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Dichiarazione di domicilio: requisiti e validità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27920/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso, ribadendo un principio fondamentale sulla dichiarazione di domicilio. Secondo la Corte, non è sufficiente una mera indicazione della residenza in un atto, ma è necessaria una chiara manifestazione di volontà dell’imputato, consapevole degli effetti della sua scelta. La mancanza di questo requisito ha reso l’appello originario inammissibile.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dichiarazione di Domicilio: Perché la Semplice Indicazione della Residenza non Basta

Nel processo penale, la forma è sostanza. Un dettaglio apparentemente minore, come la dichiarazione di domicilio, può avere conseguenze decisive sull’esito di un’impugnazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 27920/2024) ci offre l’occasione per approfondire questo tema, chiarendo una volta per tutte i requisiti necessari affinché tale dichiarazione sia considerata valida ed efficace.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una condanna per il reato di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.). L’imputato, tramite il suo difensore, proponeva appello avverso la sentenza di primo grado. Tuttavia, la Corte d’Appello di Bologna dichiarava l’impugnazione inammissibile. La ragione? La ritenuta insussistenza di una valida dichiarazione o elezione di domicilio da parte dell’imputato, un requisito fondamentale per la corretta instaurazione del rapporto processuale nella fase di gravame. L’imputato, non rassegnandosi a questa decisione, decideva di ricorrere per Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge processuale.

La Decisione della Corte sulla dichiarazione di domicilio

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, definendolo “manifestamente infondato”. I giudici di legittimità hanno confermato la decisione della Corte d’Appello, solidificando un principio giurisprudenziale di notevole importanza pratica. La Suprema Corte ha stabilito che l’appello era stato correttamente dichiarato inammissibile, poiché la dichiarazione di domicilio effettuata dall’imputato non rispettava i requisiti previsti dalla legge.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della motivazione risiede nell’interpretazione dell’articolo 157 del codice di procedura penale. La Corte ha ribadito che, ai fini di una valida dichiarazione o elezione di domicilio, non è sufficiente la “semplice indicazione, in un atto processuale, della residenza o del domicilio dell’indagato o dell’imputato”.

Cosa serve, allora? È necessaria una “manifestazione di volontà” chiara e inequivocabile. L’imputato deve esprimere la sua intenzione di scegliere uno specifico luogo per ricevere le notificazioni, dimostrando di essere pienamente consapevole degli effetti legali che derivano da tale scelta. Nel caso di specie, mancava questa esplicita volontà. L’atto conteneva probabilmente solo un’indicazione anagrafica, senza quella formalità che la legge richiede per attribuirle valore di elezione di domicilio ai fini processuali. La Corte, richiamando un suo precedente (Sez. 2, n. 18469 del 01/03/2022), ha sottolineato come la ratio della norma sia quella di garantire la certezza delle notificazioni, un pilastro del giusto processo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza è un monito importante per tutti gli operatori del diritto, in particolare per gli imputati e i loro difensori. La dichiarazione di domicilio non è una mera formalità burocratica, ma un atto processuale cruciale. Per evitare di incorrere in declaratorie di inammissibilità che possono precludere la possibilità di far valere le proprie ragioni in appello, è fondamentale che la volontà di eleggere domicilio in un determinato luogo sia espressa in modo chiaro, specifico e consapevole. Non basta scrivere un indirizzo su un foglio; occorre dichiarare esplicitamente che “quello” è il luogo scelto per ricevere le comunicazioni della giustizia, con tutto ciò che ne consegue. Una negligenza su questo punto può costare cara, trasformando un errore di forma in un ostacolo insormontabile per la difesa.

È sufficiente indicare la propria residenza in un atto processuale per effettuare una valida dichiarazione di domicilio?
No, secondo la Corte di Cassazione, la semplice indicazione della residenza o del domicilio in un atto non è sufficiente. È necessaria una specifica e consapevole manifestazione di volontà di scegliere quel luogo per le notificazioni.

Quali sono le conseguenze di una dichiarazione di domicilio non valida?
Una dichiarazione di domicilio non valida può portare a gravi conseguenze processuali, come la declaratoria di inammissibilità dell’appello, che impedisce al giudice di esaminare nel merito i motivi dell’impugnazione.

Cosa richiede la legge per una corretta dichiarazione di domicilio?
La legge richiede una chiara manifestazione di volontà dell’imputato di scegliere un determinato luogo, tra quelli indicati dall’art. 157 c.p.p., per ricevere le notifiche, dimostrando la consapevolezza degli effetti legali di tale scelta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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