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Direttore cantiere: responsabilità per infortunio mortale

Un direttore di cantiere è stato condannato per l’infortunio mortale di un operaio, causato dal ribaltamento di un autocarro. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna, sottolineando che la responsabilità del direttore di cantiere deriva dalla sua assenza durante un’operazione complessa e dalla mancata fornitura di istruzioni di sicurezza specifiche. La sentenza chiarisce che il ruolo di garante della sicurezza operativa sul campo non viene meno neanche in presenza di una distinta figura di datore di lavoro.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Responsabilità del Direttore di Cantiere: quando l’assenza costa cara

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1965 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale nel diritto della sicurezza sul lavoro: la responsabilità del direttore di cantiere in caso di infortuni mortali. Questa decisione ribadisce principi fondamentali sulla gestione del rischio e sul ruolo attivo che tale figura deve svolgere per prevenire eventi tragici, andando oltre la mera formalità dell’incarico.

I fatti del caso

Il caso riguarda un tragico infortunio sul lavoro in cui un operaio ha perso la vita. L’incidente è avvenuto a seguito del ribaltamento dell’autocarro che la vittima stava utilizzando per spostare pesanti barriere di cemento. La causa principale del ribaltamento è stata individuata nella mancata apertura completa degli stabilizzatori anteriori del mezzo, una manovra resa impossibile dalla larghezza ridotta della corsia di lavoro.

Il direttore tecnico del cantiere è stato ritenuto responsabile per omicidio colposo. La sua difesa ha tentato di sostenere che l’operazione fosse di routine e che la responsabilità dovesse ricadere su altre figure, come il datore di lavoro. Tuttavia, il ricorso è stato respinto in ogni grado di giudizio.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la condanna del direttore di cantiere. I giudici hanno chiarito che il ruolo del direttore non è una semplice formalità, ma comporta precisi e inderogabili doveri di supervisione e gestione del rischio operativo.

Le motivazioni: Focus sulla responsabilità del direttore di cantiere

Le motivazioni della Corte si fondano su alcuni pilastri argomentativi di grande rilevanza pratica:

1. La natura complessa dell’operazione: Contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa, i giudici hanno qualificato l’operazione non come ‘semplice e routinaria’, ma come complessa, data la particolarità del contesto (spazi ristretti) e la necessità di un corretto posizionamento del mezzo. L’operaio, pur essendo polivalente, non era specializzato in quella specifica mansione, il che richiedeva una supervisione maggiore.

2. L’assenza e la mancanza di direttive specifiche: La colpa principale addebitata al direttore è stata duplice. In primo luogo, non aver fornito istruzioni dettagliate e specifiche per un’operazione così rischiosa. In secondo luogo, la sua assenza fisica dal cantiere al momento dell’incidente. La Corte ha evidenziato che lo stesso documento di valutazione dei rischi aziendale prevedeva la partecipazione personale del direttore tecnico a quel tipo di operazioni, proprio per vigilare sul loro corretto svolgimento.

3. La distinzione dei ruoli di garanzia: Un punto chiave della sentenza è la netta distinzione tra la responsabilità del datore di lavoro e quella del direttore di cantiere. La Corte afferma che eventuali responsabilità del datore di lavoro non escludono quelle del direttore. Quest’ultimo è il garante specifico per la gestione dei rischi che si manifestano nell’esecuzione dei lavori. Il suo compito è governare il rischio operativo sul campo, un dovere che non può essere delegato o ignorato.

Le conclusioni: Implicazioni pratiche per i direttori di cantiere

Questa sentenza invia un messaggio inequivocabile: la responsabilità del direttore di cantiere è concreta e personale. Non basta predisporre documenti formali sulla sicurezza; è necessario un impegno attivo e costante nella gestione quotidiana dei rischi. Per i professionisti che ricoprono questo ruolo, le implicazioni sono chiare: è fondamentale fornire istruzioni operative dettagliate, assicurarsi che vengano comprese e, soprattutto, essere presenti per supervisionare le attività più complesse o non standardizzate. L’assenza ingiustificata in momenti critici può trasformarsi da semplice negligenza a presupposto per una condanna penale.

L’assenza del direttore di cantiere durante un’operazione pericolosa può essere causa di responsabilità penale?
Sì. La Corte ha stabilito che l’assenza del direttore, unita alla mancanza di istruzioni specifiche per un compito complesso, costituisce una colpa grave e un presupposto per la sua responsabilità penale in caso di infortunio. La sua presenza era richiesta dal documento di valutazione dei rischi e ritenuta fondamentale per la corretta e sicura esecuzione del lavoro.

La responsabilità del datore di lavoro esclude quella del direttore di cantiere?
No. La sentenza chiarisce che le due figure hanno sfere di responsabilità distinte ma che possono coesistere. Il direttore di cantiere detiene una specifica ‘posizione di garanzia’ per la gestione dei rischi operativi sul campo. Pertanto, eventuali colpe del datore di lavoro non annullano i doveri e le conseguenti responsabilità penali del direttore.

Cosa si intende per ‘doppia conforme’ e quale effetto ha sul ricorso in Cassazione?
‘Doppia conforme’ è la situazione in cui i tribunali di primo e secondo grado emettono sentenze di condanna concordanti. In questo caso, il potere di controllo della Corte di Cassazione è limitato alla verifica della coerenza logica e della correttezza giuridica della motivazione, senza poter riesaminare nel merito i fatti già accertati nelle sedi precedenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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