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Diritto di impugnazione e prescrizione senza udienza

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello che aveva dichiarato un reato estinto per prescrizione in fase predibattimentale, senza un’udienza. La Corte ha stabilito che tale procedura viola il diritto di impugnazione e di difesa dell’imputato, il quale ha interesse a ottenere un’assoluzione nel merito per dimostrare la propria innocenza. La decisione si fonda su un precedente della Corte Costituzionale (sent. n. 111/2022) che ha sancito l’illegittimità di una norma interpretata nel senso di negare l’appello in questi casi.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto di Impugnazione: Annullata Sentenza di Prescrizione Senza Contraddittorio

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 30234 del 2025, riafferma un principio cruciale del nostro ordinamento: il diritto di impugnazione dell’imputato non può essere sacrificato sull’altare della mera estinzione del reato per prescrizione, specialmente quando la decisione viene presa senza un’adeguata discussione tra le parti. Questo caso evidenzia come l’interesse di un individuo a vedere riconosciuta la propria innocenza con una formula piena prevalga sulla semplice chiusura del procedimento per decorrenza dei termini.

I Fatti del Caso

Un imputato si è visto dichiarare estinto il reato a suo carico per intervenuta prescrizione da parte della Corte d’Appello. La particolarità della vicenda risiede nel modo in cui è stata presa questa decisione: in fase predibattimentale e, soprattutto, senza alcuna forma di contraddittorio. In altre parole, la Corte d’Appello ha chiuso il caso senza un’udienza in cui l’accusa e la difesa potessero esporre le proprie argomentazioni.

Nonostante l’esito apparentemente favorevole (la fine del processo), l’imputato, che si professava innocente, ha deciso di ricorrere in Cassazione. Il motivo del ricorso era chiaro: la procedura seguita gli aveva impedito di far valere nel merito le proprie ragioni e di puntare a un’assoluzione piena, che avrebbe cancellato ogni ombra di colpevolezza, a differenza della prescrizione che estingue il reato ma non accerta l’innocenza.

La Decisione della Corte e il Diritto di Impugnazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza della Corte d’Appello e disponendo un nuovo giudizio. Il fulcro della decisione si basa sulla violazione del diritto di impugnazione, interpretato alla luce dei principi del giusto processo sanciti dalla Costituzione.

La Cassazione ha evidenziato che una sentenza di proscioglimento per prescrizione, emessa senza contraddittorio, lede il diritto di difesa. L’imputato ha un interesse concreto e giuridicamente rilevante a contestare tale pronuncia per ottenere una decisione più favorevole nel merito, come un’assoluzione perché il fatto non sussiste o perché non l’ha commesso.

Il Richiamo alla Corte Costituzionale

La decisione si allinea perfettamente con la sentenza n. 111 del 2022 della Corte Costituzionale. Quest’ultima aveva dichiarato incostituzionale l’articolo 568, comma 4, del codice di procedura penale, nella parte in cui veniva interpretato come causa di inammissibilità del ricorso per cassazione contro una sentenza di appello che dichiara la prescrizione senza un’udienza. La Consulta ha stabilito che negare all’imputato la possibilità di appellare una simile decisione viola sia il diritto di difesa (art. 24 Cost.) sia il principio del giusto processo e del contraddittorio (art. 111 Cost.).

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando che il bilanciamento tra l’interesse dell’imputato a ottenere un proscioglimento nel merito e il principio della ragionevole durata del processo non può risolversi in un annullamento del diritto di difesa. Dichiarare la prescrizione de plano, ovvero senza un dibattito processuale, impedisce all’imputato di esercitare il proprio diritto a dimostrare la sua totale estraneità ai fatti contestati. L’interesse a impugnare, in questo contesto, non è astratto ma concreto, poiché una formula assolutoria piena ha effetti giuridici e morali ben diversi rispetto a una declaratoria di estinzione del reato per prescrizione.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza rafforza la tutela del diritto di impugnazione e del giusto processo. Viene chiarito che un esito processuale formalmente non di condanna, come la prescrizione, non può essere imposto all’imputato senza avergli dato la possibilità di difendersi in un’udienza pubblica e di aspirare al risultato più favorevole possibile: l’assoluzione nel merito. La Corte ha quindi annullato la sentenza e rinviato gli atti alla Corte d’Appello di Napoli per un nuovo giudizio che dovrà svolgersi nel pieno rispetto del contraddittorio.

Un imputato può fare ricorso contro una sentenza che dichiara il reato estinto per prescrizione?
Sì, l’imputato può ricorrere se ha interesse a ottenere una formula di proscioglimento più favorevole, come l’assoluzione nel merito per non aver commesso il fatto o perché il fatto non sussiste. Questo interesse è considerato concreto e meritevole di tutela.

Perché è illegittimo dichiarare la prescrizione senza un’udienza in contraddittorio?
Perché tale procedura viola i principi del giusto processo e il diritto di difesa. Impedisce all’imputato di esporre le proprie argomentazioni e di cercare di ottenere un’assoluzione piena, che ha conseguenze giuridiche e morali diverse dalla semplice estinzione del reato.

Qual è stato il ruolo della sentenza della Corte Costituzionale n. 111/2022 in questo caso?
È stato fondamentale. Quella sentenza ha dichiarato incostituzionale l’interpretazione normativa che rendeva inammissibile il ricorso contro una sentenza di prescrizione emessa senza contraddittorio. La Cassazione si è basata su questo principio per accogliere il ricorso dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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