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Deposito telematico appello: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza della Corte di Appello che aveva erroneamente dichiarato inammissibile un appello per tardività. Il caso chiarisce che il deposito telematico dell’appello tramite Posta Elettronica Certificata (PEC), se effettuato entro i termini di legge, è pienamente valido. La Suprema Corte ha verificato che l’atto era stato depositato tempestivamente via PEC, contrariamente a quanto ritenuto dal giudice di secondo grado, e ha rinviato gli atti alla Corte di Appello per la prosecuzione del giudizio.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Deposito Telematico Appello: La Cassazione Conferma la Validità della PEC

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 46555 del 2024, interviene su una questione cruciale della procedura penale moderna: la validità del deposito telematico dell’appello. Questa pronuncia chiarisce che il deposito tramite Posta Elettronica Certificata (PEC), se eseguito correttamente e nei termini, è una modalità pienamente legittima per impugnare una sentenza, annullando una decisione di merito che lo aveva erroneamente ritenuto tardivo.

I Fatti del Caso

Il caso nasce da un’ordinanza della Corte di appello di Bologna, che dichiarava inammissibile per tardività l’appello proposto da un imputato. La sentenza di primo grado era stata emessa a seguito di un giudizio abbreviato, con lettura del dispositivo e della motivazione contestuale in udienza il 26 giugno 2024. Secondo la Corte territoriale, il termine di 15 giorni per l’appello scadeva l’11 luglio 2024, mentre l’atto risultava depositato solo il 15 luglio 2024, e quindi fuori tempo massimo.

L’Errore della Corte d’Appello sulla Tardività

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la valutazione della Corte d’Appello fosse errata. Contrariamente a quanto affermato nell’ordinanza impugnata, il deposito telematico dell’appello era avvenuto tempestivamente in data 8 luglio 2024. Tale deposito era stato effettuato sia tramite il Portale Deposito Atti Penali (PDP) sia mediante trasmissione via PEC all’indirizzo istituzionale del Tribunale competente. Questa documentazione, allegata al ricorso, dimostrava in modo inequivocabile il rispetto dei termini per l’impugnazione.

Le Motivazioni della Cassazione sul Deposito Telematico Appello

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Dall’esame degli atti processuali, è emerso chiaramente che l’atto di appello era stato effettivamente depositato a mezzo PEC in data 8 luglio 2024 e ritualmente registrato dalla Cancelleria del Tribunale.

La Corte ha ribadito che questa modalità di deposito è pienamente consentita dalla normativa vigente, in particolare dall’art. 87 bis del D.Lgs. 150/2022 e dal D.M. n. 217 del 29 dicembre 2023. Quest’ultimo, all’art. 3, comma 8, specifica che il deposito telematico è permesso «per tutti i casi in cui il deposito può avere luogo anche con modalità non telematiche».

Poiché il termine di quindici giorni per l’impugnazione, decorrente dal 26 giugno 2024, scadeva l’11 luglio 2024, il deposito effettuato l’8 luglio 2024 risultava pienamente tempestivo. La valutazione di intempestività della Corte d’Appello era, quindi, palesemente errata.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione è di fondamentale importanza pratica. Essa non solo corregge un errore procedurale, ma rafforza il principio di affidamento negli strumenti telematici messi a disposizione della giustizia. Gli avvocati possono fare legittimo affidamento sulla validità del deposito via PEC, purché eseguito nel rispetto delle norme tecniche e dei termini perentori.

La Corte ha quindi annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata, disponendo la trasmissione degli atti alla Corte di appello di Bologna per la prosecuzione del giudizio. Questo significa che l’appello dovrà essere ora esaminato nel merito, garantendo all’imputato il suo diritto a un secondo grado di giudizio. La sentenza riafferma l’importanza di una verifica accurata da parte dei giudici delle modalità e delle tempistiche di deposito degli atti processuali, specialmente nell’era della digitalizzazione del processo penale.

È possibile depositare un atto di appello penale tramite PEC?
Sì, la sentenza conferma che il deposito dell’atto di appello a mezzo Posta Elettronica Certificata (PEC) è una modalità valida e consentita dalla normativa vigente, a patto che sia effettuato entro i termini di legge.

Cosa accade se una Corte d’Appello dichiara erroneamente tardivo un appello depositato telematicamente in tempo?
La parte interessata può proporre ricorso in Cassazione. Se la Suprema Corte accerta che il deposito è avvenuto tempestivamente, annulla l’ordinanza di inammissibilità e rinvia gli atti alla Corte d’Appello per la prosecuzione del giudizio nel merito.

Da quale momento decorre il termine di 15 giorni per impugnare una sentenza quando motivazione e dispositivo sono letti contestualmente in udienza?
Il termine di quindici giorni per proporre l’impugnazione decorre dalla data stessa dell’udienza in cui avviene la lettura contestuale del dispositivo e della motivazione, come previsto dall’art. 585, lettera a), del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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