LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Deposito impugnazione: l’errore che costa il ricorso

La Cassazione Penale ha dichiarato inammissibile un appello per tardività. L’atto era stato depositato tempestivamente, ma presso la Corte d’Appello (giudice ‘ad quem’) anziché presso il Tribunale che aveva emesso la sentenza (giudice ‘a quo’). Il successivo deposito corretto è risultato tardivo. La Corte ha chiarito che il corretto deposito impugnazione è un requisito di ammissibilità e il rischio dell’errore ricade sull’impugnante.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Deposito Impugnazione: Guida per Evitare l’Inammissibilità

Il deposito impugnazione nel processo penale è un’attività cruciale che richiede massima attenzione. Un errore, anche se apparentemente formale, può compromettere irrimediabilmente il diritto di difesa, portando alla declaratoria di inammissibilità del gravame. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 24732/2025, offre un importante chiarimento su una questione tanto tecnica quanto fondamentale: cosa succede se l’appello viene depositato, seppur tempestivamente, presso la cancelleria del giudice sbagliato? La risposta della Corte è netta e severa, sottolineando la rigorosità delle norme introdotte dalla Riforma Cartabia.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un appello proposto avverso una sentenza del Tribunale di Modena. La difesa dell’imputato aveva depositato l’atto di appello a mezzo Posta Elettronica Certificata (PEC) il 17 gennaio 2024, ultimo giorno utile, ma commettendo un errore cruciale: l’invio era stato indirizzato alla Corte d’Appello di Bologna, ovvero il giudice ad quem (quello che avrebbe dovuto giudicare l’appello), e non al Tribunale di Modena, il giudice a quo (quello che aveva emesso la sentenza).

Accortasi dell’errore, la difesa procedeva a un nuovo invio, questa volta corretto, al Tribunale di Modena. Tuttavia, questo secondo deposito avveniva il 18 gennaio 2024, un giorno dopo la scadenza dei termini. La Corte d’Appello di Bologna, investita della questione, dichiarava l’appello inammissibile per tardività, decisione poi confermata dalla Corte di Cassazione con la sentenza in commento.

La Disciplina del Deposito Impugnazione Post-Riforma

La questione centrale ruota attorno all’interpretazione dell’art. 582 del codice di procedura penale, come modificato dalla Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022). La nuova formulazione della norma stabilisce, al primo comma, che l’atto di impugnazione deve essere presentato, con modalità telematiche, “nella cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento impugnato”.

Questa disposizione è perentoria e non lascia spazio a interpretazioni estensive. La Corte di Cassazione sottolinea come la riforma abbia eliminato la possibilità, precedentemente prevista dal comma 2 dello stesso articolo (ora abrogato), di depositare l’atto anche presso la cancelleria del tribunale o del giudice di pace del luogo in cui la parte si trovava. L’intento del legislatore è stato quello di razionalizzare e accelerare i tempi processuali, concentrando il deposito presso un unico ufficio: quello che ha emesso la decisione.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte respinge la tesi difensiva, basata sul principio di conservazione degli atti e sull’orientamento giurisprudenziale che attribuisce all’ufficio ricevente l’onere di trasmettere gli atti a quello competente. Secondo gli Ermellini, questo principio non può essere invocato per sanare un errore sul luogo di deposito, che costituisce un requisito di ammissibilità previsto a pena di inammissibilità dall’art. 591 cod. proc. pen.

Il punto focale della motivazione è il seguente: il rischio derivante da un deposito errato ricade interamente sull’impugnante. Non esiste alcun obbligo per la cancelleria del giudice ad quem, che riceve erroneamente l’atto, di trasmetterlo tempestivamente alla cancelleria del giudice a quo. La data che fa fede per la tempestività dell’impugnazione è quella in cui l’atto perviene all’ufficio giudiziario competente a riceverlo. Nel caso di specie, l’atto è pervenuto al Tribunale di Modena solo il 18 gennaio, ovvero oltre il termine di legge.

La Corte ribadisce che la regola sulla presentazione personale o telematica presso l’ufficio corretto è inderogabile. La finalità acceleratoria della Riforma Cartabia rafforza ulteriormente questa interpretazione: centralizzare il deposito serve a ridurre i tempi morti tra l’impugnazione e la trattazione del giudizio.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

La sentenza rappresenta un monito per tutti gli operatori del diritto. La digitalizzazione del processo e le riforme normative impongono una precisione assoluta nell’adempimento delle formalità procedurali. L’errore nell’individuazione dell’ufficio destinatario del deposito impugnazione non è più un vizio sanabile, ma una causa di inammissibilità che preclude l’accesso al grado di giudizio superiore.

In pratica:
1. Verificare sempre l’ufficio competente: L’appello e gli altri mezzi di impugnazione (salvo eccezioni specifiche) devono essere depositati esclusivamente presso la cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento.
2. Non fare affidamento sulla trasmissione tra uffici: Il rischio della tardiva trasmissione di un atto depositato erroneamente è a totale carico della parte impugnante.
3. Attenzione ai termini: La data valida ai fini della tempestività è quella di ricezione da parte dell’ufficio corretto, non quella di invio all’ufficio sbagliato.

È valido un appello depositato telematicamente presso la Corte d’Appello anziché presso il Tribunale che ha emesso la sentenza?
No, non è valido ai fini della tempestività. L’art. 582 cod. proc. pen. stabilisce che l’atto di impugnazione deve essere presentato nella cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento impugnato (giudice a quo). Il deposito presso un ufficio diverso, anche se è quello che giudicherà l’appello (giudice ad quem), non interrompe i termini.

Se deposito l’appello presso l’ufficio sbagliato, quest’ultimo ha l’obbligo di trasmetterlo tempestivamente a quello corretto?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che non esiste un obbligo per la cancelleria del giudice ad quem (quello che riceve erroneamente l’atto) di trasmettere gli atti in tempo utile al giudice a quo. Il rischio di un deposito errato e della conseguente tardività ricade interamente sulla parte che impugna.

Il principio del favor impugnationis può ‘salvare’ un appello depositato presso il giudice sbagliato?
No, in questo caso il principio non si applica. La norma sul luogo di deposito dell’impugnazione è una disposizione specifica che regola l’ammissibilità dell’atto e non può essere superata invocando principi generali, come quello della conservazione degli atti, quando non viene rispettata una precisa formalità a pena di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati