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Difensore d’ufficio e appello: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso che sollevava dubbi sulla costituzionalità delle norme che regolano l’appello presentato dal difensore d’ufficio. La sentenza chiarisce che la distinzione tra difensore di fiducia e difensore d’ufficio si fonda sulla presunzione di un’effettiva comunicazione con l’imputato, che esiste solo nel primo caso. Il ricorso è stato respinto perché la questione non era rilevante nel caso specifico, data la normativa applicabile al momento dei fatti.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Difensore d’ufficio e appello: differenze legittime?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26323/2025, è intervenuta su un tema cruciale della procedura penale: l’ammissibilità dell’appello presentato dal difensore d’ufficio per conto di un imputato assente. La decisione, pur dichiarando inammissibile il ricorso per una questione procedurale, offre spunti di riflessione fondamentali sulla distinzione tra difensore di fiducia e quello nominato d’ufficio, e sulle relative implicazioni per il diritto di difesa. Questo articolo analizza la pronuncia, chiarendo i fatti, le motivazioni della Corte e le conseguenze pratiche.

I Fatti del Caso: L’Appello Dichiarato Inammissibile

Il caso ha origine da un appello presentato dal difensore d’ufficio di un imputato avverso una sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Milano. La Corte d’Appello di Milano aveva dichiarato l’atto di appello inammissibile. La ragione risiedeva nell’applicazione dell’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale, poiché il giudizio di secondo grado si era svolto in assenza dell’imputato. Secondo la Corte territoriale, questa norma creava un ostacolo all’ammissibilità dell’impugnazione proposta dal legale non nominato direttamente dall’interessato.

Il Ricorso in Cassazione e la Questione sul difensore d’ufficio

Contro la decisione della Corte d’Appello, il difensore ha proposto ricorso per Cassazione, sollevando una questione di legittimità costituzionale dell’art. 581, comma 1-quater, c.p.p. per violazione dell’art. 3 della Costituzione (principio di uguaglianza). La tesi difensiva sosteneva che non può esistere una differenza di trattamento tra l’impugnazione proposta dal difensore di fiducia e quella del difensore d’ufficio. Entrambi, infatti, svolgono il medesimo compito difensivo. Introdurre una disciplina diversa sull’ammissibilità dell’appello basata unicamente sul tipo di nomina del difensore sarebbe, secondo il ricorrente, una discriminazione incostituzionale e priva di giustificazione sistematica.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La motivazione principale è di natura prettamente processuale: la questione di costituzionalità è stata ritenuta non rilevante nel caso di specie. La Corte ha osservato che, al momento della presentazione dell’appello (9 novembre 2023), la versione della norma in vigore non operava ancora una distinzione esplicita tra difensore di fiducia e difensore d’ufficio. Pertanto, la problematica sollevata non era applicabile al processo in esame.

Tuttavia, la Corte non si è limitata a questa constatazione formale e ha colto l’occasione per chiarire la ratio della distinzione, che evidentemente è stata al centro del dibattito giuridico. I giudici hanno spiegato che la differenza di trattamento si fonda sul diverso rapporto che intercorre tra l’imputato e il suo legale. L’esistenza di un mandato fiduciario fa presumere un’effettiva comunicazione e un rapporto professionale consolidato tra difensore e assistito. Questa presunzione implica che l’imputato sia a conoscenza dell’impugnazione e delle sue conseguenze. Al contrario, tale presunzione non sussiste nel caso di un difensore d’ufficio, dove il rapporto può essere meno diretto e la consapevolezza dell’imputato non può essere data per scontata. La Corte ha inoltre richiamato una precedente sentenza (n. 3365/2023) che ha stabilito come queste modalità di esercizio del diritto di impugnazione non violino né il diritto di difesa né la presunzione di non colpevolezza.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Sebbene la sentenza dichiari il ricorso inammissibile per ragioni tecniche, il suo valore risiede nell’analisi della logica sottostante alla differenziazione tra i due tipi di difensore. La Corte legittima, in linea di principio, un trattamento processuale differenziato, ancorandolo alla presunzione di effettività del rapporto tra avvocato e cliente. Questa pronuncia consolida l’idea che il conferimento di un mandato di fiducia sia un elemento sostanziale, in grado di attestare la volontà e la consapevolezza dell’imputato nel proseguire il percorso giudiziario. Per gli operatori del diritto, ciò significa che l’origine della nomina difensiva (di fiducia o d’ufficio) può avere conseguenze concrete sull’ammissibilità degli atti di impugnazione, specialmente in contesti normativi che valorizzano la partecipazione consapevole dell’imputato al processo.

È possibile fare una distinzione tra un appello presentato da un difensore d’ufficio e uno presentato da un difensore di fiducia?
Sì, la Corte suggerisce che la ratio della distinzione si basa sul diverso rapporto che si instaura con l’imputato. Il mandato a un difensore di fiducia fa presumere un’effettiva comunicazione e consapevolezza da parte dell’imputato, a differenza di quanto accade con il difensore d’ufficio.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile dalla Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la questione di legittimità costituzionale sollevata è stata ritenuta non rilevante nel caso specifico. Al momento della proposizione dell’impugnazione (9 novembre 2023), la norma applicabile non distingueva ancora tra difesa di fiducia e difesa d’ufficio.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
In seguito alla declaratoria di inammissibilità, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, come stabilito nel provvedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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