LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Denuncia orale: quando vale come querela? La Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza 10462/2025, ha annullato una decisione di non luogo a procedere per mancanza di querela. Secondo la Corte, una denuncia orale accompagnata dalla consegna di prove (foto, video e documenti) e dalla richiesta di effettuare ‘le indagini del caso’, manifesta in modo inequivocabile la volontà della persona offesa di perseguire penalmente il colpevole, integrando così una querela valida in base al principio del ‘favor querelae’.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Denuncia Orale: Quando una Semplice Segnalazione Diventa Querela

Nel complesso mondo del diritto penale, la distinzione tra denuncia e querela è fondamentale. Mentre la prima è una mera segnalazione di un reato, la seconda è una precisa manifestazione di volontà di perseguire il colpevole. Ma cosa succede quando una denuncia orale è accompagnata da elementi che lasciano intendere una volontà punitiva? La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 10462/2025, ha fornito un chiarimento cruciale, rafforzando il principio del favor querelae.

Il Caso: Denuncia Orale e Prove Consegnate ai Carabinieri

I fatti traggono origine dalla segnalazione del vicedirettore di un negozio. Questi si era presentato presso le forze dell’ordine per sporgere una denuncia orale relativa a un furto. Oltre a descrivere l’accaduto, la persona offesa aveva consegnato ai carabinieri foto, video e documentazione varia, chiedendo di procedere “per le indagini del caso”.

La Corte d’Appello, in un primo momento, aveva ritenuto che tale atto non costituisse una querela valida, in quanto mancava una esplicita richiesta di punizione. Di conseguenza, aveva dichiarato il non doversi procedere per mancanza della condizione di procedibilità. Il Procuratore Generale, non condividendo tale interpretazione, ha proposto ricorso in Cassazione.

La Volontà Punitiva nella denuncia orale

La questione centrale ruotava attorno all’interpretazione della volontà della persona offesa. La Cassazione ha ribaltato la decisione precedente, affermando un principio di grande rilevanza pratica: la volontà di querelarsi non necessita di “formule sacramentali”. Può essere desunta in modo inequivocabile dal comportamento complessivo del denunciante.

Il Principio del “Favor Querelae”

Il Collegio ha fondato la sua decisione sul consolidato orientamento giurisprudenziale del favor querelae. Questo principio stabilisce che, in caso di dubbio, l’interpretazione degli atti deve sempre favorire la validità della querela, al fine di non precludere l’esercizio dell’azione penale.

Secondo i giudici, consegnare prove concrete come video, foto e documenti utili a identificare il responsabile, chiedendo contestualmente di avviare le indagini, è un’azione che presuppone logicamente la volontà che l’autore del reato venga perseguito. L’effettuazione di indagini per un reato procedibile a querela, infatti, ha come fine ultimo proprio l’accertamento delle responsabilità e la conseguente punizione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha specificato che la manifestazione di volontà di portare a conoscenza dell’autorità un reato non è, di per sé, sufficiente a qualificare l’atto come querela. È necessario che emerga in maniera chiara e inequivocabile anche l’intento “persecutorio”, ovvero la volontà che si proceda nei confronti dell’autore.

Tuttavia, questo intento può essere riconosciuto dal giudice anche in atti che non lo esplicitano verbalmente, purché siano univocamente dimostrativi di tale volontà. L’atto di fornire spontaneamente materiale probatorio con la finalità dichiarata di supportare “le indagini del caso” è stato ritenuto un comportamento concludente, chiaramente indicativo della volontà di attivare la risposta punitiva dello Stato.

La Cassazione ha così affermato il seguente principio di diritto: “In relazione ad un reato perseguibile a querela di parte, […] la volontà di proporre querela è desumibile dalla presentazione di una denuncia accompagnata da foto, video e da documentazione utile per l’individuazione dei soggetti che hanno posto in essere l’azione criminosa che la persona offesa assume di consegnare ai carabinieri ‘per le indagini del caso'”.

Conclusioni

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche. Ribadisce che, ai fini della procedibilità, le azioni contano quanto le parole. Per la persona offesa da un reato, significa che un comportamento attivo e collaborativo al momento della denuncia, finalizzato a fornire tutti gli elementi utili all’indagine, può essere sufficiente a manifestare la propria volontà punitiva, anche in assenza di una dichiarazione formale. Per gli operatori del diritto, conferma che l’interpretazione degli atti deve essere guidata da un approccio sostanziale e non meramente formale, sempre alla luce del principio del favor querelae.

Una denuncia orale può essere considerata una querela valida?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che una denuncia orale può essere considerata una querela valida se, pur senza l’uso di formule specifiche, manifesta chiaramente la volontà della persona offesa di perseguire penalmente i responsabili.

Cosa significa il principio del ‘favor querelae’?
È un principio giuridico per cui, in situazioni di incertezza, l’atto della persona offesa deve essere interpretato nel modo più favorevole alla validità della querela, per garantire la possibilità di perseguire penalmente il reato.

Consegnare prove alle forze dell’ordine è sufficiente per manifestare la volontà di sporgere querela?
Sì. La sentenza afferma che la volontà di sporgere querela è desumibile dalla presentazione di una denuncia accompagnata da prove (foto, video, documenti) utili all’individuazione dei colpevoli, se queste vengono consegnate “per le indagini del caso”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati