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Desumibilità atti: quando è legittima la nuova misura?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato che chiedeva di dichiarare inefficace una misura cautelare emessa in un secondo procedimento. Secondo la Corte, la ‘desumibilità atti’ non coincide con la mera conoscenza storica dei fatti da parte del PM, ma richiede un quadro indiziario maturo e completo, la cui valutazione spetta al giudice di merito. Nel caso specifico, elementi essenziali per le nuove accuse sono emersi solo dopo la prima ordinanza, giustificando la separazione dei procedimenti e la tempistica della seconda misura.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Desumibilità Atti: La Cassazione e i Limiti alla Seconda Misura Cautelare

In complesse indagini penali, può accadere che un soggetto sia destinatario di più ordinanze di custodia cautelare emesse in momenti diversi e in procedimenti distinti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale in questo contesto: il principio di desumibilità atti. La Corte chiarisce quando le prove raccolte in un primo procedimento possono essere considerate già disponibili per fondare una seconda misura, con importanti conseguenze sulla durata dei termini di custodia. Analizziamo insieme la decisione.

I Fatti del Caso: Due Indagini Parallele

Il caso riguarda un indagato, già colpito da una prima ordinanza di custodia cautelare nel dicembre 2019 per associazione mafiosa nell’ambito di un vasto procedimento (denominato ‘Procedimento A’). Successivamente, nel gennaio 2023, gli viene notificata una seconda ordinanza in un altro procedimento (‘Procedimento B’) per reati di estorsione e detenzione di armi, commessi prima dell’emissione della prima misura.

La difesa sosteneva che gli elementi alla base della seconda ordinanza erano già noti agli inquirenti e pienamente desumibili dagli atti del ‘Procedimento A’ (in particolare da intercettazioni) molto prima del 2023. Di conseguenza, il Pubblico Ministero avrebbe ritardato ingiustificatamente l’azione cautelare, ‘frazionando’ le accuse. Per questo motivo, la difesa ha richiesto la declaratoria di inefficacia della seconda misura per decorrenza dei termini di fase, che avrebbero dovuto essere calcolati a partire dalla prima ordinanza.

La Questione sulla Desumibilità Atti nei Procedimenti Separati

Il cuore della questione giuridica è l’interpretazione del concetto di ‘anteriore desumibilità dagli atti’. Questo principio, stabilito per evitare un prolungamento artificioso della custodia cautelare, impone di retrodatare l’inizio dei termini di una misura se questa si fonda su elementi che erano già a disposizione dell’autorità giudiziaria al momento di una precedente misura.

La domanda a cui la Corte doveva rispondere era: la semplice conoscenza storica di un fatto (ad esempio, il contenuto di una telefonata intercettata) da parte del Pubblico Ministero è sufficiente a far scattare la ‘desumibilità’ e, quindi, l’obbligo di agire immediatamente? Oppure è necessario qualcosa di più?

La Decisione della Corte: la Desumibilità Atti richiede un quadro probatorio maturo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la validità della seconda ordinanza cautelare. La sentenza stabilisce un principio fondamentale: la ‘desumibilità’ non consiste nella ‘mera conoscibilità storica di determinate evenienze fattuali’. Al contrario, essa si concretizza solo quando il Pubblico Ministero dispone di un ‘determinato compendio documentale o dichiarativo’ che consenta un ‘meditato apprezzamento prognostico della concludenza e gravità degli indizi’.

In altre parole, non basta avere un singolo dato; è necessario che questo dato sia inserito in un quadro probatorio organico, completo e sufficientemente grave da poter legittimamente fondare la richiesta di una misura restrittiva. La valutazione di questo momento di ‘maturazione’ del quadro indiziario è una questione di fatto, riservata ai giudici di merito e sindacabile in Cassazione solo per vizi di logicità.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha ritenuto che il Tribunale del riesame abbia correttamente applicato questi principi. Non si è limitato a prendere atto delle date di deposito delle informative, ma ha analizzato nel dettaglio le singole accuse del ‘Procedimento B’, evidenziando come il quadro indiziario si fosse completato solo in una fase successiva all’emissione della prima ordinanza.

Per esempio:
– Per un’accusa di estorsione (capo F), sebbene le intercettazioni risalissero al 2019, solo successive acquisizioni documentali (visure camerali, analisi dei settori operativi) hanno permesso di completare il quadro e ottenere i necessari riscontri.
– Per un’altra estorsione (capo M), sono state indispensabili acquisizioni documentali successive per ricostruire la complessa vicenda ai danni di ditte appaltatrici, la programmazione delle azioni ritorsive e la spartizione dei profitti.
– Per un terzo episodio (capo R), le dichiarazioni rese dalla persona offesa nel marzo 2020 sono state ritenute un elemento di riscontro essenziale alle intercettazioni, completando il quadro indiziario.

La Corte ha sottolineato che, specialmente in indagini complesse come quelle di mafia, è necessario coordinare e collegare dati che vengono acquisiti progressivamente. Pretendere un’azione immediata sulla base di dati grezzi e non ancora riscontrati sarebbe irragionevole e contrario a una corretta amministrazione della giustizia.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza offre un importante chiarimento sulla gestione delle misure cautelari in procedimenti complessi e potenzialmente connessi. Le conclusioni pratiche sono le seguenti:
1. Non c’è automatismo: La semplice anteriorità di un’informazione non determina automaticamente l’illegittimità di una successiva misura cautelare.
2. Valutazione di merito: La valutazione sulla ‘maturità’ del quadro indiziario è di competenza del giudice di merito, che deve analizzare in concreto quando gli elementi raccolti hanno raggiunto un livello di gravità e completezza tale da giustificare una richiesta cautelare.
3. Tutela delle indagini complesse: La decisione tutela la necessità, per il Pubblico Ministero, di disporre del tempo ragionevolmente necessario per analizzare, collegare e riscontrare le prove, specialmente in contesti investigativi ampi e articolati, senza essere penalizzato da un’applicazione meccanicistica dei termini di fase.

Quando è legittima una seconda ordinanza di custodia cautelare basata su fatti antecedenti alla prima?
È legittima quando gli elementi probatori a suo fondamento, pur noti storicamente, hanno raggiunto un livello di gravità, completezza e concludenza sufficiente a giustificare una misura solo in un momento successivo all’emissione della prima ordinanza. Non basta la mera conoscenza di un fatto grezzo.

Cosa si intende per ‘desumibilità dagli atti’ secondo la Cassazione?
Per ‘desumibilità dagli atti’ non si intende la semplice conoscenza storica di un fatto, ma la disponibilità di un quadro indiziario maturo e completo, che consenta al Pubblico Ministero di esprimere una valutazione ponderata sulla gravità degli indizi e di formulare una richiesta cautelare fondata.

Il Pubblico Ministero è obbligato a chiedere subito una misura cautelare non appena acquisisce un’intercettazione rilevante?
No. La Corte chiarisce che il momento in cui si possono desumere i gravi indizi non coincide con la ricezione di un’informativa o di un’intercettazione. Occorre il tempo oggettivamente necessario per analizzare, contestualizzare e riscontrare tali elementi fino a comporre un quadro probatorio solido.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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