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Dichiarazione di assenza in appello: le regole

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello. Il motivo, basato su una presunta illegittima dichiarazione di assenza, è stato ritenuto infondato. La Corte chiarisce che le nuove e più stringenti norme sulla verifica dell’assenza in appello non sono applicabili retroattivamente ai ricorsi presentati dall’imputato stesso prima del 1° luglio 2024, e che la notifica al difensore di fiducia domiciliatario è da considerarsi valida.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dichiarazione di Assenza in Appello: La Cassazione Chiarisce le Regole

La dichiarazione di assenza dell’imputato nel processo penale è un istituto delicato, che bilancia l’esigenza di celebrare i processi con il diritto di difesa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sulle regole applicabili al giudizio di appello, specialmente nel periodo di transizione normativa legato alle recenti riforme. Vediamo come la corretta notifica al difensore e la data di proposizione dell’impugnazione possano determinare la validità del procedimento.

I Fatti del Caso: Un Appello Basato sull’Assenza

Un imputato, condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello, proponeva ricorso per Cassazione lamentando un’unica violazione: la mancata sospensione del giudizio di appello nonostante, a suo dire, mancassero i presupposti per la dichiarazione di assenza previsti dall’art. 420 bis del codice di procedura penale. In sostanza, l’imputato sosteneva di non essere stato messo a conoscenza del processo d’appello e che, pertanto, il giudizio si era svolto illegittimamente senza la sua presenza.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha respinto la tesi difensiva, dichiarando il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza e genericità. Secondo gli Ermellini, il procedimento si era svolto nel pieno rispetto delle regole. La notifica del decreto di citazione per il giudizio di appello era stata correttamente eseguita presso il difensore di fiducia, che era anche domiciliatario. La Corte ha inoltre sanzionato l’imputato con il pagamento delle spese processuali e una multa di 3000 euro a favore della cassa delle ammende.

Le Motivazioni: La corretta applicazione delle norme sulla dichiarazione di assenza

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su due pilastri argomentativi fondamentali.

In primo luogo, ha evidenziato la genericità delle affermazioni del difensore, il quale si era limitato a dichiarare di aver perso i contatti con il proprio assistito. Non aveva specificato quali ricerche avesse compiuto per rintracciarlo, né aveva chiarito se l’imputato fosse stato o meno a conoscenza del processo di primo grado. Una notifica al difensore domiciliatario è pienamente valida e fa scattare una presunzione di conoscenza da parte dell’assistito, che non può essere superata da una mera e non circostanziata affermazione di perdita di contatti.

In secondo luogo, e questo è l’aspetto giuridicamente più rilevante, la Corte ha chiarito il quadro normativo applicabile. La dichiarazione di assenza in questione era riferita al primo grado. La normativa vigente prima del 30 giugno 2024 non prevedeva una nuova e autonoma verifica dei presupposti dell’assenza per il giudizio di appello, specialmente quando l’appello era proposto dallo stesso imputato. Le nuove e più garantiste disposizioni dell’art. 598-ter c.p.p., che impongono una nuova verifica, si applicano solo alle impugnazioni proposte dopo il 1° luglio 2024 e riguardano l’imputato appellato, non l’imputato che ha scelto di impugnare la sentenza (appellante). Essendo il ricorso in esame precedente a tale data, la Corte d’Appello non era tenuta ad effettuare alcun nuovo accertamento.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale: la scelta di un domicilio presso il proprio difensore di fiducia comporta conseguenze precise e la validità delle notifiche effettuate a tale indirizzo. La mera affermazione di aver perso i contatti non è sufficiente a invalidare un procedimento, se non supportata da prove concrete delle ricerche effettuate. Inoltre, la pronuncia offre un importante chiarimento sul diritto intertemporale, specificando che le nuove garanzie per l’assente in appello non hanno efficacia retroattiva e si applicano secondo i criteri ben definiti dal legislatore, distinguendo tra chi propone l’appello e chi lo subisce. La decisione sottolinea quindi l’importanza della diligenza sia per l’imputato nel mantenere i contatti con il proprio legale, sia per il difensore nel documentare adeguatamente ogni eventuale difficoltà di comunicazione.

Quando è valida la notifica all’imputato per il giudizio di appello?
Secondo questa ordinanza, la notifica è pienamente valida se eseguita correttamente presso il difensore di fiducia che l’imputato ha nominato anche come domiciliatario, ovvero il luogo prescelto per ricevere le comunicazioni legali.

Le nuove e più stringenti regole sulla verifica dell’assenza in appello si applicano sempre?
No. La Corte chiarisce che la nuova normativa (art. 598-ter c.p.p.), che impone una nuova verifica dei presupposti per la dichiarazione di assenza, non si applica alle impugnazioni proposte prima del 1° luglio 2024 e, in ogni caso, riguarda specificamente l’imputato che subisce l’appello (appellato), non quello che lo propone (appellante).

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Comporta che la Corte non esamina il merito della questione. Inoltre, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende, il cui importo è determinato dal giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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