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Deposito telematico atti penali: ricusazione via PEC

La Corte di Cassazione ha stabilito la validità del deposito telematico di una dichiarazione di ricusazione tramite Posta Elettronica Certificata (PEC). La sentenza annulla una precedente decisione di inammissibilità, evidenziando come le recenti riforme normative, in particolare il D.M. 217/2023, abbiano introdotto modalità di deposito alternative a quello cartaceo, rendendo il deposito telematico atti penali una via percorribile e legittima durante il periodo transitorio.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Deposito Telematico Atti Penali: La Cassazione Sancisce la Validità della Ricusazione via PEC

L’evoluzione digitale sta trasformando radicalmente il sistema giudiziario, e il deposito telematico atti penali rappresenta uno dei cambiamenti più significativi. Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha offerto un chiarimento fondamentale, affermando la piena validità di una dichiarazione di ricusazione presentata tramite Posta Elettronica Certificata (PEC), in linea con le novità introdotte dalla Riforma Cartabia. Questa decisione segna un punto di svolta, superando un’interpretazione restrittiva delle norme procedurali e allineando la prassi giudiziaria alla normativa vigente in materia di digitalizzazione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’istanza di ricusazione presentata da un imputato nei confronti di un giudice del Tribunale di Termini Imerese. L’istanza, anziché essere depositata fisicamente presso la cancelleria competente, era stata inviata tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) e attraverso il portale telematico dei depositi penali.

La Corte d’Appello di Palermo, chiamata a decidere sulla richiesta, l’aveva dichiarata inammissibile. La motivazione si basava su un orientamento giurisprudenziale consolidato ma risalente, secondo cui l’art. 38 del codice di procedura penale, che parla di “presentazione” dell’atto, escluderebbe modalità di trasmissione a distanza come la posta. Secondo la Corte territoriale, la norma imporrebbe un deposito fisico e diretto in cancelleria.

La Decisione della Corte sul Deposito Telematico Atti Penali

Contro la decisione della Corte d’Appello, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando che i giudici di merito non avessero tenuto conto delle recenti e profonde innovazioni normative in materia di processo penale telematico. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza di inammissibilità.

Il fulcro della decisione risiede nel riconoscimento che la normativa è cambiata. La Corte ha sottolineato come la Corte d’Appello abbia erroneamente applicato principi giurisprudenziali superati dalle nuove disposizioni, in particolare dal D.Lgs. 150/2022 (la cosiddetta “Riforma Cartabia”) e dai successivi decreti ministeriali, come il D.M. n. 217/2023.

La Normativa sul Deposito Telematico degli Atti

La Cassazione ha ricostruito il quadro normativo vigente, evidenziando che, a partire dal 14 gennaio 2024, è stata introdotta una disciplina transitoria che regola il passaggio al deposito telematico obbligatorio. Durante questo periodo, per molti atti e in molti uffici giudiziari (tra cui le Corti d’Appello), il deposito può avvenire in modalità telematica facoltativa. Questo significa che le parti possono scegliere tra il tradizionale deposito cartaceo e le nuove modalità digitali, come il portale dei servizi telematici (PST) o, appunto, la Posta Elettronica Certificata (PEC).

Nel caso specifico, la dichiarazione di ricusazione era stata depositata a fine novembre 2024, data in cui la normativa transitoria era pienamente in vigore. Di conseguenza, l’utilizzo della PEC e del portale telematico era una modalità di deposito perfettamente consentita e legittima.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha censurato la decisione della Corte d’Appello per aver omesso di considerare le novità normative intervenute. I giudici di legittimità hanno chiarito che il riferimento a una giurisprudenza formatasi prima della rivoluzione digitale del processo penale era inappropriato. La nozione di “presentazione” contenuta nell’art. 38 c.p.p. deve oggi essere interpretata alla luce delle nuove disposizioni che disciplinano il deposito telematico atti penali. Le nuove norme, come l’art. 111-bis c.p.p. e le disposizioni tecniche del D.M. 217/2023, hanno introdotto il portale telematico e la PEC come strumenti validi per la trasmissione e il deposito di documenti informatici nel procedimento penale. Pertanto, l’invio telematico non è più un’eccezione, ma una modalità alternativa e pienamente valida, almeno nella fase transitoria prevista dal legislatore. Di conseguenza, la dichiarazione di inammissibilità era ingiustificata, poiché basata su un presupposto normativo non più attuale.

Le Conclusioni

Questa sentenza rappresenta un’importante affermazione del principio di digitalizzazione nel processo penale. La Corte di Cassazione stabilisce con chiarezza che i giudici devono interpretare le norme procedurali tenendo conto dell’evoluzione legislativa. Ignorare le nuove regole sul deposito telematico atti penali costituisce un errore di diritto. Per gli avvocati e gli operatori del settore, la decisione offre una sicurezza fondamentale: l’utilizzo di strumenti come la PEC e il portale telematico, nei casi previsti dalla normativa transitoria, è legittimo e non può essere causa di inammissibilità degli atti. Si tratta di un passo avanti decisivo per l’efficienza e la modernizzazione della giustizia penale, che allinea le prassi operative alle nuove tecnologie.

È legittimo depositare una dichiarazione di ricusazione tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) nel processo penale?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in base alla normativa transitoria introdotta dalla Riforma Cartabia (in particolare il D.M. n. 217/2023), il deposito di tale atto tramite PEC o portale telematico è una modalità valida e alternativa a quella cartacea, almeno fino al 31 dicembre 2024.

Perché la Corte d’Appello aveva inizialmente dichiarato inammissibile l’istanza?
La Corte d’Appello si era basata su una giurisprudenza precedente e superata, secondo cui la norma (art. 38, co. 3, c.p.p.) che richiede la “presentazione” dell’atto escludeva qualsiasi forma di trasmissione a distanza, imponendo unicamente il deposito fisico in cancelleria. Non ha considerato le recenti modifiche legislative sul processo telematico.

Qual è l’impatto delle nuove riforme sul deposito degli atti penali?
Le nuove riforme, come il D.Lgs. 150/2022 e i decreti attuativi, hanno introdotto e disciplinato il deposito telematico degli atti nel processo penale. Hanno stabilito un regime transitorio in cui il deposito tramite portale telematico o PEC è consentito in via facoltativa per una vasta gamma di atti, superando la precedente esclusività del deposito cartaceo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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