Due amministratori, padre e figlio, sono stati condannati per bancarotta fraudolenta per aver distratto quasi un milione di euro da una società, un anno prima della sua dichiarazione di fallimento. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i loro ricorsi, confermando che l'operazione, mascherata da pagamento di un debito, era un atto deliberato per sottrarre beni ai creditori. La sentenza chiarisce la responsabilità sia dell'amministratore di diritto (il figlio) sia del padre, che ha agito come concorrente esterno (extraneus) ideando e gestendo l'intera operazione.
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