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Deposito tardivo sentenza: come si calcola il termine

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di inammissibilità emessa da una Corte d’Appello, chiarendo un punto fondamentale sul calcolo dei termini per impugnare. Nel caso di deposito tardivo della sentenza di primo grado, il termine per l’appello non decorre dalla lettura del dispositivo, ma dalla comunicazione o notificazione dell’avvenuto deposito della motivazione. Questo principio garantisce il diritto di difesa, assicurando che l’imputato abbia a disposizione l’intero periodo previsto dalla legge per preparare l’impugnazione, a partire dal momento in cui conosce le ragioni della decisione.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Deposito tardivo sentenza: come si calcola il termine per impugnare?

Il rispetto dei termini processuali è un pilastro fondamentale del sistema giudiziario. Ma cosa succede quando è il giudice a non rispettare una scadenza, come quella per il deposito tardivo della sentenza? Una recente pronuncia della Corte di Cassazione fa luce su questo aspetto cruciale, chiarendo come si calcola il termine per presentare impugnazione e salvaguardando il diritto di difesa. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Una persona veniva condannata in primo grado. La sentenza veniva emessa durante l’udienza dell’11 aprile 2024, e il giudice si riservava 90 giorni per depositare le motivazioni. Tuttavia, questo termine non veniva rispettato. La cancelleria del Tribunale comunicava l’avvenuto deposito della sentenza, ormai tardivo, solo il 16 luglio 2024.

Successivamente, la parte interessata proponeva appello. La Corte d’appello, però, dichiarava l’impugnazione inammissibile perché ritenuta tardiva, basando il suo calcolo sulla data di emissione della sentenza e non su quella della comunicazione del deposito.

L’errore della Corte Territoriale

La Corte d’appello aveva erroneamente considerato l’appello tardivo, senza tenere conto del ritardo con cui il giudice di primo grado aveva depositato le motivazioni. Questo errore procedurale ha portato la parte soccombente a ricorrere in Cassazione, lamentando la violazione di una norma processuale fondamentale.

Il Deposito Tardivo Sentenza e il calcolo corretto dei termini

La difesa ha sostenuto, a ragione, che il termine per impugnare non poteva iniziare a decorrere prima che le motivazioni della sentenza fossero effettivamente disponibili e comunicate. La logica è stringente: come si può contestare una decisione se non se ne conoscono le ragioni?

La Suprema Corte ha accolto pienamente questa tesi. Ha esaminato la sequenza degli eventi e ha confermato che il calcolo del termine per l’impugnazione doveva partire dal dies a quo del 16 luglio 2024, data della comunicazione via PEC dell’avvenuto deposito.

L’impatto della Sospensione Feriale

Al calcolo va aggiunto un altro elemento fondamentale: la sospensione feriale dei termini processuali. Tenendo conto di questa sospensione (dal 1 al 31 agosto), il termine ultimo per presentare l’appello scadeva il 30 settembre 2024. Poiché l’atto di impugnazione era stato depositato proprio in quella data, esso risultava perfettamente tempestivo.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, nel motivare la sua decisione, ha ribadito un principio cardine del diritto processuale: il termine per l’impugnazione decorre dalla notificazione o comunicazione dell’avvenuto deposito della sentenza, qualora il giudice non abbia rispettato il termine per il deposito stesso. Questa regola è posta a garanzia del diritto di difesa, che sarebbe irrimediabilmente compromesso se si dovesse impugnare una sentenza senza conoscerne le motivazioni.

Il Collegio ha quindi ritenuto che la sequenza processuale descritta dalla ricorrente fosse corretta. Di conseguenza, l’appello, presentato l’ultimo giorno utile, era stato erroneamente giudicato tardivo dalla Corte territoriale. La decisione della Corte d’Appello è stata quindi annullata, e gli atti sono stati rinviati alla stessa Corte per la prosecuzione del giudizio.

Le Conclusioni

Questa sentenza rafforza la tutela del diritto di difesa e chiarisce in modo inequivocabile le conseguenze del deposito tardivo della sentenza da parte del giudice. Le parti processuali non possono subire un pregiudizio a causa di un ritardo non imputabile a loro. Il dies a quo per l’impugnazione, in questi casi, è fissato al momento in cui la parte ha legale conoscenza del deposito della sentenza completa di motivazioni. Si tratta di un’importante affermazione che garantisce certezza e correttezza nello svolgimento del processo penale.

Da quando decorre il termine per impugnare se il giudice deposita la motivazione della sentenza in ritardo?
In caso di deposito tardivo delle motivazioni della sentenza, il termine per l’impugnazione non decorre dalla data dell’udienza, ma dalla data in cui la cancelleria comunica o notifica l’avvenuto deposito.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello?
La Corte di Cassazione ha annullato la decisione perché la Corte d’Appello aveva erroneamente dichiarato tardiva l’impugnazione, non considerando che il termine per proporla era iniziato a decorrere solo dopo la comunicazione del deposito tardivo della sentenza di primo grado.

La sospensione feriale dei termini si applica anche in caso di deposito tardivo della sentenza?
Sì, la sentenza conferma che la sospensione feriale dei termini si applica regolarmente al calcolo del periodo utile per l’impugnazione, anche quando il dies a quo (giorno di partenza) è determinato dalla comunicazione del deposito tardivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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