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Deposito telematico: atto nullo se il sistema non va?

La Cassazione ha annullato un decreto del GIP che dichiarava inammissibile una richiesta di archiviazione per mancato deposito telematico. Il GIP non può sindacare l’attestazione di malfunzionamento del sistema informatico emessa dal capo dell’ufficio giudiziario, pena la creazione di un atto abnorme che paralizza il processo.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Deposito Telematico: Cosa Succede se il Sistema Giudiziario Va in Tilt?

L’obbligo del deposito telematico degli atti giudiziari è ormai una realtà consolidata nel nostro sistema processuale, ma cosa accade quando la tecnologia fallisce? Una recente sentenza della Corte di Cassazione Penale (n. 44235/2024) offre un chiarimento fondamentale: un’attestazione di malfunzionamento del sistema da parte del capo dell’ufficio giudiziario è sufficiente a legittimare il deposito cartaceo, e il giudice non può contestarla. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati.

I Fatti del Caso: Deposito Cartaceo vs. Obbligo Telematico

Il caso nasce da una decisione del Giudice per le indagini preliminari (GIP) del Tribunale di L’Aquila. Il GIP aveva dichiarato inammissibile una richiesta di archiviazione presentata dal Pubblico Ministero perché depositata in formato cartaceo e non tramite l’apposito applicativo telematico.

Tuttavia, la scelta del deposito cartaceo non era arbitraria. Il Procuratore della Repubblica aveva infatti emesso un provvedimento formale attestante un malfunzionamento specifico del sistema informatico. L’anomalia riguardava la funzionalità di archiviazione massiva per i procedimenti contro “ignoti seriali”, impedendo di fatto il deposito telematico per quella particolare tipologia di atti. Nonostante questa certificazione ufficiale, il GIP ha ritenuto il deposito irrituale e lo ha respinto.

Il Ricorso in Cassazione e il Concetto di Atto Abnorme

Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il provvedimento del GIP fosse “abnorme”. Un atto giudiziario è considerato abnorme non solo quando è completamente al di fuori degli schemi legali (abnormità strutturale), ma anche quando, pur essendo formalmente corretto, produce una paralisi irreversibile del procedimento (abnormità funzionale).

Secondo il ricorrente, la decisione del GIP creava proprio una situazione di stallo: il Pubblico Ministero non poteva procedere con il deposito telematico a causa del guasto tecnico certificato, né poteva usare il formato cartaceo a causa della declaratoria di inammissibilità. Il processo era, di fatto, bloccato.

Il Deposito Telematico e il Potere del Giudice: Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le argomentazioni della Procura, annullando senza rinvio il decreto del GIP. La decisione si fonda su principi chiari e di grande rilevanza pratica.

La Certificazione del Malfunzionamento

Il punto centrale della sentenza è l’interpretazione dell’art. 175-bis del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che, in caso di malfunzionamento del sistema informatico, gli atti possono essere depositati in formato analogico (cartaceo). Crucialmente, il comma 4 della stessa norma prevede che il malfunzionamento sia “accertato ed attestato dal dirigente dell’ufficio giudiziario”.

La Cassazione sottolinea che la legge non conferisce al giudice alcun potere di “sindacato”, ovvero di controllo o revisione, su tale attestazione. Il provvedimento del capo dell’ufficio è sufficiente a giustificare la deroga all’obbligo telematico. L’eventuale erroneità di tale attestazione potrà avere rilevanza in altre sedi, ma non può essere usata da un giudice per bloccare un procedimento.

La Stasi Irreversibile del Processo

La Corte ha riconosciuto che la decisione del GIP aveva generato una situazione di stallo insuperabile, configurando un’ipotesi di abnormità funzionale. Impedendo sia il deposito digitale che quello analogico, il giudice aveva di fatto impedito al Pubblico Ministero di esercitare le proprie funzioni, paralizzando il corso della giustizia. Questo risultato è contrario ai principi fondamentali del giusto processo e della sua ragionevole durata.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte Suprema risiedono nella necessità di garantire la funzionalità del sistema giudiziario anche di fronte a problematiche tecniche. La normativa sul processo telematico, pur essendo la regola, prevede delle eccezioni per non sacrificare la giustizia sull’altare della forma. Il potere di certificare un malfunzionamento è stato attribuito al capo dell’ufficio proprio per fornire una soluzione pratica e rapida a questi problemi. Consentire a ogni singolo giudice di contestare tale certificazione creerebbe incertezza e potrebbe portare a una paralisi diffusa. La decisione del GIP, pertanto, è stata ritenuta un atto emesso al di fuori del sistema processuale, che debordava dai limiti del potere giurisdizionale.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza stabilisce un principio fondamentale: la certificazione di malfunzionamento del sistema telematico da parte del capo dell’ufficio giudiziario è un atto che non può essere messo in discussione dal giudice del procedimento. Di fronte a tale attestazione, il deposito cartaceo è pienamente legittimo. Qualsiasi decisione contraria che porti a una paralisi del processo deve considerarsi abnorme e, come tale, va annullata. La funzionalità e la progressione del processo prevalgono su un’applicazione rigida e irragionevole delle regole procedurali telematiche.

Un giudice può rifiutare un atto depositato su carta se il capo dell’ufficio ha certificato un malfunzionamento del sistema telematico?
No. Secondo la Cassazione, la legge non prevede alcun potere del giudice di sindacare o contestare l’attestazione di malfunzionamento del sistema informatico emessa dal capo dell’ufficio giudiziario.

Cosa si intende per atto “abnorme” in questo contesto?
Un atto è abnorme quando, pur rispettando formalmente uno schema processuale, viene emesso al di fuori dei casi consentiti dalla legge al punto da causare una stasi irreversibile del procedimento. In questo caso, l’inammissibilità del deposito cartaceo ha impedito al Pubblico Ministero di procedere in qualsiasi modo.

Il malfunzionamento del sistema telematico deve essere totale per giustificare il deposito cartaceo?
No. La sentenza chiarisce che anche un’anomalia specifica di una singola funzionalità (in questo caso, quella per l’archiviazione massiva di procedimenti contro ignoti) è sufficiente a integrare il “malfunzionamento” previsto dalla legge (art. 175-bis c.p.p.), legittimando il deposito in formato analogico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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