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Deposito telematico tardivo: la PEC non basta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso a causa di un deposito telematico tardivo. L’atto era stato inviato tramite PEC l’ultimo giorno utile, ma la difesa non ha fornito la prova della ricezione entro i termini. In assenza della ricevuta di consegna, fa fede il timbro della cancelleria del giorno successivo, rendendo il deposito tardivo e quindi inammissibile.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Deposito Telematico Tardivo: Quando l’Invio PEC Non Salva dai Termini

L’avvento del processo telematico ha semplificato molte procedure, ma nasconde insidie che possono costare caro. Un recente caso esaminato dalla Corte di Cassazione (Sentenza n. 20074/2025) mette in luce un aspetto cruciale: per evitare un deposito telematico tardivo, non è sufficiente inviare un atto via PEC entro la scadenza, ma è fondamentale poter dimostrare che sia stato anche ricevuto. Vediamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Un cittadino si è visto respingere la richiesta di riesame contro un sequestro preventivo di 4.500 euro. Il Tribunale ha dichiarato l’istanza inammissibile perché presentata fuori termine.
Il ricorrente sosteneva di aver rispettato la scadenza, inviando l’atto tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) il 19 luglio alle 23:48, ovvero l’ultimo giorno utile. Tuttavia, il timbro apposto dalla cancelleria del Tribunale riportava la data del giorno successivo, il 20 luglio, data in cui il termine era ormai scaduto.
Il nodo della questione era quindi stabilire quale data avesse valore legale: quella dell’invio della PEC o quella del timbro di ricezione della cancelleria?

La Decisione della Corte sul Deposito Telematico Tardivo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, definendolo ‘manifestamente infondato’ e confermando la decisione del Tribunale. La sentenza ha chiarito in modo inequivocabile la regola che governa la tempestività dei depositi telematici nel processo penale, sottolineando come la semplice prova dell’invio non sia sufficiente a scongiurare il rischio di un deposito telematico tardivo.

Le motivazioni della Corte

I giudici hanno basato la loro decisione sull’interpretazione dell’art. 87 bis del D.Lgs. n. 150/2022. Questa norma stabilisce che la prova della tempestività di un deposito telematico è data dall’attestazione di ricezione rilasciata dalla cancelleria. In assenza di tale attestazione, l’onere di dimostrare che l’atto è stato non solo inviato, ma anche recapitato nella casella PEC dell’ufficio giudiziario entro il termine, ricade interamente sul mittente.
Nel caso specifico, il ricorrente non ha allegato la ‘ricevuta di avvenuta consegna’ della PEC, l’unico documento informatico in grado di certificare con valore legale la data e l’ora esatte in cui il messaggio è arrivato a destinazione. Di conseguenza, in mancanza di questa prova contraria, il timbro della cancelleria, che indicava la ricezione il giorno successivo, ha assunto piena efficacia probatoria, determinando la tardività dell’istanza.

Le conclusioni e le implicazioni pratiche

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale per tutti gli operatori del diritto: nel processo telematico, la diligenza richiede di conservare e, se necessario, produrre non solo la ricevuta di accettazione (che prova l’invio) ma, soprattutto, la ricevuta di avvenuta consegna (che prova la ricezione). Affidarsi unicamente all’orario di invio, specialmente a ridosso della mezzanotte, è una pratica rischiosa che può portare all’inammissibilità dell’atto. La decisione sottolinea che la responsabilità di fornire la prova certa e inconfutabile della tempestività del deposito grava sempre sulla parte che lo effettua, pena la decadenza dai termini processuali.

Quando un atto depositato via PEC si considera ricevuto tempestivamente?
Un atto si considera ricevuto tempestivamente non quando viene inviato, ma quando viene effettivamente recapitato nella casella PEC dell’ufficio giudiziario destinatario. La data e l’ora di recapito devono essere antecedenti alla scadenza del termine.

Chi deve provare che il deposito telematico non è tardivo?
L’onere della prova spetta a chi effettua il deposito (il difensore). In caso di contestazione sulla data, è necessario produrre la ‘ricevuta di avvenuta consegna’ della PEC, che attesta legalmente la data e l’ora di ricezione del messaggio.

Che valore ha il timbro della cancelleria sull’atto depositato?
In assenza di una prova contraria, come la ricevuta di avvenuta consegna della PEC, il timbro apposto dalla cancelleria che indica la data di ‘pervenuto’ ha piena efficacia probatoria e stabilisce ufficialmente la data di ricezione dell’atto ai fini della valutazione della sua tempestività.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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