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Decreto penale abnorme: no alla sospensione pena

Un imputato ricorre in Cassazione sostenendo l’esistenza di un decreto penale abnorme, poiché il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) ha emesso una condanna negando la sospensione condizionale della pena, nonostante fosse stata richiesta dal Pubblico Ministero. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che il GIP è vincolato alla richiesta del PM solo per quanto riguarda l’entità della pena, ma conserva piena autonomia decisionale sulla concessione dei benefici, come la sospensione condizionale.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Decreto Penale Abnorme: Il Giudice Può Negare la Sospensione Condizionale?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21988 del 2024, affronta una questione cruciale nei procedimenti speciali: i limiti del potere del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) di fronte alla richiesta di decreto penale di condanna formulata dal Pubblico Ministero (PM). La decisione chiarisce se il diniego della sospensione condizionale della pena, a fronte di una richiesta concorde del PM, possa configurare un decreto penale abnorme, rendendo così il provvedimento immediatamente impugnabile per cassazione. Analizziamo insieme la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un decreto penale di condanna emesso dal GIP del Tribunale di Roma. Il Pubblico Ministero aveva richiesto la condanna di un individuo per la contravvenzione prevista dall’art. 707 del codice penale, chiedendo l’applicazione di una pena pecuniaria e la concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena.

Il GIP, tuttavia, accoglieva solo parzialmente la richiesta: emetteva il decreto di condanna alla pena pecuniaria indicata dal PM, ma negava la concessione della sospensione condizionale a causa della presenza di ‘precedenti ostativi’ a carico dell’imputato.

Contro tale decisione, la difesa dell’imputato proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo che il provvedimento fosse ‘abnorme’. Secondo il ricorrente, il GIP non avrebbe potuto ‘scindere’ la richiesta del PM, ma avrebbe dovuto scegliere tra due sole opzioni: accoglierla integralmente, oppure rigettarla ‘in toto’ e restituire gli atti al PM, come previsto dall’art. 459, comma 3, del codice di procedura penale.

La Questione sul Decreto Penale Abnorme

Il cuore della controversia giuridica ruota attorno al concetto di decreto penale abnorme. Un atto giudiziario è considerato ‘abnorme’ quando, per la sua singolarità, si colloca al di fuori del sistema processuale o, pur essendo formalmente legittimo, provoca una stasi insuperabile del procedimento. La difesa sosteneva che il GIP, discostandosi dalla richiesta completa del PM, avesse creato un provvedimento non previsto dalla legge e quindi strutturalmente abnorme.

La Procura Generale presso la Corte di Cassazione, invece, aveva concluso per l’inammissibilità del ricorso, sostenendo che l’unico rimedio contro un decreto penale di condanna, anche se ritenuto viziato, è l’opposizione e non il ricorso diretto in Cassazione. Inoltre, ha evidenziato come il giudice sia vincolato solo sull’entità della pena e non sulla concessione dei benefici.

L’Autonomia del Giudice sulla Sospensione Condizionale

La Corte di Cassazione, nel dichiarare il ricorso inammissibile, chiarisce in modo netto la distinzione tra i vincoli imposti al giudice e i suoi poteri discrezionali nel procedimento per decreto.

Il punto centrale è l’interpretazione dell’articolo 460, comma 2, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che ‘il giudice applica la pena nella misura richiesta dal pubblico ministero’. Questo, secondo la Corte, è l’unico vero vincolo per il GIP: non può modificare il ‘quantum’ della pena proposta dal PM. Se non lo condivide, deve rigettare la richiesta e restituire gli atti.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte motiva la sua decisione spiegando che la concessione della sospensione condizionale della pena è una valutazione autonoma del giudice. Lo stesso tenore letterale dell’art. 460 cod. proc. pen., che separa con un ‘punto e virgola’ la parte relativa all’applicazione della pena da quella in cui si afferma che il giudice ‘…concede la sospensione condizionale della pena’, evidenzia l’autonomia di questa seconda decisione.

Di conseguenza, il provvedimento del GIP non è abnorme sotto nessun profilo:
1. Profilo Strutturale: Il diniego della sospensione condizionale non è un atto ‘stravagante’ o fuori dal sistema, ma rientra pienamente nei poteri valutativi del giudice, che deve verificare la sussistenza dei presupposti per la concessione del beneficio.
2. Profilo Funzionale: La decisione non crea alcuna stasi processuale. L’imputato, infatti, non rimane senza tutela. A fronte del decreto penale, che non ha accolto integralmente le sue aspettative (basate sulla richiesta del PM), ha a disposizione il rimedio specifico previsto dalla legge: l’opposizione ai sensi dell’art. 461 cod. proc. pen. Attraverso l’opposizione, egli può chiedere di essere giudicato con un rito che garantisce il pieno contraddittorio, dove potrà far valere le sue ragioni anche in merito alla concessione del beneficio.

Conclusioni

In conclusione, la sentenza ribadisce un principio fondamentale: nel procedimento per decreto penale, l’accordo tra PM e difesa sulla pena non si estende automaticamente ai benefici di legge. Il GIP è vincolato alla misura della sanzione richiesta, ma mantiene la sua piena e autonoma potestà di valutare se concedere o meno la sospensione condizionale della pena. Un eventuale diniego non rende il decreto un decreto penale abnorme e non apre la via al ricorso per Cassazione, dovendo l’imputato utilizzare lo strumento dell’opposizione per contestare la decisione.

Il Giudice (GIP) è obbligato a concedere la sospensione condizionale della pena se richiesta dal Pubblico Ministero in un decreto penale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il GIP non è vincolato dalla richiesta del PM riguardo la sospensione condizionale. La sua decisione in merito è autonoma e basata sulla valutazione dei presupposti di legge. L’unico vincolo riguarda la misura della pena.

Cosa si intende per ‘decreto penale abnorme’ secondo la Cassazione?
Un decreto penale (o un qualsiasi provvedimento giudiziario) è abnorme quando, per la sua singolarità, non è inquadrabile nel sistema processuale (abnormità strutturale) oppure, pur essendo formalmente corretto, determina una stasi insuperabile del processo (abnormità funzionale).

Quale rimedio ha l’imputato se il GIP emette un decreto penale negando la sospensione condizionale richiesta dal PM?
L’imputato non può ricorrere direttamente in Cassazione sostenendo l’abnormità dell’atto. Lo strumento corretto e previsto dalla legge è l’opposizione al decreto penale, come stabilito dall’art. 461 del codice di procedura penale, per ottenere un giudizio nel merito della questione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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