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Deposito telematico: annullata decisione abnorme del GIP

La Corte di Cassazione ha annullato la decisione di un Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) che aveva dichiarato inammissibile una richiesta di archiviazione depositata in formato cartaceo. Il Pubblico Ministero aveva optato per il deposito analogico a seguito di un’attestazione di malfunzionamento del sistema telematico. La Suprema Corte ha qualificato come “abnorme” il provvedimento del GIP, poiché non rientra nei poteri del giudice sindacare la legittimità dell’attestazione di malfunzionamento, e perché la sua decisione creava una stasi insuperabile del procedimento. La parola chiave del caso è deposito telematico.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Deposito Telematico e Poteri del Giudice: la Cassazione fa chiarezza

L’introduzione del deposito telematico obbligatorio nel processo penale, pilastro della Riforma Cartabia, ha sollevato questioni interpretative cruciali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 7460/2025, affronta un caso emblematico, definendo i limiti del potere del giudice di fronte a un’attestazione di malfunzionamento del sistema informatico. La Corte ha annullato come “abnorme” la decisione di un Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) che aveva respinto una richiesta di archiviazione depositata su carta, nonostante il Pubblico Ministero avesse certificato un’anomalia del sistema.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da una richiesta di archiviazione presentata dalla Procura della Repubblica presso la cancelleria del Tribunale in formato cartaceo. Il Pubblico Ministero giustificava questa modalità di deposito con un provvedimento interno che attestava un malfunzionamento dell’applicativo ministeriale dedicato al deposito telematico degli atti.

Tuttavia, il GIP dichiarava la richiesta inammissibile, sostenendo che fosse stata presentata in violazione delle norme che impongono l’esclusivo utilizzo della via telematica. Secondo il giudice, il provvedimento del Procuratore non integrava un vero e proprio “malfunzionamento del sistema” che potesse legittimare la deroga.

Contro questa decisione, la Procura ricorreva direttamente in Cassazione, lamentando l'”abnormità” del provvedimento del GIP, sia sotto il profilo strutturale (per aver travalicato i propri poteri) sia sotto quello funzionale (per aver creato una stasi insuperabile del procedimento).

La Disciplina del Malfunzionamento nel Deposito Telematico

Il cuore della questione risiede nell’interpretazione dell’art. 175-bis del codice di procedura penale. Questa norma disciplina le conseguenze di un malfunzionamento dei sistemi informatici del Ministero della Giustizia, distinguendo due scenari:

1. Malfunzionamento “certificato”: Riguarda un’anomalia generalizzata dei sistemi nazionali, la cui esistenza è certificata dal Direttore Generale per i servizi informativi del Ministero.
2. Malfunzionamento “non certificato”: Concerne un problema locale, limitato a uno specifico ufficio giudiziario. In questo caso, il malfunzionamento è accertato e attestato dal dirigente dell’ufficio stesso (come il Procuratore della Repubblica).

In entrambe le ipotesi, la norma prevede lo stesso effetto: la possibilità di derogare eccezionalmente all’obbligo del deposito telematico, consentendo la redazione e il deposito degli atti in formato analogico (cartaceo).

L’Abnormità della Decisione del GIP sul Deposito Telematico

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le ragioni della Procura, definendo il provvedimento del GIP abnorme per due motivi concorrenti.

* Abnormità Strutturale: Il GIP, nel valutare l’adeguatezza del provvedimento del Procuratore che attestava il malfunzionamento, ha esercitato un potere che non gli compete. L’attestazione del dirigente dell’ufficio è un atto presupposto che il giudice non può sindacare nel merito. Facendolo, il GIP si è arrogato una funzione di controllo sulla legittimità di un atto amministrativo, tipica del giudice amministrativo, esorbitando dai propri poteri giurisdizionali penali.

* Abnormità Funzionale: La decisione ha generato una stasi procedimentale irrisolvibile. Il Pubblico Ministero si è trovato in un vicolo cieco: non poteva procedere con il deposito telematico a causa del blocco del sistema (attestato dal suo dirigente), né poteva utilizzare il deposito cartaceo, dichiarato inammissibile dal GIP. Il procedimento era, di fatto, paralizzato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha chiarito che il presupposto per l’operatività della deroga all’obbligo telematico è costituito esclusivamente dall’esistenza della certificazione o dell’attestazione di malfunzionamento. Una volta che tale atto è stato emesso dall’autorità competente (il Direttore Generale del Ministero o il dirigente dell’ufficio locale), il giudice non ha il potere di ritenerne l’illegittimità o l’inidoneità a giustificare il deposito cartaceo.

La validità dell’atto depositato in forma analogica, sulla base di tale attestazione, non può essere messa in discussione. Il GIP, pertanto, non aveva alcun potere di dichiarare inammissibile la richiesta di archiviazione. Il suo provvedimento si configura come un atto “avulso dai poteri che gli spettavano”, che ha alterato la corretta sequenza procedimentale e ha creato un blocco insuperabile.

Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio fondamentale per la corretta gestione del processo penale telematico: l’attestazione di malfunzionamento del sistema da parte del capo dell’ufficio giudiziario è un atto che esaurisce i suoi effetti sul piano amministrativo e non può essere oggetto di sindacato da parte del giudice penale. Quest’ultimo deve prenderne atto e considerare legittimo il conseguente deposito cartaceo. Tale pronuncia non solo garantisce la funzionalità del sistema giudiziario anche in caso di criticità tecniche, ma riafferma anche i corretti confini tra potere giurisdizionale e organizzazione amministrativa degli uffici, prevenendo stalli processuali dannosi per l’efficienza della giustizia.

Un giudice può dichiarare inammissibile un atto depositato in formato cartaceo se il capo dell’ufficio ha attestato un malfunzionamento del sistema telematico?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’attestazione di malfunzionamento da parte del dirigente dell’ufficio giudiziario è un presupposto sufficiente per consentire il deposito cartaceo in deroga all’obbligo telematico. Il giudice non ha il potere di sindacare la legittimità o l’adeguatezza di tale attestazione.

Cosa si intende per provvedimento “abnorme” nel processo penale?
Un provvedimento è considerato “abnorme” quando si pone al di fuori del sistema processuale, o per un vizio strutturale (il giudice esercita un potere che non ha) o per un vizio funzionale (l’atto provoca una stasi insuperabile del procedimento che non può più progredire).

Qual è l’effetto della certificazione di un malfunzionamento del sistema di deposito telematico?
L’effetto principale è quello di consentire, in via eccezionale e per la durata del malfunzionamento, di derogare all’obbligo di redigere e depositare gli atti in formato digitale. Diventa quindi temporaneamente possibile depositare atti e documenti in formato cartaceo presso la cancelleria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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