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Difensore d’ufficio: nomina obbligatoria per la difesa

Un uomo, la cui richiesta di misure alternative al carcere era stata respinta, ha fatto ricorso in Cassazione lamentando la violazione del suo diritto alla difesa. Il suo avvocato di fiducia aveva rinunciato all’incarico, ma il tribunale, invece di nominare un difensore d’ufficio stabile, aveva designato un legale diverso e temporaneo per ogni udienza. La Corte Suprema ha accolto il ricorso, stabilendo che questa prassi costituisce una nullità procedurale poiché priva l’imputato di una difesa continuativa ed efficace. Di conseguenza, ha annullato la decisione e rinviato il caso per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Difensore d’ufficio: la Cassazione ribadisce l’obbligo di nomina per una difesa effettiva

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cardine del nostro ordinamento giuridico: il diritto a una difesa tecnica stabile e continuativa. Il caso in esame riguarda la corretta procedura da seguire quando un avvocato di fiducia rinuncia al suo mandato, sottolineando l’obbligo del giudice di nominare un difensore d’ufficio e non un semplice sostituto per ogni udienza. Questa decisione mette in luce la differenza sostanziale tra una difesa puramente formale e una difesa effettiva, un diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento.

I fatti del processo: la rinuncia del legale e la difesa “a singhiozzo”

Un uomo, detenuto in espiazione di pena, presentava tramite il suo avvocato di fiducia un’istanza al Tribunale di Sorveglianza per ottenere una misura alternativa alla detenzione. Tuttavia, nelle more della fissazione dell’udienza, il suo legale depositava una rinuncia al mandato. Il Tribunale, pur prendendo atto della rinuncia, non procedeva alla nomina di un difensore d’ufficio stabile. Al contrario, per le diverse udienze celebrate, si limitava a nominare un avvocato “prontamente reperibile” ai sensi dell’art. 97, comma 4, del codice di procedura penale. Questo ha comportato che il condannato fosse assistito da un professionista diverso in ogni occasione, senza che si potesse instaurare un rapporto professionale continuativo e una conoscenza approfondita del caso. Di conseguenza, l’istanza veniva rigettata e l’uomo proponeva ricorso per Cassazione, denunciando una palese violazione del suo diritto di difesa.

La decisione della Cassazione sulla nomina del difensore d’ufficio

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato, annullando l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. Gli Ermellini hanno chiarito che, a fronte di un impedimento definitivo del difensore, come la rinuncia al mandato, il giudice ha l’obbligo di nominare un difensore d’ufficio ai sensi dell’art. 97, comma 1, c.p.p., qualora l’imputato non provveda a nominarne uno nuovo di fiducia.

La differenza tra sostituto processuale e difensore d’ufficio

La Corte ha sottolineato la distinzione cruciale tra le due figure. La nomina di un sostituto processuale (il legale “prontamente reperibile”) è una soluzione episodica, prevista per i soli casi di impedimento temporaneo del difensore titolare. Non può diventare la prassi in caso di impedimento definitivo. La nomina di un difensore d’ufficio stabile, invece, garantisce la continuità e l’effettività dell’assistenza legale, permettendo al legale di studiare gli atti, elaborare una strategia e tutelare al meglio gli interessi del suo assistito.

Il pregiudizio concreto al diritto di difesa

La prassi seguita dal Tribunale ha di fatto lasciato il ricorrente privo di una vera difesa per tutta la durata del procedimento. L’assistenza legale “a singhiozzo” da parte di avvocati sempre diversi, che non avevano alcun contatto o rapporto professionale con l’imputato, ha determinato un concreto pregiudizio, concretizzando una nullità degli atti processuali.

Le motivazioni

La Cassazione ha motivato la sua decisione basandosi sul principio fondamentale della continuità e dell’effettività della difesa. La rinuncia al mandato difensivo, sebbene non abbia efficacia immediata (il legale rinunciante rimane onerato fino alla nuova nomina), fa scattare in capo al giudice l’obbligo di attivarsi per assicurare all’imputato un nuovo difensore. Procrastinare tale nomina e ricorrere sistematicamente a sostituti d’udienza costituisce un’elusione della norma e un vulnus (una ferita) tangibile al diritto di difesa. Il rapporto professionale continuativo tra avvocato e assistito è essenziale per una difesa adeguata, e la nomina di un difensore d’ufficio stabile è lo strumento previsto dalla legge per garantirlo quando viene meno il rapporto fiduciario.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza annulla l’ordinanza impugnata e rinvia gli atti al Tribunale di Sorveglianza di Milano per un nuovo giudizio. Questo caso serve da monito sull’importanza di non ridurre il diritto di difesa a un mero adempimento formale. La nomina di un difensore d’ufficio stabile non è una facoltà, ma un obbligo del giudice per assicurare che ogni persona, in ogni fase del processo, possa contare su un’assistenza legale reale, consapevole e continuativa.

Cosa succede se l’avvocato di fiducia rinuncia al mandato?
La rinuncia non ha effetto immediato. Il giudice, se l’imputato non nomina tempestivamente un nuovo legale, ha l’obbligo di nominare un difensore d’ufficio per garantire la continuità e l’effettività della difesa.

Nominare un avvocato diverso per ogni udienza è una violazione del diritto di difesa?
Sì. Secondo la sentenza, nominare un avvocato “prontamente reperibile” per ogni singola udienza a seguito di un impedimento definitivo del difensore, invece di nominare un unico difensore d’ufficio stabile, pregiudica il diritto dell’imputato a una difesa continuativa ed efficace, causando la nullità degli atti.

Quando il giudice deve nominare il difensore d’ufficio dopo una rinuncia?
Il giudice deve nominarlo prontamente, specialmente se la rinuncia avviene prima del compimento di un atto processuale che richiede la presenza obbligatoria di un difensore, come un’udienza, per non lasciare l’imputato privo di assistenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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