LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Deposito via PEC: Cassazione chiarisce le regole

La Corte di Cassazione ha annullato una decisione di inammissibilità emessa da un GIP, che aveva rigettato un’opposizione a decreto penale perché presentata a mezzo Posta Elettronica Certificata. La Suprema Corte ha chiarito che, durante il periodo transitorio della riforma Cartabia, il deposito via PEC è una modalità alternativa e pienamente valida rispetto al deposito cartaceo, in attesa della piena operatività del processo penale telematico, come previsto dall’art. 87-bis del D.Lgs. 150/2022.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Deposito via PEC: La Cassazione Fa Chiarezza sul Periodo Transitorio

La transizione verso il processo penale telematico rappresenta una delle sfide più significative per il sistema giudiziario italiano. In questo contesto, una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 4790/2024) offre un chiarimento fondamentale sulle modalità di presentazione degli atti, in particolare sull’ammissibilità del deposito via PEC delle impugnazioni. La decisione analizza il caso di un’opposizione a decreto penale dichiarata inammissibile perché presentata tramite Posta Elettronica Certificata, stabilendo un principio cruciale per gli operatori del diritto.

I Fatti di Causa

Un imputato, tramite il proprio difensore, presentava opposizione a un decreto penale di condanna. L’atto, che includeva anche la richiesta di accesso al rito abbreviato, veniva inviato tramite PEC all’indirizzo istituzionale del Tribunale competente. Tuttavia, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) dichiarava l’opposizione inammissibile, sostenendo che fosse stata proposta con modalità diverse da quelle previste dagli articoli 582 e 583 del codice di procedura penale, che storicamente prevedono il deposito fisico in cancelleria.

Contro questa ordinanza, il difensore proponeva ricorso per Cassazione, lamentando la violazione delle norme transitorie introdotte dalla cosiddetta Riforma Cartabia, in particolare l’art. 87-bis del D.Lgs. 150/2022.

La Decisione della Corte e la Validità del Deposito via PEC

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso del difensore, annullando senza rinvio l’ordinanza del GIP. Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione della normativa transitoria, pensata proprio per governare il passaggio dal sistema cartaceo a quello telematico.

La Suprema Corte ha sottolineato che il GIP ha commesso un errore non considerando l’art. 87-bis del D.Lgs. 150/2022. Questa norma, introdotta per semplificare le attività di deposito durante la fase di transizione, consente esplicitamente il deposito via PEC per la maggior parte degli atti processuali, incluse le impugnazioni. Questa possibilità rappresenta una via alternativa al tradizionale deposito cartaceo in cancelleria e rimane valida fino a quando il processo penale telematico non diventerà pienamente operativo con l’entrata in vigore dei regolamenti attuativi previsti dall’art. 87 dello stesso decreto.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su una lettura sistematica e teleologica della normativa. Il legislatore, consapevole della complessità della transizione digitale, ha previsto un regime duale per evitare vuoti normativi e paralisi procedurali. Da un lato, resta possibile il deposito cartaceo secondo le vecchie regole (art. 582 c.p.p. nella sua formulazione previgente). Dall’altro, è stata introdotta la facoltà di utilizzare la PEC, strumento che garantisce la certezza della provenienza e della data di trasmissione.

La Corte ha specificato che l’art. 87-bis disciplina anche i requisiti formali per il deposito via PEC dell’atto di impugnazione: il documento informatico deve essere sottoscritto digitalmente dal difensore, così come le copie per immagine degli eventuali allegati, per attestarne la conformità all’originale. Ignorare questa disposizione, come ha fatto il giudice di merito, significa disapplicare una norma vigente e vanificare lo scopo della disciplina transitoria, che è quello di agevolare e non ostacolare l’attività difensiva nel passaggio al nuovo sistema.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza in esame ha un’enorme rilevanza pratica per gli avvocati penalisti. Essa conferma senza ombra di dubbio che, fino alla completa attuazione del processo penale telematico, il deposito via PEC di un atto di impugnazione non è solo una possibilità, ma un diritto pienamente tutelato. I giudici di merito non possono dichiarare inammissibile un atto per il solo fatto che sia stato depositato con questo mezzo, a condizione che siano rispettati i requisiti formali previsti dall’art. 87-bis (sottoscrizione digitale, invio a indirizzo PEC corretto, ecc.). Questa pronuncia rafforza la certezza del diritto e fornisce agli operatori uno strumento agile e sicuro per l’esercizio del diritto di difesa, in linea con gli obiettivi di efficienza e modernizzazione della giustizia penale.

È possibile presentare opposizione a un decreto penale di condanna tramite PEC?
Sì, la sentenza chiarisce che durante il periodo transitorio previsto dalla Riforma Cartabia, il deposito tramite PEC è una modalità pienamente valida e alternativa al deposito cartaceo, ai sensi dell’art. 87-bis del D.Lgs. 150/2022.

Per quale motivo il giudice di primo grado aveva dichiarato inammissibile l’opposizione?
Il giudice aveva ritenuto che l’opposizione fosse stata presentata con modalità diverse da quelle previste dagli artt. 582 e 583 del codice di procedura penale, omettendo di considerare la normativa transitoria speciale che consente l’uso della PEC.

Cosa ha stabilito la Corte di Cassazione riguardo alle regole di deposito degli atti penali?
La Corte ha stabilito che, fino alla piena operatività del processo penale telematico, i difensori hanno una duplice possibilità: depositare l’atto di impugnazione in forma cartacea in cancelleria oppure, in via alternativa, depositarlo tramite PEC, nel rispetto delle modalità descritte dall’art. 87-bis del D.Lgs. 150/2022.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati