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Deposito telematico impugnazione: errore indirizzo PEC

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso, confermando che il deposito telematico di un’impugnazione cautelare deve essere effettuato all’indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) dell’ufficio giudiziario competente a decidere, e non a quello che ha emesso il provvedimento. L’errore nell’individuazione del destinatario comporta l’inammissibilità dell’atto, e il rischio di tale errore ricade interamente sulla parte impugnante.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Deposito Telematico Impugnazione: l’Errore sull’Indirizzo PEC è Fatale

Con la progressiva digitalizzazione della giustizia, il deposito telematico impugnazione è diventato la prassi. Tuttavia, questa modernizzazione porta con sé nuove sfide e richiede una precisione assoluta. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: inviare un’impugnazione all’indirizzo di Posta Elettronica Certificata (PEC) sbagliato equivale a non averla quasi presentata, con la conseguenza drastica dell’inammissibilità. Analizziamo questo caso per comprendere le regole da seguire e gli errori da evitare.

I fatti del caso: un invio telematico all’ufficio sbagliato

Un soggetto, destinatario di un’ordinanza cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Lecco, presentava una richiesta di riesame. Il suo difensore, utilizzando la procedura telematica, inviava l’atto tramite PEC. L’errore commesso, tuttavia, si è rivelato cruciale: l’istanza veniva indirizzata all’ufficio del GIP di Lecco, ovvero il giudice che aveva emesso il provvedimento, e non al Tribunale del Riesame di Milano, l’unico organo competente a decidere sull’impugnazione.

Di conseguenza, il Tribunale di Milano dichiarava la richiesta di riesame inammissibile, proprio a causa del suo deposito presso un ufficio giudiziario incompetente. L’interessato decideva quindi di ricorrere in Cassazione, sostenendo che l’invio all’indirizzo PEC istituzionale del giudice che aveva emesso l’atto dovesse essere considerato valido e che, in ogni caso, l’inammissibilità avrebbe dovuto essere dichiarata da quest’ultimo e non dal Tribunale del Riesame.

Le motivazioni della Corte: un’analisi del deposito telematico impugnazione

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, giudicandolo manifestamente infondato e fornendo chiarimenti essenziali sulla corretta procedura del deposito telematico impugnazione.

La competenza non cambia con la digitalizzazione

Il punto centrale della decisione è che l’introduzione degli strumenti telematici non modifica le regole fondamentali sulla competenza processuale. L’articolo 309 del codice di procedura penale stabilisce in modo inequivocabile che la richiesta di riesame deve essere presentata nella cancelleria del tribunale competente per il riesame.

La normativa sulla giustizia digitale (in particolare l’art. 87-bis del d.lgs. n. 150/2022) si limita a trasporre questa regola nel mondo digitale: l’atto deve essere trasmesso all’indirizzo PEC dell’ufficio competente a decidere. Inviare l’atto all’ufficio del giudice a quo (colui che ha emesso il provvedimento) costituisce una violazione di questa norma procedurale. La Corte ha sottolineato che il rischio derivante da un errore nell’individuazione dell’ufficio destinatario ricade interamente sulla parte che presenta l’impugnazione. Non esiste alcun obbligo per la cancelleria che riceve erroneamente l’atto di trasmetterlo a quella competente.

Il doppio potere di dichiarare l’inammissibilità

Il secondo motivo di ricorso, relativo a quale giudice dovesse dichiarare l’inammissibilità, è stato parimenti respinto. La Cassazione ha chiarito che la normativa recente (art. 87-bis, comma 8) ha introdotto una nuova ipotesi di declaratoria di inammissibilità de plano (cioè senza formalità) da parte del giudice che ha emesso il provvedimento impugnato per specifici vizi formali (es. mancata sottoscrizione digitale).

Tuttavia, questa nuova previsione non elimina né sostituisce il potere generale del giudice dell’impugnazione (in questo caso, il Tribunale del Riesame) di rilevare d’ufficio l’inammissibilità del gravame per qualsiasi motivo, inclusa la presentazione a un ufficio incompetente. Pertanto, la decisione del Tribunale del Riesame di Milano era perfettamente legittima.

Conclusioni

Questa sentenza lancia un monito chiaro agli operatori del diritto: la digitalizzazione dei processi richiede una scrupolosa attenzione alle regole procedurali. Il deposito telematico impugnazione non è una mera formalità, ma un atto processuale che deve rispettare i principi di competenza funzionale e territoriale. L’errore nell’individuare l’indirizzo PEC corretto non è sanabile e conduce a una declaratoria di inammissibilità, con la conseguente perdita del diritto di far esaminare il merito della propria istanza. La responsabilità di verificare e utilizzare il canale di comunicazione corretto è e rimane un onere esclusivo del difensore.

A quale indirizzo PEC va inviata la richiesta di riesame contro una misura cautelare?
La richiesta di riesame deve essere trasmessa esclusivamente all’indirizzo di posta elettronica certificata del tribunale competente per il riesame (nel caso di specie, il Tribunale di Milano), come indicato dall’articolo 309, comma 7, del codice di procedura penale.

Cosa succede se si invia l’impugnazione all’indirizzo PEC del giudice che ha emesso il provvedimento invece che a quello del Tribunale del Riesame?
L’invio a un indirizzo PEC diverso da quello dell’ufficio giudiziario competente a decidere l’impugnazione ne determina l’inammissibilità. Il rischio di questo errore ricade interamente sulla parte che effettua il deposito.

Il Tribunale del Riesame può dichiarare l’inammissibilità di un’impugnazione inviata a un ufficio sbagliato?
Sì. Il Tribunale del Riesame, in qualità di giudice dell’impugnazione, ha il potere di rilevare d’ufficio e dichiarare l’inammissibilità del gravame per qualsiasi vizio, incluso il deposito presso un ufficio giudiziario incompetente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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