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Dichiarazione di assenza: annullata la condanna

Un cittadino comunitario è stato condannato in contumacia per essere rientrato in Italia nonostante un decreto di allontanamento. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza a causa di una illegittima dichiarazione di assenza. La notifica del processo, inviata al domicilio eletto presso il difensore d’ufficio prima dell’inizio formale del procedimento, è stata giudicata insufficiente a provare la reale conoscenza del processo da parte dell’imputato, determinando una nullità assoluta.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dichiarazione di Assenza Illegittima: La Cassazione Annulla la Condanna per Notifica Invalida

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1217 del 2024, ha riaffermato un principio fondamentale del diritto processuale penale: la dichiarazione di assenza di un imputato può essere emessa solo se vi è la prova certa della sua effettiva conoscenza del processo. Una notifica eseguita presso il difensore d’ufficio, basata su un’elezione di domicilio avvenuta prima ancora dell’inizio formale del procedimento, non è sufficiente a garantire tale certezza. Analizziamo insieme questa importante decisione.

Il Caso: Una Condanna in Assenza per Rientro Illegale

Un cittadino comunitario era stato condannato sia in primo grado che in appello per aver fatto rientro nel territorio nazionale prima del termine quinquennale previsto da un decreto di allontanamento emesso dal Prefetto per ragioni di sicurezza. Entrambi i processi si erano svolti in sua assenza.

Il difensore dell’imputato ha presentato ricorso per cassazione, sollevando una questione cruciale: l’illegittimità della dichiarazione di assenza. La difesa ha sostenuto che tutte le notifiche, compresa la citazione a giudizio, erano state inviate al domicilio eletto presso il difensore d’ufficio. Tuttavia, questa scelta era stata fatta dall’imputato al momento della sua identificazione da parte della polizia giudiziaria, cioè in una fase preliminare e antecedente all’instaurazione formale del procedimento penale a suo carico.

La Questione della Notifica e la Dichiarazione di Assenza

Il cuore del problema risiede nella validità della notifica come veicolo di conoscenza del processo. Secondo il ricorrente, la notifica al difensore d’ufficio, in queste specifiche circostanze, non poteva costituire prova certa che l’imputato fosse venuto a conoscenza dell’esistenza di un processo a suo carico e della data dell’udienza. Mancando tale prova, il Tribunale avrebbe dovuto sospendere il processo ai sensi dell’art. 420-quater del codice di procedura penale, anziché procedere con la dichiarazione di assenza e la celebrazione del dibattimento.

La Nullità Rilevabile d’Ufficio

La Corte di Cassazione ha preliminarmente chiarito che, sebbene l’eccezione non fosse stata sollevata nei gradi di merito, essa riguardava una nullità assoluta e insanabile ai sensi dell’art. 179 c.p.p. Questo tipo di vizio, che attiene alla citazione dell’imputato, può essere rilevato d’ufficio in ogni stato e grado del procedimento, compreso il giudizio di legittimità.

La Decisione della Corte Suprema

La Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Ha stabilito che la notifica della citazione a giudizio era invalida e, di conseguenza, la celebrazione del processo in assenza era illegittima. Citando la giurisprudenza consolidata delle Sezioni Unite (in particolare la sentenza ‘Ismail’), i giudici hanno ribadito che la disciplina del processo in assenza impone di accertare ‘in fatto’ se l’imputato abbia avuto effettiva conoscenza del procedimento o abbia volontariamente deciso di sottrarsi ad essa. Non sono ammesse presunzioni.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sul principio che la notifica al difensore d’ufficio, pur in presenza di un’elezione di domicilio, è inidonea a garantire la conoscenza effettiva del processo se non è accompagnata da una verifica concreta sulla volontaria sottrazione dell’imputato. L’elezione di domicilio effettuata prima ancora che l’accusa sia formalizzata non può essere considerata un elemento sufficiente per procedere in absentia. La legge, infatti, non ‘tipizza’ comportamenti (come la irreperibilità o l’elezione di domicilio) trasformandoli automaticamente in una prova di conoscenza o di ‘volontaria sottrazione’. Al contrario, richiede una valutazione caso per caso basata su elementi concreti che portino a un livello di certezza. In assenza di tale certezza, il processo non può proseguire.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio sia la sentenza d’appello sia quella di primo grado, disponendo la trasmissione degli atti al Tribunale di Ancona per un nuovo giudizio. Questa sentenza rafforza le garanzie difensive e il principio del giusto processo, sottolineando che il procedimento in assenza è un’eccezione che può essere applicata solo quando si ha la certezza assoluta che l’imputato sia stato correttamente e pienamente informato del processo a suo carico. La mera formalità di una notifica a un domicilio eletto in una fase embrionale delle indagini non può superare il dato sostanziale della mancata conoscenza.

È valida la notifica degli atti processuali presso il difensore d’ufficio se l’imputato ha eletto domicilio lì prima dell’inizio formale del processo?
No. Secondo la sentenza, tale notifica è inidonea a determinare la conoscenza effettiva del processo da parte dell’imputato, poiché l’elezione di domicilio è avvenuta in una fase antecedente alla formale instaurazione del procedimento penale e non garantisce che l’imputato sia stato informato dell’accusa.

Qual è la conseguenza di una dichiarazione di assenza basata su una notifica non valida?
La conseguenza è una nullità assoluta e insanabile, che può essere rilevata in ogni stato e grado del procedimento. Questo vizio comporta l’annullamento della sentenza emessa in assenza e la necessità di celebrare un nuovo processo.

Il processo in assenza si basa su una presunzione di conoscenza da parte dell’imputato?
No. La disciplina del processo in assenza esclude le presunzioni. Il giudice deve accertare ‘in fatto’, e quindi con certezza, che l’imputato abbia avuto effettiva conoscenza del processo o che si sia volontariamente sottratto alla conoscenza dello stesso. La semplice notifica al domicilio eletto presso il difensore d’ufficio non è sufficiente per raggiungere tale certezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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