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Diritto di presenziare in udienza: Cassazione annulla

Un individuo sotto custodia cautelare per reati di droga ha presentato ricorso in Cassazione. La questione centrale era la negazione del suo diritto di presenziare in udienza di riesame, nonostante una richiesta esplicita. La Suprema Corte ha ritenuto questo errore procedurale una violazione fondamentale, causando la nullità assoluta dell’atto. Di conseguenza, ha annullato l’ordinanza del tribunale inferiore e ha rinviato il caso per un nuovo giudizio, sottolineando l’importanza del diritto dell’imputato a partecipare ai procedimenti che incidono sulla sua libertà personale.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto di Presenziare in Udienza: la Cassazione Annulla per Mancata Partecipazione dell’Indagato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15708/2025, ha riaffermato un principio fondamentale del giusto processo: il diritto di presenziare in udienza per l’indagato detenuto che ne faccia richiesta. La mancata garanzia di questo diritto costituisce un vizio insanabile che porta all’annullamento dell’ordinanza emessa. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un uomo, sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere per reati legati al traffico di sostanze stupefacenti, si opponeva alla decisione del Tribunale del Riesame che aveva confermato il provvedimento restrittivo. Tramite il suo difensore, aveva presentato ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando diverse violazioni di legge. Il motivo principale, e decisivo, riguardava un grave errore procedurale: nonostante avesse esplicitamente chiesto, nell’istanza di riesame, di essere condotto in aula o di partecipare tramite video-collegamento, il Tribunale aveva celebrato l’udienza dichiarandolo semplicemente “assente”, senza disporre alcuna delle misure richieste.

La Violazione del Diritto di Presenziare in Udienza

Il cuore della questione legale risiede nella violazione degli articoli 127, 178, 179 e 309 del codice di procedura penale. La difesa ha sostenuto che l’omessa traduzione dell’indagato detenuto, che aveva manifestato la volontà di partecipare al procedimento, determinava una nullità assoluta e insanabile dell’udienza e, di conseguenza, dell’ordinanza che ne era scaturita. Questo perché la partecipazione personale dell’interessato è considerata un segmento essenziale dell’attività processuale, specialmente quando si discute della sua libertà personale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente il primo motivo di ricorso, ritenendolo assorbente rispetto a tutti gli altri. I giudici hanno qualificato l’omissione del Tribunale come un error in procedendo, ovvero un errore nella procedura. Hanno ribadito che, secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale, rafforzato anche da sentenze delle Sezioni Unite, il diritto di presenziare in udienza di riesame è un diritto fondamentale dell’indagato detenuto. Quando l’interessato ne fa richiesta, il giudice ha l’obbligo di disporre la sua traduzione o di attivare il collegamento a distanza. La mancata adozione di tali provvedimenti viola il diritto di difesa e il principio del contraddittorio, sancito anche dall’articolo 24 della Costituzione.
La Corte ha precisato che tale mancanza determina la “nullità assoluta ed insanabile dell’udienza e del provvedimento conclusivo”. È importante notare, tuttavia, che questa nullità non comporta l’automatica perdita di efficacia della misura cautelare. La misura coercitiva, anche se originariamente disposta con un provvedimento viziato, rimane in vigore fino a quando non interviene una nuova pronuncia, emessa al termine di un procedimento ritualmente corretto.

Le Conclusioni

In conclusione, la Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata e ha disposto la trasmissione degli atti al Tribunale del Riesame per un nuovo giudizio. Questa sentenza è un monito cruciale sull’inderogabilità delle garanzie difensive. Il diritto di presenziare in udienza non è una mera formalità, ma un pilastro del giusto processo. La decisione assicura che un individuo, specialmente se privato della libertà, abbia sempre la possibilità di interloquire direttamente con il giudice che deve decidere del suo status, garantendo così la piena esplicazione del diritto di difesa.

Un indagato detenuto ha sempre diritto a partecipare all’udienza di riesame?
Sì, qualora la persona detenuta o internata ne faccia specifica richiesta, anche per il tramite del difensore, ha il diritto di comparire personalmente all’udienza, attraverso la traduzione fisica o il collegamento a distanza.

Cosa succede se il giudice non garantisce la presenza dell’indagato che ne ha fatto richiesta?
La mancata organizzazione della presenza dell’indagato, che ne abbia fatto richiesta, determina la nullità assoluta ed insanabile sia dell’udienza che del provvedimento conclusivo emesso in quella sede, a causa della violazione del diritto di difesa.

L’annullamento dell’ordinanza per questo vizio procedurale comporta la liberazione immediata dell’indagato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la nullità dell’ordinanza emessa all’esito di un’udienza viziata non comporta la cessazione dell’efficacia della misura cautelare. La misura rimane in essere, e gli atti vengono trasmessi nuovamente al tribunale per la celebrazione di una nuova udienza, questa volta nel rispetto delle garanzie procedurali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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