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Diminuente esecutiva: la Cassazione fa chiarezza

La Cassazione annulla un’ordinanza che negava parzialmente la diminuente esecutiva. Il giudice aveva deciso senza udienza, violando il diritto di difesa. La Corte stabilisce che per questa riduzione di pena è obbligatorio il rito camerale previsto dall’art. 666 c.p.p. e non il procedimento de plano.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diminuente Esecutiva: Obbligatoria l’Udienza, la Cassazione Annulla Decisione ‘de plano’

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7356 del 2025, ha fornito un chiarimento fondamentale sulla procedura per applicare la diminuente esecutiva introdotta dalla Riforma Cartabia. Questo beneficio, che consiste in una riduzione di un sesto della pena per chi, condannato con rito abbreviato, non impugna la sentenza, non può essere deciso dal giudice con una procedura semplificata ‘de plano’. È invece necessario rispettare il pieno contraddittorio tra le parti attraverso la celebrazione di un’udienza camerale, pena la nullità assoluta del provvedimento.

I fatti del caso

Il caso trae origine dal ricorso di un condannato che, dopo aver scelto il rito abbreviato e aver visto la sua sentenza diventare definitiva, aveva richiesto la riduzione di pena di un sesto prevista dall’art. 442, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva accolto solo parzialmente la richiesta. Aveva escluso dal beneficio i reati che erano stati unificati ad altri, a titolo di continuazione esterna, sostenendo la natura puramente deflattiva del beneficio stesso.

L’imputato, tramite il suo legale, ha presentato ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge. La difesa sosteneva che la natura sostanziale della riduzione di pena ne imponeva l’applicazione a tutti i reati giudicati con rito abbreviato, inclusi quelli unificati in continuazione. Tuttavia, il punto cruciale che ha determinato la decisione della Suprema Corte è stato di natura prettamente procedurale.

La Procedura corretta per la diminuente esecutiva

La Corte di Cassazione ha colto l’occasione per delineare con precisione la sequenza procedimentale corretta per la concessione di questo beneficio. Il Collegio ha ricostruito l’evoluzione normativa, partendo dalla Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022) che ha introdotto la norma.

Inizialmente, la relazione illustrativa alla riforma suggeriva un modello procedurale snello, il rito ‘de plano’, in cui il giudice decide senza udienza. Tuttavia, un successivo decreto correttivo (d.lgs. 31/2024) ha modificato l’assetto, introducendo il comma 3-bis all’art. 676 c.p.p. Questa nuova disposizione, pur confermando la competenza del giudice dell’esecuzione, non contiene alcun richiamo esplicito al rito semplificato ‘de plano’ (previsto dall’art. 667, comma 4, c.p.p.).

Le motivazioni della Cassazione

Secondo la Suprema Corte, l’assenza di un richiamo espresso alla procedura semplificata implica che si debba applicare la regola generale per i procedimenti in fase esecutiva, ovvero quella disciplinata dall’art. 666 del codice di procedura penale. Questa norma prevede la celebrazione di un’udienza in camera di consiglio, con la necessaria notifica dell’avviso di udienza a tutte le parti (imputato, difensore e pubblico ministero) per garantire il diritto di partecipazione e difesa.

Nel caso di specie, il giudice dell’esecuzione aveva deciso ‘de plano’, respingendo parzialmente l’istanza senza fissare alcuna udienza e senza notificare alcun avviso alle parti. Questa omissione, secondo la Corte, integra una nullità assoluta e insanabile, ai sensi degli artt. 178, lett. c), e 179 c.p.p., poiché ha leso il diritto fondamentale del difensore di partecipare al procedimento. La decisione presa senza il rispetto del contraddittorio è, pertanto, giuridicamente invalida.

Le conclusioni

La Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata e ha rinviato il caso al Tribunale di Napoli per un nuovo giudizio. La decisione stabilisce un principio procedurale inderogabile: le istanze per ottenere la riduzione di pena di un sesto per mancata impugnazione di una sentenza emessa con rito abbreviato devono essere trattate nel pieno rispetto del contraddittorio. I giudici dell’esecuzione non possono utilizzare la procedura ‘de plano’, ma sono obbligati a fissare un’udienza camerale ai sensi dell’art. 666 c.p.p., garantendo così alle parti il diritto di esporre le proprie argomentazioni prima della decisione.

Qual è la procedura corretta che il giudice dell’esecuzione deve seguire per decidere sulla richiesta di riduzione di pena per mancata impugnazione (diminuente esecutiva)?
Il giudice deve seguire la procedura ordinaria prevista per i procedimenti di esecuzione dall’art. 666 del codice di procedura penale. Ciò significa che deve fissare un’udienza in camera di consiglio e notificare l’avviso a tutte le parti (condannato, difensore, pubblico ministero) per garantire il contraddittorio.

Cosa succede se il giudice decide sulla diminuente esecutiva senza fissare un’udienza?
Se il giudice decide con la procedura semplificata ‘de plano’, senza fissare un’udienza e senza avvisare le parti, il suo provvedimento è affetto da nullità assoluta e insanabile. Questo vizio, che viola il diritto di difesa, può essere rilevato in ogni stato e grado del procedimento e comporta l’annullamento della decisione.

La nuova normativa (art. 676, comma 3-bis, c.p.p.) consente al giudice di decidere ‘de plano’?
No. La sentenza chiarisce che la formulazione del nuovo art. 676, comma 3-bis, c.p.p., non contenendo alcun richiamo espresso alla procedura ‘de plano’ dell’art. 667, comma 4, c.p.p., esclude la possibilità di utilizzare tale rito semplificato. Di conseguenza, si applica la regola generale del rito camerale partecipato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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