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Dichiarazione di assenza: annullata la condanna

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna emessa nei confronti di un imputato dichiarato assente. La notifica al difensore d’ufficio, senza prova che l’imputato avesse effettiva conoscenza del processo, rende invalida la dichiarazione di assenza e, di conseguenza, nullo l’intero giudizio. Il caso è stato rinviato al Giudice di Pace per un nuovo processo.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

La Dichiarazione di Assenza: non basta la notifica al difensore d’ufficio

La corretta instaurazione del contraddittorio è un pilastro fondamentale del processo penale. Con la sentenza n. 12474/2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: per procedere con una dichiarazione di assenza non è sufficiente una notifica formale al difensore d’ufficio, ma occorre la certezza che l’imputato abbia avuto effettiva conoscenza del processo. In mancanza di tale prova, la sentenza di condanna è affetta da nullità assoluta. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Un cittadino veniva condannato in primo grado dal Giudice di Pace per il reato previsto dall’art. 10-bis del d.lgs. 286/1998. Il processo si era svolto in sua assenza. Durante un controllo di polizia, gli era stato nominato un difensore d’ufficio, il quale, tuttavia, non aveva accettato la domiciliazione presso il suo studio. Nonostante ciò, tutte le notifiche relative al procedimento erano state inviate a tale difensore.

L’imputato, venuto a conoscenza della condanna, ha proposto ricorso per cassazione tramite un nuovo difensore di fiducia, lamentando proprio il vizio del procedimento e l’illegittimità della dichiarazione di assenza, sostenendo di non aver mai avuto conoscenza del processo a suo carico.

La Decisione della Corte: la nullità della dichiarazione di assenza

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata e rinviando il caso al Giudice di Pace per un nuovo giudizio. I giudici hanno ritenuto che il ricorso fosse fondato, sottolineando come la semplice notifica degli atti al difensore d’ufficio non costituisca una prova sufficiente della conoscenza effettiva del processo da parte dell’imputato.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su principi consolidati, anche alla luce delle Sezioni Unite. Per poter legittimamente dichiarare l’assenza di un imputato, il giudice deve verificare scrupolosamente due condizioni alternative:
1. Che l’imputato abbia avuto effettiva conoscenza dei contenuti dell’accusa e della data del processo.
2. Che l’imputato si sia volontariamente sottratto alla conoscenza degli atti del procedimento.

Nel caso di specie, la notifica al difensore d’ufficio non poteva soddisfare questi requisiti. I giudici hanno chiarito che l’elezione di domicilio presso il difensore d’ufficio, se non accompagnata dal consenso di quest’ultimo e dall’instaurazione di un effettivo rapporto professionale, non è un presupposto idoneo a far presumere la conoscenza del processo. Il giudice ha il dovere di verificare, anche attraverso altri elementi, che l’imputato sia stato realmente informato.

L’erronea dichiarazione di assenza non è un vizio di poco conto. La Corte la qualifica come una nullità assoluta e insanabile, riconducibile all’omessa citazione dell’imputato (art. 179 c.p.p.). Procedere in assenza senza la certezza della conoscenza del processo da parte dell’interessato viola in modo radicale il diritto di difesa e il principio del giusto processo, creando un giudicato precario e viziato alla radice.

Le Conclusioni

Questa sentenza rafforza le garanzie difensive nel processo penale. Stabilisce che non ci si può accontentare di formalismi procedurali, come la notifica al difensore d’ufficio, per privare un imputato del suo diritto fondamentale a partecipare al processo. I giudici di merito sono chiamati a un’indagine più approfondita e concreta sulla reale conoscenza del procedimento da parte dell’imputato prima di poter procedere in sua assenza. Per gli avvocati, questa decisione rappresenta un importante strumento per contestare condanne emesse in violazione del contraddittorio, ribadendo che la giustizia non può prescindere dalla sostanza dei diritti.

La notifica degli atti al difensore d’ufficio è sufficiente per dichiarare l’assenza dell’imputato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la sola notifica al difensore d’ufficio, specialmente se non vi è prova di un effettivo rapporto professionale e dell’assenso alla domiciliazione, non è sufficiente a dimostrare che l’imputato abbia avuto conoscenza del processo. Il giudice deve accertare in concreto tale conoscenza.

Cosa succede se una dichiarazione di assenza viene ritenuta illegittima?
Una dichiarazione di assenza illegittima, perché non fondata sulla prova della conoscenza del processo da parte dell’imputato, determina una nullità assoluta e insanabile. Di conseguenza, la sentenza emessa in quel giudizio deve essere annullata e il processo deve essere celebrato nuovamente.

Quale principio viola una dichiarazione di assenza illegittima?
Viola il principio del contraddittorio e il diritto di difesa dell’imputato. La Corte la riconduce alla fattispecie della ‘omessa citazione dell’imputato’, una delle più gravi violazioni procedurali previste dal codice, che inficia la validità dell’intero procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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