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Deposito telematico: abnorme inammissibilità GIP

La Corte di Cassazione ha annullato il provvedimento di un G.I.P. che aveva dichiarato inammissibile una richiesta di archiviazione depositata in formato cartaceo. Il deposito era avvenuto a seguito di un’attestazione di malfunzionamento del sistema per il deposito telematico. La Corte ha stabilito che il giudice non può sindacare la legittimità di tale attestazione, e che la sua decisione ha creato un’abnorme stasi procedurale.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Deposito Telematico: Quando il Giudice non Può Rifiutare l’Atto Cartaceo

Con l’introduzione della Riforma Cartabia, il deposito telematico degli atti è diventato la regola nel processo penale. Ma cosa succede se il sistema non funziona? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 7461/2025) ha chiarito i limiti del potere del giudice di fronte a un’attestazione di malfunzionamento, bollando come ‘abnorme’ la decisione di dichiarare inammissibile un atto depositato su carta in tale circostanza.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da una richiesta di archiviazione presentata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di L’Aquila. A causa di un presunto malfunzionamento del sistema informatico, certificato dal capo dell’ufficio, il Pubblico Ministero aveva depositato la richiesta in formato cartaceo direttamente in cancelleria, anziché utilizzare l’applicativo per il deposito telematico.

Il Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.), tuttavia, ha ritenuto tale modalità irrituale e, in violazione delle nuove norme, ha dichiarato la richiesta di archiviazione inammissibile. Secondo il G.I.P., il provvedimento del Procuratore che attestava il malfunzionamento non era sufficiente a giustificare la deroga all’obbligo telematico.

Contro questa decisione, la Procura ha proposto ricorso diretto in Cassazione, sostenendo che il provvedimento del G.I.P. fosse ‘abnorme’, sia perché emesso al di fuori dei suoi poteri, sia perché aveva creato una paralisi totale e insanabile del procedimento (stasi procedurale).

La Decisione della Cassazione sul Deposito Telematico

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso della Procura, annullando senza rinvio il decreto del G.I.P. e ordinando la trasmissione degli atti al Tribunale per il proseguimento del corso della giustizia. La Suprema Corte ha qualificato il provvedimento impugnato come abnorme sotto un duplice profilo: strutturale e funzionale.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su un’attenta analisi dell’art. 175-bis del codice di procedura penale, che disciplina proprio i casi di malfunzionamento dei sistemi informatici. La norma prevede due tipologie di malfunzionamento:

1. ‘Certificato’: Riguarda un malfunzionamento generalizzato dei sistemi del Ministero della Giustizia, certificato dal direttore generale dei servizi informativi.
2. ‘Non certificato’: Concerne un problema locale, limitato a uno specifico ufficio giudiziario, che deve essere accertato e attestato dal dirigente dell’ufficio stesso.

In entrambi i casi, spiega la Corte, la legge stabilisce che l’attestazione di malfunzionamento è il presupposto esclusivo e sufficiente per consentire, in via eccezionale, il deposito degli atti in formato cartaceo. Il giudice non ha alcun potere di sindacare nel merito la legittimità o la fondatezza di tale attestazione, che ha natura amministrativa.

Il G.I.P., entrando nel merito della decisione del Procuratore, ha esercitato un potere che non gli compete, sconfinando in una valutazione di legittimità tipica del giudice amministrativo. Così facendo, ha emesso un provvedimento strutturalmente abnorme, perché avulso dai poteri che la legge gli conferisce.

Inoltre, la decisione ha prodotto un’insuperabile stasi del procedimento, rendendo il provvedimento anche funzionalmente abnorme. Il Pubblico Ministero, infatti, si è trovato in un vicolo cieco: non poteva procedere con il deposito telematico (a causa del malfunzionamento attestato e del provvedimento del suo superiore) né poteva depositare l’atto in formato cartaceo (a causa del divieto imposto dal G.I.P.).

Le Conclusioni

La sentenza riafferma un principio fondamentale di separazione dei poteri all’interno dell’ordinamento giudiziario. L’attestazione di un malfunzionamento informatico da parte del capo di un ufficio giudiziario è un atto che produce effetti diretti sulla procedura, legittimando la deroga al deposito telematico. Il giudice del procedimento deve prenderne atto senza poterne valutare la correttezza. Qualsiasi decisione contraria che blocchi il corso della giustizia è da considerarsi abnorme e, come tale, deve essere annullata. Questa pronuncia offre un importante chiarimento operativo per tutti gli operatori del diritto, garantendo che i guasti tecnici non si trasformino in insuperabili ostacoli procedurali.

Può un Giudice dichiarare inammissibile un atto depositato su carta se l’ufficio giudiziario ha attestato un malfunzionamento del sistema telematico?
No. La Cassazione ha stabilito che l’attestazione di malfunzionamento da parte del dirigente dell’ufficio è il presupposto sufficiente per consentire il deposito cartaceo in deroga all’obbligo del deposito telematico. Il Giudice non ha il potere di sindacare la legittimità di tale attestazione.

Cosa si intende per ‘provvedimento abnorme’ in questo contesto?
Si intende un provvedimento, come quello del G.I.P., che è emesso al di fuori dei poteri previsti dalla legge (abnormità strutturale) e che crea una situazione di stallo insuperabile nel procedimento (abnormità funzionale), perché il Pubblico Ministero non poteva né depositare l’atto telematicamente né su carta.

Qual è l’effetto di un’attestazione di malfunzionamento del sistema informatico?
L’attestazione di malfunzionamento, sia essa ‘certificata’ dal Ministero o ‘non certificata’ dal dirigente locale, ha l’effetto di consentire eccezionalmente di redigere e depositare atti in formato cartaceo, in deroga all’obbligo generale del deposito telematico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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