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Diritto all’interprete: nullo l’atto senza traduzione

Un cittadino svizzero, richiesto dalla Germania tramite Mandato di Arresto Europeo per reati ambientali, si è visto annullare dalla Corte di Cassazione la sentenza che ne autorizzava la consegna. Il motivo? Aveva firmato una rinuncia a presenziare all’udienza senza l’assistenza di un interprete, non conoscendo la lingua italiana. La Suprema Corte ha stabilito che la violazione del diritto all’interprete in un atto così cruciale determina la nullità assoluta e insanabile del procedimento, rinviando gli atti alla Corte d’Appello.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto all’interprete: garanzia inviolabile per un processo equo

Il diritto all’interprete rappresenta una delle garanzie fondamentali per assicurare un processo equo, specialmente in un contesto europeo sempre più interconnesso. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito con forza questo principio, annullando la decisione di consegna di un cittadino straniero proprio per la mancata assistenza linguistica in un momento cruciale del procedimento. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Consegna Internazionale

Il caso riguarda un cittadino svizzero, destinatario di un Mandato d’Arresto Europeo emesso dalle autorità giudiziarie tedesche. Le accuse a suo carico erano di gestione non autorizzata e spedizione illegale di rifiuti pericolosi, fatti che sarebbero stati commessi tra il 2011 e il 2013.
La Corte di Appello di Palermo, in sede di rinvio, aveva dichiarato sussistenti le condizioni per la consegna del cittadino alle autorità tedesche. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per Cassazione, sollevando diverse questioni di legittimità procedurale e sostanziale.

Il Ricorso in Cassazione e la violazione del diritto all’interprete

Tra i vari motivi di ricorso, quello decisivo si è rivelato essere il quarto, incentrato sulla violazione delle norme che tutelano l’imputato alloglotto, ovvero colui che non parla la lingua del processo.
La difesa ha lamentato che il proprio assistito aveva sottoscritto un modulo con cui rinunciava a presenziare all’udienza decisiva, senza però che tale atto gli fosse stato tradotto o spiegato in tedesco, sua lingua madre. Questa omissione, secondo il ricorrente, gli aveva impedito di partecipare consapevolmente a un momento fondamentale della procedura di consegna, viziando irrimediabilmente l’intero iter.

Le motivazioni della Cassazione: Partecipazione Consapevole e Nullità Assoluta

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente questa doglianza, ritenendola fondata e di carattere preliminare rispetto a tutte le altre. I giudici hanno richiamato l’articolo 143 del codice di procedura penale, che sancisce il diritto dell’imputato che non conosce la lingua italiana a essere assistito gratuitamente da un interprete.

Questo diritto, sottolinea la Corte, non si limita alla comprensione delle accuse o allo svolgimento delle udienze, ma si estende a tutti gli atti che richiedono una partecipazione attiva e consapevole dell’interessato. La rinuncia a presenziare a un’udienza è indiscutibilmente uno di questi.

La Suprema Corte ha chiarito che, sebbene il modulo prestampato non rientri tra gli atti da tradurre obbligatoriamente per iscritto, l’interessato avrebbe dovuto essere assistito da un interprete per comprenderne il significato e le conseguenze. La mancanza di tale assistenza ha determinato una nullità assoluta di carattere generale, come previsto dall’articolo 178, lettera c), del codice di procedura penale, poiché ha inciso direttamente sul diritto di intervento e partecipazione dell’imputato al procedimento.

Le conclusioni: Annullamento con Rinvio

In conclusione, la Corte di Cassazione ha dichiarato la nullità dell’atto di rinuncia e, di conseguenza, della sentenza impugnata che su di esso si fondava. La causa è stata quindi annullata con rinvio alla Corte di Appello di Palermo per un nuovo giudizio, che dovrà svolgersi nel pieno rispetto delle garanzie difensive.
Questa pronuncia riafferma un principio cardine del nostro ordinamento: la partecipazione al processo deve essere sempre effettiva e consapevole. La barriera linguistica non può e non deve trasformarsi in un ostacolo all’esercizio dei diritti fondamentali della difesa, pena l’invalidità dell’intero procedimento giudiziario.

Quando è obbligatoria l’assistenza di un interprete per un imputato che non conosce la lingua italiana?
Secondo la sentenza, l’assistenza gratuita di un interprete è un diritto fondamentale per chi non conosce la lingua italiana, necessario sia per comprendere l’accusa formulata nei suoi confronti, sia per seguire il compimento degli atti e lo svolgimento delle udienze a cui partecipa.

È valida la firma su un modulo di rinuncia a presenziare in udienza se l’interessato non comprende la lingua e non è assistito da un interprete?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che, per comprendere senza equivoci il significato di un modulo di rinuncia, l’interessato deve essere assistito da un interprete. La sua mancanza determina una nullità assoluta e insanabile dell’atto.

Qual è la conseguenza processuale della violazione del diritto all’interprete in questo caso specifico?
La violazione ha comportato la dichiarazione di nullità dell’atto di rinuncia. Tale nullità si è estesa a tutti gli atti successivi e inscindibilmente collegati, inclusa la sentenza della Corte di Appello, che è stata annullata con rinvio per la celebrazione di un nuovo giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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