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Deposito telematico: stop del GIP è abnorme

La Corte di Cassazione ha annullato un decreto del G.I.P. che aveva dichiarato inammissibile una richiesta di archiviazione presentata in formato cartaceo. La Procura aveva utilizzato la modalità cartacea a seguito di un malfunzionamento del sistema informatico, formalmente attestato dal capo dell’ufficio. La Suprema Corte ha stabilito che il G.I.P. non ha il potere di sindacare tale attestazione amministrativa e che il suo provvedimento, impedendo sia il deposito telematico (impossibile per il guasto) sia quello cartaceo, ha creato una stasi processuale intollerabile, configurandosi come un atto abnorme.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Deposito telematico e malfunzionamenti: il GIP non può bloccare la Procura

L’avvento del processo penale telematico ha segnato una svolta epocale, promettendo efficienza e rapidità. Ma cosa accade quando la tecnologia fallisce? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 42873/2024) affronta un caso emblematico, chiarendo i confini tra potere giurisdizionale e gestione amministrativa degli uffici giudiziari in tema di deposito telematico degli atti. La decisione stabilisce un principio fondamentale: il giudice non può sindacare la scelta del Procuratore di procedere con un deposito cartaceo se basata su un attestato malfunzionamento del sistema.

I Fatti di Causa: Guasto Informatico e Deposito Cartaceo

Il caso nasce da una richiesta di archiviazione per reati a carico di ignoti presentata dal Pubblico Ministero presso il Tribunale di L’Aquila. A causa di un accertato e documentato malfunzionamento dell’applicativo ministeriale dedicato, il Procuratore della Repubblica disponeva che, per un periodo limitato, le richieste di archiviazione per quella specifica categoria di procedimenti venissero depositate in formato cartaceo, come previsto dalla normativa in caso di disservizi informatici.

La Decisione del G.I.P. e il Ricorso del Pubblico Ministero

Contrariamente alle aspettative, il Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.) dichiarava inammissibile la richiesta, sostenendo che la problematica descritta non costituisse un vero e proprio ‘malfunzionamento’ tale da giustificare il ricorso alla modalità analogica. A suo avviso, il deposito telematico rimaneva l’unica via percorribile.
Il Pubblico Ministero proponeva quindi ricorso per cassazione, denunciando l’abnormità del provvedimento del G.I.P. L’atto, secondo la Procura, era viziato sotto un duplice profilo:
1. Strutturale: il G.I.P. si era arrogato un potere non previsto dalla legge, ovvero quello di valutare la legittimità di un atto di natura amministrativa (l’attestazione del malfunzionamento) emesso dal capo dell’ufficio requirente.
2. Funzionale: la decisione creava una paralisi insanabile del procedimento. Il P.M. non poteva procedere con il deposito telematico a causa del guasto accertato, né poteva utilizzare la modalità cartacea a causa del divieto del G.I.P.

Le Motivazioni della Cassazione: il Deposito Telematico e l’Abnormità del Provvedimento

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le ragioni del ricorrente, annullando senza rinvio il decreto del G.I.P. La Suprema Corte ha ribadito che la normativa di riferimento (art. 175-bis c.p.p.) prevede espressamente la possibilità di depositare atti in formato analogico qualora il malfunzionamento del sistema informatico sia ‘accertato ed attestato dal dirigente dell’ufficio giudiziario’.
Il cuore della decisione risiede nella netta separazione tra potere giurisdizionale e potere amministrativo-organizzativo. L’atto con cui il Procuratore della Repubblica attesta il malfunzionamento del sistema e disciplina le modalità alternative di deposito ha natura puramente amministrativa. In quanto tale, esso non è sindacabile dal giudice nell’esercizio delle sue funzioni giurisdizionali. Il G.I.P., entrando nel merito di tale valutazione, ha esercitato un potere che l’ordinamento non gli attribuisce, dando vita a un provvedimento ‘totalmente avulso dal sistema processuale’.
Inoltre, la Corte ha riconosciuto l’abnormità funzionale del decreto, poiché esso ha determinato una ‘stasi irrimediabile del procedimento’, in palese violazione del principio di ragionevole durata del processo.

Conclusioni: Poteri del Giudice e Limiti Amministrativi

Questa sentenza traccia una linea invalicabile tra le competenze del giudice e quelle del dirigente dell’ufficio giudiziario. In presenza di un’attestazione formale di malfunzionamento dei sistemi per il deposito telematico, il giudice non può sostituire la propria valutazione a quella dell’organo amministrativo competente. Il suo compito è decidere nel merito della richiesta presentata, non sulla modalità con cui essa è pervenuta in cancelleria, quando questa sia stata legittimata da circostanze eccezionali previste dalla legge. La decisione riafferma l’importanza di un corretto bilanciamento dei poteri all’interno della giurisdizione, garantendo che i disservizi tecnici non si trasformino in un ostacolo insormontabile per l’amministrazione della giustizia.

Un giudice può dichiarare inammissibile un atto depositato in cartaceo a causa di un malfunzionamento del sistema telematico?
No, se il malfunzionamento è stato formalmente accertato e attestato dal dirigente dell’ufficio giudiziario. In questo caso, il deposito cartaceo è considerato legittimo dalla legge (art. 175-bis c.p.p.) e il giudice deve esaminare l’atto nel merito.

L’atto con cui il capo di un ufficio giudiziario attesta un malfunzionamento informatico può essere sindacato dal giudice?
No. La sentenza chiarisce che si tratta di un atto di natura amministrativa, la cui competenza è riservata esclusivamente al dirigente dell’ufficio (in questo caso, il Procuratore della Repubblica). Non rientra nei poteri del giudice sindacare o invalidare tale attestazione.

Cosa si intende per provvedimento “abnorme” in procedura penale?
Secondo la Corte, un provvedimento è abnorme quando è completamente estraneo al sistema processuale (abnormità strutturale) o quando, pur essendo previsto in astratto, provoca una paralisi irrimediabile del procedimento, impedendone la prosecuzione (abnormità funzionale). Il decreto del G.I.P. in questo caso presentava entrambe le caratteristiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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