2024, ha confermato una condanna per il reato di ricettazione. Il caso riguarda il ritrovamento di beni rubati nell'abitazione dell'imputato. La Corte ha stabilito che la mancata giustificazione del possesso di tali beni costituisce una prova fondamentale della colpevolezza. Inoltre, ha chiarito che l'eventuale illegittimità della perquisizione non rende inutilizzabile il sequestro della refurtiva, applicando il principio 'male captum bene retentum'. La sentenza rigetta quindi il ricorso, confermando anche la corretta applicazione dell'aggravante della recidiva basata sulla pericolosità sociale del soggetto.
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