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Diritto all’audizione del detenuto: la Cassazione

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul ricorso di un condannato che lamentava la violazione del suo diritto all’audizione del detenuto in un procedimento di esecuzione. Pur riconoscendo l’errore procedurale del Tribunale, che aveva applicato una norma superata, la Corte ha rigettato il ricorso. Ha qualificato il vizio come ‘nullità a regime intermedio’, sanata per mancata tempestiva eccezione da parte della difesa. La sentenza sottolinea l’importanza di sollevare immediatamente le questioni procedurali.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto all’audizione del detenuto: quando un errore procedurale non invalida la decisione?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 363/2024, offre un’importante lezione sulla gestione delle procedure penali, in particolare per quanto riguarda il diritto all’audizione del detenuto. Il caso esaminato chiarisce la differenza tra nullità assolute e intermedie e l’onere della difesa di eccepire tempestivamente le violazioni per evitare che vengano sanate. Analizziamo insieme i fatti e la decisione della Suprema Corte.

Il caso: la richiesta di audizione personale ignorata

Un condannato, detenuto presso il carcere di una città del sud Italia, presentava un’istanza al Tribunale di Reggio Emilia, in funzione di Giudice dell’esecuzione, per ottenere il riconoscimento della ‘continuazione’ tra più reati per i quali era stato condannato. L’obiettivo era unificare le pene in un’unica, più mite sanzione.

L’uomo aveva esplicitamente richiesto di essere sentito personalmente durante l’udienza. Tuttavia, l’avviso di fissazione dell’udienza, pur pervenutogli, conteneva un errore cruciale: faceva riferimento alla versione dell’art. 666, comma 4, del codice di procedura penale in vigore prima della Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022). La vecchia norma prevedeva, per i detenuti fuori dalla circoscrizione del giudice, la possibilità di essere sentiti dal magistrato di sorveglianza del luogo di detenzione prima dell’udienza. La nuova formulazione, invece, stabilisce che si debba procedere primariamente con il collegamento a distanza e solo in subordine con altre modalità.

Di fatto, il Tribunale ha deciso sull’istanza senza sentire il condannato in alcun modo, né in presenza, né a distanza, né tramite il magistrato di sorveglianza. Il Giudice ha poi rigettato l’istanza nel merito, ritenendo i reati troppo eterogenei per essere unificati. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, lamentando proprio la violazione del diritto all’audizione del detenuto.

La violazione procedurale e la qualificazione della nullità

Il ricorso si fondava su un punto essenziale: l’omessa audizione personale del condannato, che ne aveva fatto richiesta, configurava una nullità assoluta e insanabile, tale da travolgere l’intera ordinanza. La Corte di Cassazione, nell’analizzare il caso, ha innanzitutto riconosciuto che una violazione procedurale si era effettivamente concretizzata. Il Tribunale avrebbe dovuto applicare la nuova normativa, garantendo l’audizione tramite traduzione o collegamento a distanza.

Tuttavia, la questione centrale per i giudici di legittimità non era tanto l’esistenza dell’errore, quanto la sua natura giuridica e le sue conseguenze. Secondo la Corte, questa violazione non rientrava nelle ipotesi di nullità assoluta (art. 179 c.p.p.), che sono tassative e riguardano l’assenza del difensore o la mancata citazione dell’imputato. Si trattava, invece, di una ‘nullità di ordine generale a regime intermedio’, prevista dall’art. 178, lett. c), c.p.p., che riguarda l’intervento, l’assistenza e la rappresentanza dell’imputato.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La distinzione tra i due tipi di nullità è fondamentale. Le nullità intermedie, a differenza di quelle assolute, non possono essere fatte valere in qualsiasi momento, ma devono essere eccepite (cioè sollevate dalla parte interessata) entro precisi limiti temporali. In questo caso, la difesa avrebbe dovuto sollevare l’eccezione durante l’udienza camerale del 22 febbraio 2023 davanti allo stesso Tribunale di Reggio Emilia.

Poiché dai verbali non risultava che la difesa avesse contestato la mancata audizione del suo assistito in quella sede, la Corte di Cassazione ha ritenuto che la nullità si fosse ‘sanata’ ai sensi dell’art. 180 c.p.p. In altre parole, la mancata e tempestiva contestazione dell’errore procedurale da parte del difensore ha precluso la possibilità di farla valere successivamente in Cassazione.

La Corte ha richiamato un principio di diritto consolidato, secondo cui l’omessa audizione del detenuto che ne abbia fatto richiesta integra una nullità a regime intermedio. Di conseguenza, non essendo stata eccepita tempestivamente, la violazione, pur sussistente, non poteva più portare all’annullamento del provvedimento impugnato.

Le conclusioni

La sentenza rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali. La decisione è un monito importante per gli operatori del diritto: la vigilanza sulla correttezza procedurale è un onere primario della difesa. Anche di fronte a un errore palese dell’autorità giudiziaria, come l’applicazione di una norma abrogata, la mancata contestazione nei tempi e nei modi previsti dalla legge può comportare la ‘sanatoria’ del vizio. Il diritto all’audizione del detenuto è un pilastro del giusto processo, ma la sua tutela richiede una partecipazione attiva e tecnicamente accorta della difesa in ogni fase del procedimento.

Cosa succede se un tribunale utilizza una norma procedurale superata per notificare un’udienza a un detenuto?
Secondo la Cassazione, si verifica una violazione della sequenza procedimentale. Tuttavia, questa violazione non causa automaticamente una nullità assoluta, ma una nullità ‘a regime intermedio’.

La mancata audizione di un detenuto che ne ha fatto richiesta è sempre causa di annullamento della decisione?
No. Sebbene costituisca una violazione del diritto di difesa, la sentenza chiarisce che si tratta di una nullità a regime intermedio. Per portare all’annullamento, tale vizio deve essere eccepito (contestato) dalla difesa tempestivamente, ovvero durante l’udienza stessa in cui si verifica.

Cosa significa che una nullità procedurale è ‘sanata’?
Significa che il vizio procedurale, pur esistente, viene considerato giuridicamente superato e non può più essere fatto valere per invalidare l’atto. Nel caso di specie, la nullità è stata sanata perché la difesa non l’ha contestata durante l’udienza davanti al Giudice dell’esecuzione, perdendo così il diritto di farla valere in Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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