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Diritto di impugnazione: quando il ricorso è unico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, riaffermando il principio di unicità del diritto di impugnazione. Poiché il suo difensore di fiducia aveva già presentato un’impugnazione, il diritto si è consumato, impedendo un secondo ricorso da parte dell’imputato stesso, anche se lamentava una mancata notifica.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Il Diritto di Impugnazione: Un’Unica Possibilità per Contestare la Sentenza

Il diritto di impugnazione rappresenta una garanzia fondamentale nel nostro ordinamento, consentendo a un imputato di contestare una sentenza che ritiene ingiusta. Tuttavia, questo diritto non è illimitato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 36934/2024) chiarisce un aspetto cruciale: il principio di unicità, secondo cui, una volta esercitato, tale diritto si ‘consuma’. Vediamo nel dettaglio il caso e le conclusioni dei giudici.

I Fatti del Caso

Un uomo veniva condannato in primo grado dal Tribunale di Napoli per il reato previsto dall’art. 95 del DPR 115/2002, relativo a false dichiarazioni per l’ammissione al gratuito patrocinio. La Corte di Appello confermava la condanna. Successivamente, il difensore di fiducia dell’imputato presentava un primo ricorso in Cassazione, che veniva parzialmente accolto: la Corte annullava la sentenza limitatamente all’aggravante della recidiva e rinviava alla Corte di Appello per una nuova determinazione della pena.

A seguito della nuova sentenza della Corte di Appello, l’imputato, tramite il suo difensore, proponeva un nuovo ricorso per cassazione. Questa volta, oltre a contestare nel merito la responsabilità penale, sosteneva che la sentenza precedente non gli fosse mai stata notificata personalmente, rendendola ancora impugnabile direttamente da lui e non solo dal suo legale.

L’Importanza del Diritto di Impugnazione e il suo Principio di Unicità

Il fulcro della decisione della Cassazione ruota attorno al cosiddetto “principio di unicità del diritto di impugnazione”. Secondo la giurisprudenza consolidata, anche se il diritto di contestare una sentenza spetta sia all’imputato sia al suo difensore, esso è considerato unico. Ciò significa che una volta che uno dei due soggetti lo ha esercitato, il diritto si considera consumato e non può essere esercitato una seconda volta dall’altro soggetto.

La Corte fa una distinzione importante tra il caso in cui l’imputato sia assistito da un difensore d’ufficio e quello in cui abbia nominato un difensore di fiducia. Nel secondo caso, la scelta di un legale di fiducia crea un rapporto che presume la conoscenza del procedimento da parte dell’imputato. L’azione del difensore di fiducia è quindi considerata come espressione della volontà dell’assistito.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il secondo ricorso inammissibile per diverse ragioni. In primo luogo, ha ribadito che il diritto di impugnazione era già stato consumato dal ricorso precedente, proposto dallo stesso difensore di fiducia. Non è possibile ‘sdoppiare’ l’impugnazione, presentandone una prima e poi una seconda basata su presunte mancate notifiche.

In secondo luogo, i giudici hanno sottolineato che il difensore che ha presentato il nuovo ricorso era lo stesso legale di fiducia che aveva assistito l’imputato fin dalle fasi precedenti. Questo elemento rafforza la presunzione che l’imputato fosse a conoscenza degli sviluppi processuali. La Corte ha chiarito che la tutela rafforzata per l’imputato ‘contumace’ (assente inconsapevole) si applica principalmente quando vi è un difensore d’ufficio, non quando c’è un rapporto fiduciario con un legale.

Infine, la Corte ha osservato che la questione della responsabilità penale era già stata decisa con la precedente sentenza di Cassazione, che aveva dichiarato irrevocabile l’affermazione di colpevolezza, limitando l’annullamento solo al calcolo della pena. Pertanto, non era più possibile rimettere in discussione la colpevolezza dell’imputato.

Conclusioni

La sentenza in esame offre un importante monito: la scelta di un difensore di fiducia e le azioni da lui intraprese hanno conseguenze definitive sul processo. Il principio di unicità del diritto di impugnazione impedisce tattiche dilatorie o la presentazione di ricorsi multipli sulla stessa sentenza. Una volta che il difensore ha impugnato, l’imputato non può, in un secondo momento, presentare un proprio autonomo ricorso lamentando vizi di notifica. La decisione della Cassazione rafforza la certezza del diritto e la finalità del processo, stabilendo che le scelte difensive, una volta compiute, sono definitive e consumano il relativo diritto processuale.

Un imputato può presentare un appello se il suo avvocato lo ha già fatto?
No, secondo il principio di unicità del diritto di impugnazione, una volta che il diritto è stato esercitato (in questo caso dal difensore di fiducia), si considera ‘consumato’ e non può essere esercitato una seconda volta dall’imputato stesso.

Cosa significa che il diritto di impugnazione è ‘unico’?
Significa che, sebbene il diritto spetti sia all’imputato sia al suo difensore, esso può essere esercitato una sola volta. L’impugnazione presentata da uno dei due esaurisce la possibilità per l’altro di fare lo stesso per la medesima sentenza.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso specifico?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il diritto di impugnazione si era già esaurito con il precedente ricorso presentato dallo stesso difensore di fiducia. Inoltre, la questione sulla responsabilità penale era già diventata irrevocabile con la precedente sentenza della Cassazione, rendendo ogni ulteriore doglianza sul punto non più esaminabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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