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Dichiarazione di ricusazione: i termini da rispettare

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23902/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante una dichiarazione di ricusazione presentata tardivamente. La Corte ha ribadito che, se la causa di ricusazione sorge in udienza, la parte deve formulare una dichiarazione esplicita prima della chiusura dell’udienza stessa, non essendo sufficiente il mero ottenimento di una procura speciale dal cliente. La successiva presentazione dell’istanza in cancelleria, senza una previa dichiarazione verbale, è stata ritenuta fuori termine.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dichiarazione di Ricusazione: Quando e Come Presentarla per non Sbagliare

La dichiarazione di ricusazione è uno strumento fondamentale a garanzia dell’imparzialità del giudice, ma il suo esercizio è subordinato al rispetto di termini perentori. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 23902 del 2024, ha offerto un importante chiarimento sulle modalità e le tempistiche corrette per presentare tale istanza, specialmente quando la causa di ricusazione emerge nel corso di un’udienza. Vediamo nel dettaglio il caso e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: una Ricusazione Tardiva

Il caso trae origine da un procedimento penale celebrato con rito abbreviato. Durante l’udienza, i difensori di alcuni imputati, ritenendo sussistessero motivi di incompatibilità del giudice, lo hanno invitato ad astenersi. Successivamente, hanno chiesto e ottenuto dai loro assistiti, collegati in videoconferenza, il rilascio di una procura speciale per presentare formalmente un’istanza di ricusazione.

Tuttavia, i difensori non hanno formulato una esplicita dichiarazione di ricusazione prima della chiusura del verbale d’udienza. L’istanza è stata depositata solo in un secondo momento, tramite PEC, presso la cancelleria della Corte d’Appello competente. Quest’ultima ha dichiarato l’istanza inammissibile per tardività, decisione poi impugnata dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Questione sulla Dichiarazione di Ricusazione

I ricorrenti sostenevano di aver manifestato chiaramente e tempestivamente la volontà di ricusare il giudice durante l’udienza. A loro avviso, la richiesta di procura speciale e l’invito all’astensione costituivano una prova sufficiente di tale intenzione. La difesa ha inoltre sollevato questioni di incompatibilità legate a precedenti valutazioni del giudice su altri coimputati nello stesso procedimento, alla luce dei nuovi criteri di giudizio introdotti dalla Riforma Cartabia.

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente questa linea difensiva, confermando la decisione della Corte d’Appello e dichiarando i ricorsi inammissibili.

Le Motivazioni: la Distinzione tra Invito all’Astensione e Atto di Ricusazione

La Suprema Corte ha chiarito in modo netto la procedura da seguire. La legge, in particolare l’art. 38 del codice di procedura penale, stabilisce che se la causa di ricusazione sorge durante l’udienza, la dichiarazione deve essere fatta prima del termine dell’udienza stessa.

I giudici hanno specificato i seguenti punti cruciali:

1. Dichiarazione Esplicita in Udienza: Non basta manifestare genericamente un’intenzione. È necessario che la parte, tramite il suo difensore, formuli una dichiarazione esplicita e verbale di voler ricusare il giudice, facendola mettere a verbale. Solo dopo questa dichiarazione, la parte ha tre giorni di tempo per depositare in cancelleria l’atto scritto contenente i motivi specifici e i documenti a supporto.

2. Irrilevanza dell’Invito all’Astensione: La richiesta di astensione rivolta al giudice è una procedura distinta e autonoma. L’esito di tale richiesta (sia esso positivo o negativo) non incide sul decorso del termine per presentare la dichiarazione di ricusazione. Il difensore non può attendere la decisione del giudice sull’astensione per poi, in caso di esito negativo, presentare la ricusazione.

3. La Procura Speciale non Sostituisce la Dichiarazione: Ottenere la procura speciale dall’imputato è un atto preparatorio che conferisce al difensore il potere di agire, ma non costituisce di per sé la dichiarazione di ricusazione. Sono due atti distinti: il primo riguarda il rapporto interno tra cliente e avvocato, il secondo è l’espressione della volontà processuale rivolta all’organo giudicante.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questa sentenza rafforza un principio consolidato, sottolineando il rigore formale richiesto per l’esercizio del diritto di ricusazione. Per gli operatori del diritto, il messaggio è chiaro: in caso di dubbi sull’imparzialità del giudice emersi in udienza, è imperativo agire immediatamente. La strategia corretta consiste nel formulare subito una dichiarazione a verbale, riservandosi il successivo deposito dell’atto formale. Attendere la fine dell’udienza o fare affidamento su atti preparatori come la richiesta di procura speciale espone al rischio concreto di veder dichiarata inammissibile l’istanza, con la conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

È sufficiente chiedere al giudice di astenersi per interrompere i termini per la ricusazione?
No, la richiesta di astensione e la dichiarazione di ricusazione sono procedure distinte e autonome. Il termine per la ricusazione decorre indipendentemente dall’esito della richiesta di astensione, e il difensore non può attendere tale esito prima di agire.

Cosa deve fare la difesa se il motivo di ricusazione sorge durante un’udienza?
La difesa ha l’onere di formulare un’esplicita dichiarazione di ricusazione prima che l’udienza si concluda. Può contestualmente riservarsi di formalizzare e depositare l’atto completo, con i relativi documenti, nella cancelleria competente entro i tre giorni successivi.

Ottenere la procura speciale dall’imputato in udienza equivale a presentare la dichiarazione di ricusazione?
No. Il rilascio della procura speciale è l’atto che conferisce al difensore il potere di agire, ma non sostituisce la necessaria dichiarazione formale di voler ricusare il giudice. Quest’ultima deve essere espressa direttamente in udienza e messa a verbale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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