Deposito tardivo sentenza: come si calcola il termine per impugnare?
Il rispetto dei termini processuali è un pilastro fondamentale del sistema giudiziario. Ma cosa succede quando è il giudice a non rispettare una scadenza, come quella per il deposito tardivo della sentenza? Una recente pronuncia della Corte di Cassazione fa luce su questo aspetto cruciale, chiarendo come si calcola il termine per presentare impugnazione e salvaguardando il diritto di difesa. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.
I Fatti del Caso
Una persona veniva condannata in primo grado. La sentenza veniva emessa durante l’udienza dell’11 aprile 2024, e il giudice si riservava 90 giorni per depositare le motivazioni. Tuttavia, questo termine non veniva rispettato. La cancelleria del Tribunale comunicava l’avvenuto deposito della sentenza, ormai tardivo, solo il 16 luglio 2024.
Successivamente, la parte interessata proponeva appello. La Corte d’appello, però, dichiarava l’impugnazione inammissibile perché ritenuta tardiva, basando il suo calcolo sulla data di emissione della sentenza e non su quella della comunicazione del deposito.
L’errore della Corte Territoriale
La Corte d’appello aveva erroneamente considerato l’appello tardivo, senza tenere conto del ritardo con cui il giudice di primo grado aveva depositato le motivazioni. Questo errore procedurale ha portato la parte soccombente a ricorrere in Cassazione, lamentando la violazione di una norma processuale fondamentale.
Il Deposito Tardivo Sentenza e il calcolo corretto dei termini
La difesa ha sostenuto, a ragione, che il termine per impugnare non poteva iniziare a decorrere prima che le motivazioni della sentenza fossero effettivamente disponibili e comunicate. La logica è stringente: come si può contestare una decisione se non se ne conoscono le ragioni?
La Suprema Corte ha accolto pienamente questa tesi. Ha esaminato la sequenza degli eventi e ha confermato che il calcolo del termine per l’impugnazione doveva partire dal dies a quo
del 16 luglio 2024, data della comunicazione via PEC dell’avvenuto deposito.
L’impatto della Sospensione Feriale
Al calcolo va aggiunto un altro elemento fondamentale: la sospensione feriale dei termini processuali. Tenendo conto di questa sospensione (dal 1 al 31 agosto), il termine ultimo per presentare l’appello scadeva il 30 settembre 2024. Poiché l’atto di impugnazione era stato depositato proprio in quella data, esso risultava perfettamente tempestivo.
Le Motivazioni della Suprema Corte
La Corte di Cassazione, nel motivare la sua decisione, ha ribadito un principio cardine del diritto processuale: il termine per l’impugnazione decorre dalla notificazione o comunicazione dell’avvenuto deposito della sentenza, qualora il giudice non abbia rispettato il termine per il deposito stesso. Questa regola è posta a garanzia del diritto di difesa, che sarebbe irrimediabilmente compromesso se si dovesse impugnare una sentenza senza conoscerne le motivazioni.
Il Collegio ha quindi ritenuto che la sequenza processuale descritta dalla ricorrente fosse corretta. Di conseguenza, l’appello, presentato l’ultimo giorno utile, era stato erroneamente giudicato tardivo dalla Corte territoriale. La decisione della Corte d’Appello è stata quindi annullata, e gli atti sono stati rinviati alla stessa Corte per la prosecuzione del giudizio.
Le Conclusioni
Questa sentenza rafforza la tutela del diritto di difesa e chiarisce in modo inequivocabile le conseguenze del deposito tardivo della sentenza da parte del giudice. Le parti processuali non possono subire un pregiudizio a causa di un ritardo non imputabile a loro. Il dies a quo
per l’impugnazione, in questi casi, è fissato al momento in cui la parte ha legale conoscenza del deposito della sentenza completa di motivazioni. Si tratta di un’importante affermazione che garantisce certezza e correttezza nello svolgimento del processo penale.
Da quando decorre il termine per impugnare se il giudice deposita la motivazione della sentenza in ritardo?
In caso di deposito tardivo delle motivazioni della sentenza, il termine per l’impugnazione non decorre dalla data dell’udienza, ma dalla data in cui la cancelleria comunica o notifica l’avvenuto deposito.
Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello?
La Corte di Cassazione ha annullato la decisione perché la Corte d’Appello aveva erroneamente dichiarato tardiva l’impugnazione, non considerando che il termine per proporla era iniziato a decorrere solo dopo la comunicazione del deposito tardivo della sentenza di primo grado.
La sospensione feriale dei termini si applica anche in caso di deposito tardivo della sentenza?
Sì, la sentenza conferma che la sospensione feriale dei termini si applica regolarmente al calcolo del periodo utile per l’impugnazione, anche quando il dies a quo (giorno di partenza) è determinato dalla comunicazione del deposito tardivo.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 6 Num. 33524 Anno 2025
Penale Sent. Sez. 6 Num. 33524 Anno 2025
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 23/09/2025
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato in Bulgaria il 23/11/1983
avverso l’ordinanza emessa il 3 marzo 2025 dalla Corte d’appello di Venezia
Visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME lette le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale NOME COGNOME che ha concluso per l’annullamento con rinvio dell’ordinanza impugnata .
RILEVATO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Ibisheva NOME COGNOME ricorre per cassazione avverso l’ordinanza della Corte di appello di Venezia che ha dichiarato l’inammissibilità dell’impugnazione proposta dalla ricorrente in quanto tardiva. Con un unico motivo di ricorso deduce il vizio di violazione di norma processuale in quanto la sentenza impugnata è stata emessa all’udienza dell’11/4/2024 e indicava un termine di 90 giorni per il deposito della motivazione, termine che non è stato rispettato dal Tribunale, cosicché in data 16/07/2024 la cancelleria del Tribunale di Vicenza ha provveduto a comunicare tramite p.e.c. l’avvenuto deposito tardivo della sentenza in data
11/07/2024. Da ciò consegue che, tenuto conto del dies a quo del 16/7/2024 e della sospensione per il periodo feriale, l’atto di impugnazione, depositato il 30/9/2024 non può ritenersi tardivo.
Ritiene il Collegio che, poiché da ll’esame degli atti cui ha potuto accedere in ragione della natura della questione dedotta, la sequenza processuale descritta dalla ricorrente risulta corretta, cosicché, stante il deposito tardivo della sentenza di primo grado, il termine per l’impugnazione , calcolato dalla notificazione dell’avvenuto deposito, scadeva il 30/9/2024, data in cui è stato presentato l’appello , erroneamente ritenuto tardivo dalla Corte territoriale.
Alla luce di quanto sopra esposto , va disposto l’annullamento senza rinvio dell’ordinanza impugnata con la trasmissione degli atti alla Corte di appello di Venezia per l’ulteriore corso.
P.Q.M.
Annulla senza rinvio l’ordinanza impugnata e dispone trasmettersi gli atti alla Corte di appello di Venezia per l’ulteriore corso Così deciso il 23 settembre 2025
Il Consigliere estensore NOME COGNOME
Il Presidente NOME COGNOME