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Diritto di critica: quando non è diffamazione

Un cittadino era stato condannato per diffamazione per aver criticato un avvocato in una lettera inviata all’amministratore di condominio e all’Ordine professionale. La Corte di Cassazione ha annullato la condanna, stabilendo che le espressioni utilizzate, seppur aspre, rientravano nel legittimo esercizio del diritto di critica, in quanto miravano a contestare un comportamento ritenuto scorretto e non a un attacco personale fine a se stesso.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Diritto di Critica e Diffamazione: la Cassazione Chiarisce i Confini

Il confine tra la libertà di esprimere un’opinione e il reato di diffamazione è spesso sottile e oggetto di complesse valutazioni giuridiche. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 36586/2024) offre un importante chiarimento su questo tema, stabilendo che l’esercizio del diritto di critica, anche se manifestato con toni aspri e polemici, non integra la diffamazione se è finalizzato a stigmatizzare un comportamento e non a denigrare la persona. Analizziamo insieme questo caso emblematico.

I Fatti del Caso: Una Lettera di Protesta

La vicenda trae origine da una missiva inviata da un cittadino all’amministratore del proprio condominio e al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati. Nella lettera, l’uomo lamentava il comportamento di un legale, coniuge di una condomina. Le espressioni incriminate definivano il legale come “tale persona” e “ospitato” nell’appartamento della moglie. Inoltre, lo si accusava di aver partecipato senza titolo alle assemblee condominiali, di aver utilizzato impropriamente la carta intestata del proprio studio legale per contestare una delibera e di aver velatamente minacciato “strascichi legali”.

Sia il Giudice di Pace che il Tribunale avevano ritenuto tali espressioni diffamatorie, condannando l’autore della lettera a una pena pecuniaria e al risarcimento dei danni.

L’Esercizio del Diritto di Critica e i Limiti della Diffamazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo di aver agito nell’esercizio del suo diritto di critica, tutelato dall’articolo 21 della Costituzione e scriminato dall’articolo 51 del codice penale. Secondo la sua difesa, l’intento non era offendere la reputazione del legale, ma stigmatizzare un comportamento ritenuto scorretto, ovvero l’intromissione in questioni condominiali senza averne titolo e l’uso improprio della qualifica professionale.

La Segnalazione all’Ordine Professionale come Esercizio di un Diritto

Un punto cruciale della decisione riguarda l’invio della lettera anche al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la segnalazione a un organo disciplinare di presunte scorrettezze professionali di un iscritto costituisce esercizio del diritto di critica. Tale diritto è preordinato a ottenere un controllo su possibili violazioni delle regole deontologiche. Inviare un esposto contenente dubbi e perplessità sulla condotta di un professionista, quindi, non integra il reato di diffamazione, anche se poi il procedimento disciplinare si conclude con un’archiviazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza di condanna “perché il fatto non sussiste”. Secondo i giudici, per valutare la portata offensiva di una frase è necessario calarla nel contesto specifico in cui è stata pronunciata. Nel caso in esame, le espressioni come “tale” o “ospitato” non avevano un’intrinseca valenza denigratoria, ma erano usate in modo “sferzante e sarcastico” per sottolineare un fatto oggettivo: il legale non era un condomino e, quindi, non aveva titolo per intervenire nelle decisioni dell’assemblea.

Anche l’accusa di aver utilizzato la carta intestata per minacciare azioni legali è stata interpretata come una critica, seppur pungente, a una condotta professionale ritenuta impropria. Le espressioni, secondo la Corte, non si sono risolte in un’aggressione gratuita alla persona, ma hanno costituito una critica alla sua condotta. In questi casi, il diritto costituzionalmente garantito di espressione e critica prevale sulla tutela della dignità personale, in quanto elemento fondamentale della dialettica democratica.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza rafforza il principio secondo cui la critica, anche aspra e polemica, è lecita quando si concentra sui comportamenti e non degenera in un attacco personale fine a se stesso. Stabilisce chiaramente che contestare la legittimità di un’azione o la correttezza di una condotta professionale, anche segnalandola agli organi competenti, rientra a pieno titolo nel diritto di critica. La decisione rappresenta un importante punto di riferimento per distinguere tra una legittima manifestazione del pensiero e un’illecita lesione della reputazione altrui, specialmente in contesti conflittuali come quelli condominiali o professionali.

È diffamazione usare espressioni aspre come “tale persona” o “ospitato” in un contesto di critica?
No. Secondo la Corte di Cassazione, tali espressioni, se inserite in un contesto volto a criticare un comportamento specifico (come l’interferenza in questioni condominiali senza averne titolo), non hanno un’intrinseca valenza denigratoria e rientrano nel diritto di critica, anche se usate con tono sarcastico o sferzante.

Inviare un esposto al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati contro un legale può costituire diffamazione?
No. La giurisprudenza costante ritiene che inviare un esposto a un organo disciplinare, contenente dubbi sulla correttezza professionale di un iscritto, non integri il delitto di diffamazione. Si tratta dell’esercizio del diritto di critica, finalizzato a ottenere un controllo su eventuali violazioni deontologiche.

Quando il diritto di critica giustifica l’uso di un linguaggio forte senza commettere un reato?
Il diritto di critica giustifica un linguaggio forte quando le espressioni, pur essendo polemiche, sono pertinenti al fatto criticato e non si traducono in un’aggressione gratuita e immotivata alla reputazione personale del destinatario. La critica deve essere rivolta alla condotta e non alla persona in sé.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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