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Demolizione Abuso Edilizio: Quando è Inevitabile?

La Cassazione Penale ripristina un ordine di demolizione di un abuso edilizio. La richiesta di sanatoria, presentata dopo l’acquisizione del bene al patrimonio comunale per inadempienza, è stata ritenuta illegittima. Il giudice penale ha il dovere di disapplicare il permesso illegittimo, a prescindere da decisioni amministrative su vizi formali.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Demolizione Abuso Edilizio: Quando è Inevitabile?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 36774 del 2024, ha riaffermato un principio fondamentale in materia edilizia: la demolizione di un abuso edilizio diventa un atto dovuto e non più sanabile una volta che la proprietà dell’immobile è stata trasferita al patrimonio del Comune. Questa decisione chiarisce i limiti del potere del giudice dell’esecuzione penale e l’illegittimità delle sanatorie tardive, anche in presenza di complesse vicende amministrative.

I Fatti del Caso: Un Percorso Tortuoso

La vicenda giudiziaria ha origine da una sentenza di condanna del 2005 per reati edilizi, con cui veniva ordinata la demolizione di un’opera abusiva. A seguito della mancata ottemperanza, anche il Comune competente, nel 2009, emetteva una propria ingiunzione a demolire. Trascorsi inutilmente i 90 giorni previsti dalla legge, la proprietà dell’immobile e dell’area di sedime si trasferiva automaticamente, per effetto di legge (ope legis), al patrimonio comunale.

Nonostante avesse perso la titolarità del bene, la responsabile dell’abuso, nel 2021, richiedeva e otteneva dal Comune un permesso di costruire in sanatoria per lavori di ampliamento, appellandosi a una legge regionale (il cosiddetto “Piano Casa”). Successivamente, nel 2022, lo stesso Comune, agendo in autotutela, annullava tale permesso, proprio perché richiesto da un soggetto non più legittimato. La vicenda si complicava ulteriormente quando il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), nel 2023, annullava l’atto di autotutela del Comune per motivi formali. Sulla base di questa decisione amministrativa, il Giudice dell’esecuzione penale revocava l’originario ordine di demolizione del 2005. Contro tale revoca, il Procuratore della Repubblica ricorreva in Cassazione.

La Questione Giuridica e la Demolizione dell’Abuso Edilizio

Il quesito centrale posto alla Corte era se un ordine di demolizione potesse essere revocato in base a un permesso in sanatoria rilasciato anni dopo l’abuso e, soprattutto, dopo che la proprietà del bene era già passata allo Stato per inadempienza. Inoltre, la Corte doveva stabilire quale peso avesse una decisione del giudice amministrativo, basata su vizi formali, sulla valutazione sostanziale del giudice penale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Pubblico Ministero, annullando senza rinvio l’ordinanza del giudice dell’esecuzione e ripristinando così l’ordine di demolizione. Le motivazioni si fondano su principi chiari e consolidati.

1. L’Acquisizione al Patrimonio Comunale è Automatica e Irreversibile

Il punto cardine della decisione è che l’inottemperanza all’ingiunzione di demolizione amministrativa entro 90 giorni determina l’acquisizione ope legis del bene al patrimonio comunale. Questo effetto è automatico e non richiede ulteriori atti formali. Di conseguenza, dal momento della scadenza del termine, la responsabile dell’abuso aveva perso ogni diritto di proprietà sull’immobile. Non essendo più proprietaria, non era legittimata a presentare alcuna istanza di sanatoria.

2. L’Illegittimità del Permesso in Sanatoria e il Dovere di Disapplicazione

Il permesso di costruire rilasciato dal Comune nel 2021 è stato ritenuto dalla Corte palesemente illegittimo, proprio perché concesso a un soggetto che non ne aveva titolo. Il giudice dell’esecuzione penale ha il potere e il dovere di valutare la legittimità degli atti amministrativi e di disapplicarli se non conformi a legge. La sentenza del TAR, che aveva annullato l’atto di autotutela del Comune, non poteva vincolare il giudice penale, in quanto si era limitata a un esame di vizi formali (come la carenza di motivazione sull’interesse pubblico), senza entrare nel merito della legittimità sostanziale del permesso.

3. L’Impossibilità di Sanare l’Insanabile

La Corte ha inoltre ribadito che le norme regionali sul “Piano Casa” non sono strumenti di sanatoria per abusi pregressi, ma consentono ampliamenti solo su edifici realizzati legittimamente. Inoltre, per ottenere un permesso in sanatoria ai sensi dell’art. 36 del d.P.R. 380/2001, è necessario il requisito della “doppia conformità”: l’opera deve essere conforme alla disciplina urbanistica ed edilizia sia al momento della sua realizzazione che al momento della presentazione della domanda. Tale requisito, nel caso di specie, mancava, anche per la violazione delle normative strutturali e sismiche.

Le Conclusioni: Un Principio di Legalità Ristabilito

La sentenza riafferma con forza un principio di legalità: il decorso del tempo e l’inerzia del responsabile di un abuso edilizio consolidano una situazione giuridica irreversibile, ovvero la perdita della proprietà a favore della collettività. Qualsiasi tentativo successivo di regolarizzare l’immobile da parte di chi non ne è più titolare è destinato a fallire. La decisione sottolinea l’autonomia e la responsabilità del giudice penale nel garantire l’esecuzione delle sentenze, disapplicando atti amministrativi palesemente illegittimi che ostacolerebbero il ripristino della legalità violata. La demolizione dell’abuso edilizio, in questi casi, non è una possibilità, ma una conseguenza ineluttabile.

Dopo un ordine di demolizione non eseguito, il responsabile dell’abuso può ancora chiedere la sanatoria?
No. Secondo la Corte, una volta trascorsi 90 giorni dall’ordine di demolizione amministrativo senza che vi sia stata ottemperanza, la proprietà dell’immobile viene automaticamente acquisita al patrimonio del Comune. Il responsabile dell’abuso perde quindi la titolarità del bene e non è più legittimato a presentare alcuna richiesta di sanatoria.

Un permesso di costruire in sanatoria rilasciato dal Comune blocca automaticamente l’ordine di demolizione del giudice penale?
No. Il giudice dell’esecuzione penale ha il potere-dovere di verificare la legittimità sostanziale del permesso in sanatoria. Se ritiene che sia stato rilasciato in violazione di legge (ad esempio, perché richiesto da un soggetto non più proprietario), deve disapplicarlo e procedere con l’esecuzione dell’ordine di demolizione.

La decisione di un tribunale amministrativo (TAR) che salva un permesso di costruire vincola il giudice penale?
Non necessariamente. Nel caso specifico, il TAR aveva annullato l’atto con cui il Comune aveva ritirato il permesso in sanatoria per motivi puramente formali, senza pronunciarsi sulla legittimità sostanziale del permesso stesso. La Corte di Cassazione ha chiarito che una tale decisione non impedisce al giudice penale di compiere la propria autonoma valutazione sulla conformità alla legge del titolo edilizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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