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Deposito telematico: quando l’atto del giudice è abnorme

La Corte di Cassazione ha annullato un decreto con cui un G.i.p. aveva dichiarato inammissibile una richiesta di archiviazione presentata in formato cartaceo. A causa di un malfunzionamento certificato del sistema di deposito telematico, la Procura aveva optato per il deposito analogico. La Corte ha stabilito che il decreto del G.i.p. è un atto abnorme, sia strutturalmente, perché il giudice ha sindacato un atto amministrativo della Procura, sia funzionalmente, perché ha creato una stasi processuale insuperabile.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Deposito Telematico: la Cassazione Definisce l’Atto Abnorme del Giudice

L’obbligo del deposito telematico degli atti giudiziari ha rivoluzionato il mondo della giustizia, ma non è esente da problematiche tecniche. Cosa succede quando il sistema non funziona? Può un giudice rifiutare un atto depositato su carta a causa di un guasto tecnico certificato? Con la sentenza n. 42872/2024, la Corte di Cassazione interviene su questo tema cruciale, definendo i confini del potere del giudice e chiarendo il concetto di ‘atto abnorme’ che crea una paralisi processuale.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da una richiesta di archiviazione per un procedimento contro ignoti, presentata dalla Procura della Repubblica presso un Tribunale. A causa di un malfunzionamento accertato e attestato dell’applicativo ministeriale per il deposito telematico, il Procuratore della Repubblica aveva disposto, con un provvedimento amministrativo, che le richieste di archiviazione per ‘ignoti seriali’ fossero redatte e depositate in formato cartaceo.

Tuttavia, il Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.) ha dichiarato tale richiesta inammissibile. Secondo il giudice, il problema tecnico descritto non configurava un vero e proprio ‘malfunzionamento’ del sistema, tale da giustificare il ricorso alla modalità cartacea in deroga all’obbligo telematico imposto dalla normativa vigente.

La Decisione e il Ricorso del Pubblico Ministero

Di fronte a questa decisione, il Pubblico Ministero ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il decreto del G.i.p. fosse un atto ‘abnorme’. L’abnormità, secondo la Procura, era duplice:

1. Strutturale: il G.i.p. aveva esercitato un potere non previsto dalla legge, sindacando la legittimità di un atto di natura amministrativa del capo dell’ufficio giudiziario che attestava il malfunzionamento.
2. Funzionale: la decisione creava una stasi irrimediabile del procedimento. Il P.M., infatti, non poteva procedere con il deposito telematico a causa del guasto, né poteva depositare l’atto in formato cartaceo, a causa del divieto imposto dal G.i.p.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sul deposito telematico

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le argomentazioni della Procura, annullando il decreto del G.i.p. e qualificandolo come atto abnorme. Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri fondamentali.

L’Abnormità Strutturale e Funzionale

La Corte ha ribadito la distinzione, elaborata dalle Sezioni Unite, tra abnormità strutturale e funzionale. Nel caso di specie, il decreto del G.i.p. era viziato da entrambe.

L’abnormità strutturale risiede nel fatto che il giudice ha travalicato i suoi poteri, entrando nel merito di una decisione – quella di certificare il malfunzionamento del sistema – che l’ordinamento processuale riserva esclusivamente al dirigente dell’ufficio giudiziario. Tale atto, di natura amministrativa, non è sindacabile dal giudice.

L’abnormità funzionale è ancora più evidente: la decisione ha prodotto una paralisi totale e insuperabile del procedimento. Impedendo il deposito cartaceo e stante l’impossibilità del deposito telematico, il G.i.p. ha di fatto impedito alla giustizia di fare il suo corso.

Le Conclusioni

La sentenza della Cassazione stabilisce un principio di diritto fondamentale per la gestione della transizione digitale nella giustizia. Quando il dirigente di un ufficio giudiziario accerta e attesta un malfunzionamento dei sistemi informatici, tale attestazione è sufficiente a legittimare il ricorso a modalità di deposito alternative, come quella cartacea, secondo quanto previsto dall’art. 175-bis del codice di procedura penale. Un giudice non può sindacare questa decisione amministrativa né dichiarare inammissibile un atto depositato in conformità ad essa. Facendolo, compirebbe un atto abnorme che, creando una stasi procedimentale, va annullato per garantire il corretto svolgimento del processo.

Un giudice può rifiutare un atto depositato su carta se il sistema di deposito telematico non funziona?
No. Se il malfunzionamento del sistema telematico è stato formalmente accertato e attestato dal dirigente dell’ufficio giudiziario, il giudice non può dichiarare inammissibile un atto depositato in formato cartaceo. Un provvedimento di questo tipo è considerato un ‘atto abnorme’.

Cosa si intende per ‘atto abnorme’ in un processo?
Un atto abnorme è un provvedimento del giudice che si colloca completamente al di fuori delle norme procedurali (abnormità strutturale) oppure che, pur essendo previsto in astratto, provoca una paralisi insuperabile del procedimento, impedendone la prosecuzione (abnormità funzionale).

Chi ha l’autorità di certificare un malfunzionamento dei sistemi informatici della giustizia?
Secondo la sentenza, l’autorità di accertare e attestare un malfunzionamento dei sistemi informatici, legittimando il ricorso a modalità di deposito alternative, spetta al dirigente dell’ufficio giudiziario (in questo caso, il Procuratore della Repubblica). Si tratta di un atto di natura amministrativa che non può essere messo in discussione dal giudice nel corso del procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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