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Differimento udienza riesame: quando è legittimo il no?

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul diniego di un’istanza di differimento dell’udienza di riesame presentata da un indagato in custodia cautelare. La difesa aveva richiesto più tempo per analizzare delle intercettazioni rese disponibili a ridosso dell’udienza. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando l’orientamento secondo cui il provvedimento che nega il rinvio non è impugnabile, a meno che la motivazione sia totalmente assente o solo apparente. In questo caso, il Tribunale aveva fornito una motivazione, ritenendo che la difesa fosse già a conoscenza degli atti, rendendo la sua decisione insindacabile.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Differimento udienza riesame: un diritto non assoluto

Il differimento udienza riesame rappresenta una garanzia fondamentale per la difesa, ma non è un diritto incondizionato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini di questa facoltà, chiarendo quando il diniego opposto dal Tribunale è da considerarsi legittimo. La pronuncia analizza il caso di un indagato che aveva richiesto un rinvio per poter esaminare approfonditamente il materiale delle intercettazioni, reso disponibile solo pochi giorni prima della discussione.

I fatti del caso

Un uomo, sottoposto a custodia cautelare in carcere per gravi reati tra cui la partecipazione a un’associazione di stampo mafioso e un tentato omicidio, si vedeva notificare l’avviso per l’udienza di riesame quattro giorni prima della data fissata. Il giorno successivo, il suo difensore presentava un’istanza di rinvio, adducendo un motivo specifico e apparentemente solido: i file audio delle intercettazioni erano stati messi a disposizione solo il giorno della notifica, mentre i file video sarebbero stati disponibili solo due giorni dopo.

Per garantire una difesa tecnica adeguata, il legale aveva conferito incarico a un consulente per la trascrizione delle conversazioni, fissando un termine di circa dieci giorni. Il Tribunale del Riesame, tuttavia, rigettava la richiesta, osservando che dalla stessa istanza emergeva come la difesa fosse già venuta a conoscenza degli atti di causa e del contenuto delle intercettazioni. Di conseguenza, l’udienza si teneva come previsto e il Tribunale confermava in gran parte la misura cautelare.

La questione giuridica: quando si può chiedere il differimento udienza riesame?

La difesa proponeva ricorso in Cassazione, lamentando la violazione dell’art. 309, comma 9-bis, del codice di procedura penale. Questa norma prevede che, su richiesta dell’imputato, il tribunale differisce la data dell’udienza da cinque a dieci giorni “se vi siano giustificati motivi”. Secondo il ricorrente, la necessità di analizzare tecnicamente le intercettazioni costituiva un palese “giustificato motivo”, rendendo illegittimo il diniego.

La questione centrale, quindi, era stabilire i limiti del potere discrezionale del giudice nel valutare la sussistenza di tali motivi e, soprattutto, se e come la decisione di rigetto potesse essere contestata in sede di legittimità.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, aderendo all’orientamento giurisprudenziale prevalente. I giudici hanno chiarito che la decisione con cui il Tribunale del riesame rigetta un’istanza di differimento non è, di norma, impugnabile.

L’unica eccezione a questa regola si verifica quando la motivazione del provvedimento di rigetto è del tutto assente o meramente apparente. Solo in questi casi estremi, il provvedimento può essere considerato nullo per violazione di legge.

Nel caso specifico, la Corte ha osservato che il Tribunale del Riesame aveva fornito una motivazione, seppur sintetica. Aveva infatti ritenuto che la richiesta non fosse supportata da necessari giustificati motivi, dato che la difesa aveva già avuto modo di conoscere il contenuto delle conversazioni intercettate. Il Tribunale, inoltre, ha implicitamente sottolineato che la difesa non aveva indicato specifiche discrasie tra le trascrizioni già presenti agli atti e l’ascolto diretto, tale da rendere indispensabile l’attesa per la perizia.

Secondo la Cassazione, questa motivazione, per quanto suscettibile di opinioni diverse, non può essere definita né assente né apparente. Pertanto, la decisione del Tribunale del Riesame era insindacabile in sede di legittimità.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio cruciale: il diritto al differimento dell’udienza di riesame non è automatico. Per ottenerlo, la difesa deve allegare “giustificati motivi” concreti e specifici. Non è sufficiente affermare genericamente di aver bisogno di più tempo per approfondimenti tecnici, soprattutto se dagli atti risulta che si è già avuta la possibilità di accedere agli elementi di prova fondamentali. Il giudice del riesame ha il potere di valutare la fondatezza della richiesta e la sua decisione di rigetto è difficilmente contestabile, a meno che non sia palesemente immotivata. Questa pronuncia serve da monito per le difese, che devono argomentare con precisione e dettaglio le ragioni che rendono indispensabile il rinvio, per non vedersi respinte le proprie istanze.

È sempre possibile ottenere il differimento dell’udienza di riesame?
No, non è un diritto automatico. L’art. 309, comma 9-bis, cod. proc. pen. richiede la presenza di “giustificati motivi”, la cui sussistenza è valutata dal giudice. La richiesta, inoltre, deve essere formulata personalmente dall’indagato entro due giorni dalla notifica dell’avviso di udienza.

La decisione del Tribunale che nega il rinvio dell’udienza è impugnabile?
Secondo l’orientamento prevalente della Corte di Cassazione, la decisione di rigetto non è impugnabile, salvo che sia affetta da nullità per carenza assoluta di motivazione o per una motivazione solo apparente, che non spiega le ragioni della decisione.

La necessità di far trascrivere le intercettazioni da un consulente è un “giustificato motivo” sufficiente per il rinvio?
Non necessariamente. Nel caso esaminato dalla sentenza, il Tribunale ha ritenuto che non lo fosse, poiché la difesa era già venuta a conoscenza sia degli atti che dei file-audio. La Cassazione ha considerato questa motivazione sufficiente a rendere legittimo il diniego, poiché non erano state indicate specifiche discrasie tra le trascrizioni esistenti e l’ascolto diretto che rendessero indispensabile l’attesa della perizia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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