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Deposito cartaceo abnorme: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha annullato un decreto del GIP che dichiarava inammissibile un’istanza di archiviazione per un deposito cartaceo. La Procura aveva utilizzato tale modalità a causa di un malfunzionamento certificato del sistema telematico. La Suprema Corte ha qualificato il provvedimento del giudice come abnorme, in quanto crea una stasi processuale e sindaca illegittimamente un’attestazione di malfunzionamento, ripristinando la validità del deposito cartaceo in tali circostanze eccezionali.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Deposito Cartaceo per Malfunzionamento: Legittimo se Certificato

Con la progressiva digitalizzazione della giustizia, il deposito telematico degli atti è diventato la regola. Tuttavia, cosa succede se il sistema informatico non funziona? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 44236/2024, chiarisce i limiti del potere del giudice di fronte a un deposito cartaceo effettuato a causa di un malfunzionamento tecnico, attestato dal capo dell’ufficio giudiziario. La pronuncia sottolinea come un’eventuale declaratoria di inammissibilità in questi casi costituisca un atto abnorme, destinato all’annullamento.

Il Caso: Un Deposito Cartaceo Ritenuto Inammissibile

Il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di L’Aquila presentava un’istanza di archiviazione per una serie di procedimenti a carico di ignoti (i cosiddetti “ignoti seriali”). L’istanza veniva depositata in formato cartaceo. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), tuttavia, la dichiarava inammissibile, sostenendo che violasse l’obbligo del deposito esclusivamente telematico, come previsto da un decreto ministeriale.

La Procura ricorreva per cassazione, evidenziando un aspetto cruciale: il deposito cartaceo non era stata una scelta arbitraria, ma una necessità. Un provvedimento del Procuratore, infatti, aveva formalmente attestato un malfunzionamento specifico dell’applicativo ministeriale, che impediva la gestione massiva delle archiviazioni per gli “ignoti seriali”. Di fronte a questa certificazione, secondo la Procura, il GIP non avrebbe potuto dichiarare l’inammissibilità, creando di fatto una paralisi processuale e un’indebita ingerenza nelle decisioni organizzative di un altro ufficio.

La Decisione della Cassazione: Il Deposito Cartaceo e l’Atto Abnorme

La Suprema Corte ha accolto pienamente il ricorso del Procuratore, annullando il decreto del GIP. Il provvedimento impugnato è stato qualificato come “abnorme”, sia sotto il profilo strutturale che funzionale.

L’abnormità funzionale deriva dal fatto che la decisione del GIP ha causato una “stasi del procedimento” insanabile. Il Pubblico Ministero, infatti, si trovava nell’impossibilità di agire: non poteva utilizzare il sistema telematico a causa del guasto certificato, e non poteva procedere con il deposito cartaceo a causa della declaratoria di inammissibilità. Questo vicolo cieco processuale è esattamente la situazione che la giurisprudenza intende prevenire e sanzionare con la nozione di abnormità.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione sull’interpretazione dell’art. 175-bis del codice di procedura penale. Questa norma prevede esplicitamente che, in caso di malfunzionamento dei sistemi informatici, gli atti possano essere redatti e depositati in forma analogica (cartacea). Cruciale è il comma 4, che affida al “dirigente dell’ufficio giudiziario” il compito di accertare e attestare tale malfunzionamento.

Secondo la Corte, la legge non conferisce al giudice alcun potere di sindacato o di revisione su tale attestazione. La valutazione del dirigente circa il malfunzionamento del sistema è un atto organizzativo che non può essere messo in discussione da un provvedimento giurisdizionale. Pertanto, il GIP, nel ritenere irrituale il deposito nonostante l’attestazione formale, è andato oltre i limiti del proprio potere, compiendo un atto che si pone al di fuori del sistema processuale.

L’eventuale erroneità dell’attestazione, precisa la Corte, potrà avere rilevanza in altre sedi, ma non può giustificare un provvedimento giurisdizionale che blocca il corso della giustizia. In sostanza, una volta certificato il malfunzionamento, il deposito cartaceo diventa una modalità procedurale pienamente legittima e doverosa.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante punto di equilibrio tra l’esigenza di modernizzazione del processo penale e la necessità di garantire la sua funzionalità anche di fronte a inevitabili problemi tecnici. Viene riaffermato un principio fondamentale: la digitalizzazione è uno strumento al servizio della giustizia, non un fine che può paralizzarla. Il provvedimento abnorme del giudice che ignora una legittima attestazione di malfunzionamento viene annullato per ripristinare il corretto andamento del procedimento. La decisione chiarisce che il capo di un ufficio giudiziario ha la prerogativa di certificare i guasti tecnici e che tale certificazione abilita le parti a utilizzare le modalità tradizionali per non interrompere l’attività processuale.

È possibile effettuare un deposito cartaceo quando vige l’obbligo telematico?
Sì, è possibile qualora il malfunzionamento del sistema informatico sia stato formalmente accertato e attestato dal dirigente dell’ufficio giudiziario, come previsto dall’art. 175-bis del codice di procedura penale. In tal caso, il deposito cartaceo diventa una modalità pienamente legittima.

Un giudice può contestare la validità di un’attestazione di malfunzionamento del sistema telematico?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la legge non prevede alcun potere di sindacato da parte del giudice sul provvedimento con cui il capo di un ufficio giudiziario attesta un malfunzionamento. Tale atto non può essere messo in discussione da un provvedimento giurisdizionale.

Cosa si intende per ‘atto abnorme’ in questo contesto?
Un atto abnorme è un provvedimento del giudice che, pur apparendo formalmente corretto, produce l’effetto di bloccare irrimediabilmente il procedimento (abnormità funzionale). Nel caso specifico, dichiarare inammissibile il deposito cartaceo, nonostante il guasto certificato del sistema telematico, ha creato una paralisi processuale, rendendo l’atto del giudice abnorme e quindi annullabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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