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Diritto di partecipare all’udienza: nullità assoluta

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna della Corte d’Appello per violazione del diritto di partecipare all’udienza dell’imputato. Nonostante l’imputato, in stato di detenzione, avesse espressamente richiesto di presenziare al processo d’appello, la sua traduzione non è stata disposta. La Corte ha stabilito che tale omissione costituisce una nullità assoluta e insanabile, anche nel contesto della normativa emergenziale, poiché il diritto dell’imputato di essere presente e ascoltato dal giudice è un principio fondamentale del giusto processo.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto di Partecipare all’Udienza: un Principio Inviolabile

Il diritto di partecipare all’udienza è uno dei pilastri fondamentali del giusto processo. Questo principio garantisce che l’imputato non sia un mero oggetto del procedimento, ma un soggetto attivo, in grado di difendersi e di essere ascoltato direttamente dal giudice che deciderà sulla sua libertà. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito con forza l’inviolabilità di questo diritto, anche in contesti normativi eccezionali come quelli introdotti durante l’emergenza sanitaria. La Corte ha annullato una sentenza di condanna proprio perché all’imputato detenuto era stata negata la possibilità di essere presente in aula, nonostante la sua esplicita richiesta.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna per falsa testimonianza emessa dal Tribunale di Monza e confermata dalla Corte d’appello di Milano. L’imputato, che si trovava in stato di detenzione presso la Casa circondariale di Monza, aveva presentato ricorso in appello. In vista dell’udienza, fissata per il 13 dicembre 2022, egli aveva avanzato, più di un mese prima, una richiesta formale per partecipare personalmente al giudizio.

Tuttavia, la Corte d’appello, in applicazione della normativa emergenziale che favoriva lo svolgimento delle udienze con rito “cartolare” (basato solo sugli atti scritti), ha revocato l’ordine di traduzione. Di conseguenza, il processo si è svolto senza la presenza dell’imputato, portando alla conferma della sua condanna. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, lamentando proprio la violazione del diritto dell’imputato a partecipare al suo processo.

La Violazione del Diritto di Partecipare all’Udienza secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo fondato il motivo relativo alla mancata partecipazione dell’imputato. I giudici hanno chiarito che, sebbene la legislazione emergenziale (art. 23-bis d.l. 137/2020) prevedesse la celebrazione delle udienze d’appello in camera di consiglio senza la presenza delle parti, faceva salva un’eccezione cruciale: il caso in cui l’imputato manifestasse la volontà di comparire.

La richiesta dell’imputato, presentata tempestivamente, avrebbe dovuto determinare il passaggio dal rito cartolare al rito ordinario, con la sua necessaria presenza in aula. L’aver ignorato tale richiesta e aver proceduto ugualmente ha integrato una violazione del diritto di difesa, sanzionata con la nullità assoluta e insanabile del giudizio e della sentenza emessa.

Le Motivazioni

Nella sua motivazione, la Suprema Corte ha sottolineato che il diritto dell’imputato di essere presente e ascoltato dal giudice è un principio cardine del sistema processuale, conforme ai dettami dell’art. 111 della Costituzione e delle convenzioni internazionali sui diritti umani (CEDU e Patto internazionale sui diritti civili e politici).

La Corte ha specificato che una normativa eccezionale e derogatoria, come quella emergenziale, deve essere interpretata in modo restrittivo per non compromettere i diritti fondamentali dell’individuo. In particolare, il diritto alla partecipazione personale assume un’importanza ancora maggiore quando l’imputato è sottoposto a restrizioni della libertà personale.

I giudici hanno inoltre aderito all’orientamento giurisprudenziale più garantista, affermando che la volontà di comparire, manifestata “in qualsiasi modo” dall’imputato detenuto, è sufficiente a far scattare l’obbligo di disporne la traduzione. Non è necessario che la richiesta segua formalità rigide o che sia veicolata esclusivamente dal difensore. L’omessa traduzione, in un caso come questo, svuota di significato la notifica dell’avviso di udienza (la vocatio in iudicium), poiché si convoca in giudizio una persona a cui viene materialmente impedito di rispondere.

Le Conclusioni

La sentenza in esame riafferma con decisione la centralità del contraddittorio e del diritto di difesa nel processo penale. Stabilisce che nessuna esigenza di efficienza o semplificazione procedurale, neanche quelle dettate da un’emergenza, può prevalere sul diritto fondamentale dell’imputato di partecipare attivamente al processo che lo riguarda. L’omissione della traduzione di un imputato detenuto che ne abbia fatto richiesta non è un mero errore procedurale, ma una violazione che inficia la validità stessa del giudizio, determinandone la nullità assoluta. Questa decisione serve da monito per garantire sempre la massima tutela dei diritti difensivi, che costituiscono il fondamento di un processo equo e giusto.

Un imputato detenuto può richiedere di partecipare personalmente all’udienza di appello anche durante il regime emergenziale che prevede il rito cartolare?
Sì. La sentenza chiarisce che la richiesta dell’imputato di partecipare personalmente prevale sulla regola del rito cartolare, obbligando il giudice a disporre la sua presenza in udienza.

Cosa succede se un giudice ignora la richiesta di partecipazione di un imputato detenuto?
La mancata traduzione dell’imputato che ha chiesto di presenziare determina la nullità assoluta e insanabile del giudizio e della relativa sentenza. Ciò significa che il processo deve essere celebrato di nuovo.

La richiesta di partecipazione dell’imputato detenuto deve essere presentata obbligatoriamente tramite il difensore e con modalità telematiche?
No. La Corte di Cassazione ha affermato che è sufficiente che l’imputato abbia manifestato “in qualsiasi modo” la sua volontà di comparire, anche personalmente tramite l’ufficio matricola del carcere, purché la richiesta arrivi al giudice in tempo utile per organizzare la traduzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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